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Cassano 1872:le puttane dei preti PDF Stampa E-mail
Scritto da A.M.Cavallaro   
mercoledì, 23 aprile 2014 07:28
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Vincenzo Padula
La raccolta de “Il Bruzio”, il giornale periodico-bisettimanale - fondato e diretto da Vincenzo Padula - stampato a Cosenza dal 1864 al 1865 e distribuito in buona parte della provincia, è una fonte inesauribile di informazioni interessantissime sulla vita di Cosenza in quegli anni immediatamente dopo l’annessione del meridione al regno dei Savoia. Finanche le numerose note nelle corpose prefazioni-introduzioni di Giuseppe Galasso,  Luigi M. Lombardi Satriani  e  Domenico Scafoglio, nascondono curiosità rimarchevoli. La mia attenzione è stata colpita proprio da una di queste note che fanno riferimento ai numerosi “quaderni” manoscritti del Padula e che non sono stati ancora pubblicati. Alcuni quaderni inediti sono dedicati alle schede sui paesi con una serie di voci quali “indole”, “moralità”, virtù, “costume”, ”morale”, ”vizi” e altri che si riferiscono alla vita sessuale che sono raccolti sotto le voci quali “donne, “puttane”, “bordelli”; altri ancora riguardanti preti e monaci sotto le voci “clero”, “preti”, “religione”. La nota che ha colpito il mio interesse è quella dove viene citata, fra le altre, la cittadina di Cassano, eccovi il testo completo della nota:

 

"S.Caterina Albanese…… I monaci fottono le donne, i mariti per accertarsene. Si travestono da lavandaie, e vanno al fiume, Conoscono vero il fatto, e battono i monaci (manoscritti, XXI, pag,275); presso Terranova (da Sibari n.d.r.) trovi molte grotte, quella di Diana del Monaco, dei Cento Spiriti e udiansi strepiti, ed erano donne in commercio illecito co’ monaci di S.Maria di Loreto, sito tra Terranova e Spezzano (pag. 349) ….. I preti in S.Agata, dove son tutti mulattieri, fottono le cognate. I vescovi mandano, perciò, in S.Agata un parroco forestiero (pag.352); in Tarsia ogni prete ha 5 o 6 figli. Le madri tengono in casa belle serve per comodo del figlio prete. I preti sono sporchi, onde ai lordi si dice:”Tu sei prete di Tarsia” (pag.277);Lo stesso in Cassano, Al 1872 nelle feste nazionali si gridò abbasso al vescovo Alessandro Basile per istigazione dei preti, ai quali voleva togliere le puttane. Il primo, a cui la tolse, fu il teologo Petrone, ch’egli chiamò poi rettore nel seminario. (pag.357)"

 

 (cliccare quì per la foto dello scritto originale)

 

Immaginate la mia sorpresa nel leggere questa simpatica “noterella” e a quel punto la mia curiosità divenne, oserei dire, quasi spasmodica e decisi di verificare “de visu” andando ad Acri dove presso i locali della “Fondazione Vincenzo Padula” sono conservati quasi tutti gli scritti del prolifico scrittore acrese.

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il prof.Cristofaro
La fondazione, allocata nel bello e antico palazzo dei Padula, nel cuore del centro storico della popolosa città silana, è diretta dal prof. Giuseppe Cristofaro, mia vecchia conoscenza, che mi mise a disposizione la fornitissima biblioteca e, previo appuntamento, la disponibilissima ed esperta dott.ssa  Francesca Groccia mi aiutò a trovare il quaderno che m’interessava. Per maggiore chiarezza ho provveduto a fotografare la pagina che aveva acceso la mia curiosità, così da offrirla anche a voi, carissimi lettori. 

 

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Palazzo Padula ad Acri
Sfogliando le “sudate carte” di Vincenzo Padula mi sono reso conto che è un vero peccato che non siano stati dati alle stampe quei quaderni che sono un autentico tesoro d’informazioni di natura antropologica, politica, morale, storica ed economica delle nostre comunità cosentine.

Ma tornando alla nota in questione, per niente lusinghiera per quel che riguardava la moralità del clero calabrese, sono andato a spulciare qualche altra pubblicazione in mio possesso ed ho trovato che fino all’inizio del secolo scorso certi “atteggiamenti”  da parte del clero erano, se non accettati, comunque tollerati. Addirittura , ma questo fino al XVII sec. , preti, monaci, chierici e prelati erano frequentatori abbastanza assidui di postriboli e case di piacere (Rossiaud, “La prostituzione nel Medioevo”). Tali attività  erano regolamentate ed accettate, spesso gestite dalle stesse autorità municipali e, talvolta, affidate proprio ai parroci, che, in questo modo, avevano, tra l’altro, “sotto controllo” gli uomini celibi e sposati del proprio paese.

Le notizie sulla sessualità dei propri parrocchiani erano utilissime per intervenire decisamente quando le “visite” erano troppo frequenti ed incentivare, quindi, le offerte per le opere pie (orfanotrofi, lazzaretti ecc) che venivano finanziate in larga parte proprio con i proventi di queste “attività”.  Perché scandalizzarsi, quindi, se anche i preti di Cassano nel 1872 si abbandonavano ai piaceri molto terreni del sesso?

 

Probabilmente mons. Basile, persona molto pia, non accettò che certi atteggiamenti fossero plateali e non tenuti nel giusto riserbo. Quand’ero ragazzo a Cassano (fine anni ’50) correva una storiella secondo la quale un noto sacerdote dell’epoca, mentre celebrava la messa veniva disturbato da un ragazzino che tirandogli la veste gli gridava “papà domm i sold ca mamm a dda fa’ a spis”. Poteva essere una barzelletta, ma si sa “vox populi, vox dei”;  personalmente ho sempre trovato aberrante il celibato dei sacerdoti e credo che prima o poi la Chiesa annullerà questa coercizione disumana che tanti guai ha procurato e procura ancora alla credibilità dei suoi ministri.

 

Antonio Michele Cavallaro

 

(cliccare quì per l'intera pagina n.357 della raccolta XXI degli inediti di V.Padula)

 

Eccovi di seguito, estrapolate dal web,  alcune note biografiche su mons. Basile, che, manco a farlo apposta, era anch’egli originario della provincia di Foggia, come il nostro attuale Nunzio Galantino. 

 

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mons. Basile
Monsignor Alessandro Basile (1826-1883) nacque a Ischitella, in prov. di Foggia, il 22 agosto 1826; professò il 25 marzo 1846; e fu ordinato sacerdote il 15 marzo 1851.  Per la sua eloquenza tutta apostolica e dignitosa era stato promosso alla sede arcivescovile di Reggio Calabria; ma il Papa Pio IX, avendolo saputo, disse ai Componenti la Congregazione Cardinalizia dei Vescovi: «Non mi toccate il Missionario; mi serve per la diocesi di Cassano Jonio, ove vi è molto da fare ». (si vede che il Papa sapeva di certe turpitudini - n.d.r.)

A malincuore accettò tale difficile incarico, il 22 dicembre 1871, ma la sua vita in Sede fu di breve durata.

Affetto e abbattuto inaspettatamente dal diabete depose le sue spoglie mortali in Rotonda, il 24 giugno 1883. Si stava preparando per la solennità di S. Luigi Gonzaga patrono del suo Seminario che aveva acquistato dal Demanio colla dovuta venia della S. Sede, essendo casa religiosa.

Mons. Basile era bello di anima e di corpo, simpatico, istruito, valente pittore. I suoi lavori furono inviati a diverse Esposizioni, e se ne trovano alcuni nell’Episcopio e nella Cattedrale di Cassano Jonio, tra cui il suo ritratto dipinto allo specchio.
Era poeta molto stimato. Fece un’operetta bellissima intitolata «La Claustrale». Son tutte poesie dedicate alla sua santa nipote monaca di clausura, donna Giuseppina Basile, tra le Perpetue Adoratrici col nome di religione Madre Alessandrina di S. Filomena.
Quando ebbe la nomina di vescovo si trovava a Tropea e stava dipingendo. Andando per la prima volta a visitare Pio IX, gli presentò il suo ritratto mentre veniva consacrato, e il Santo Padre lo gradi vivamente.

Il 29 luglio 1877 si portò per la santa Visita nel Villaggio di Agromonte di Castelluccio Superiore. Vi edificò di suo una chiesa, e l’arricchì di sacri arredi.
Elesse nel seminario di Rotonda per Rettore e Professore il nostro P. Giuseppe Lamboglia.

Quando avvenne la espulsione dei nostri da Catanzaro, egli era Rettore del Collegio di Santa Caterina. Fu condotto a Tropea con tutti di comunità, ma poi si ritirò in famiglia ad Ischitella, e quivi si occupava di incisione, di architettura, litografia, disegno…, finanche di ricamo donnesco, e vi riusciva a meraviglia.
Nella cattedrale di Cassano si conservano la statua del patrono S. Biagio, e il quadro in tela di S. Lucia, oltre il suo grande ritratto in sagrestia. Sono tutti suoi lavori.

Nel 1873 ottenne da Pio IX per il suo Capitolo le insegne maggiori, e cioè cappa e fascia violacea, ed ai Cappellani la mozzetta violacea.
Governò la diocesi con molta saggezza e prudenza, e fu amato e stimato da tutto il clero. Fu molto caritatevole così da esser chiamato: Padre dei poveri. A Cassano, a Lauropoli, a Francavilla Marittima, a S. Lorenzo Bellizzi e in tutti i paesi della Diocesi tuttora è chiamato: il santo Vescovo.
Con lire 15.000 Arricchì la Cattedrale di arredi sacri, e pavimentò in marmo il «Sancta Sanctorum». Comprò l’ex convento di S. Maria della Consolazione in Rotonda, e vi stabilì il seminario.
Tenne in sua compagnia, a Rotonda, P. Di Nonno, che poi fu arcivescovo, P. Lanzetta, P. Consalvo Gualtieri, Fr. Angelo Fedele Rosito, Fr. Giuseppe Rossi e Fr. Giov. Battista Marino.

Notizie raccolte dal P. Salvatore Schiavone
e da mons. Scognamiglio.

 

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Alcuni dei quaderni inediti
 

 

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