Skip to content

Sibari

Narrow screen resolution Wide screen resolution Increase font size Decrease font size Default font size    Default color brown color green color red color blue color
Advertisement
Vi Trovate: Home arrow News arrow Articoli di Stampa arrow FUSIONE CORIGLIANO ROSSANO
Skip to content
FUSIONE CORIGLIANO ROSSANO PDF Stampa E-mail
Scritto da A.Minnicelli   
giovedì, 20 febbraio 2014 00:16

ImageBUONA IDEA O NECESSITÀ? Sono tanti anni, per la precisione 12, che inizialmente qualcuno e poi via, via tantissimi altri hanno posto il problema di dare una prospettiva a due Grandi Realtà del nostro vasto comprensorio Jonico-Silano-Pollinico diverse ma assolutamente complementari: Rossano e Corigliano.

Ancora negli anni 80, questi, erano un qualcosa di indefinito sotto il profilo urbano, quindi un’incognita politica/amministrativa. Il loro sviluppo “spontaneo” poteva non essere in prevalenza l’uno verso l’altro ma così è stato pur con quel portato di abusivismo mai voluto sotto controllo dalle Autorità preposte. La riforma delle USL, poi, li aveva per la prima volta uniti sotto l’egida dell’Azienda 3 della Sibaritide e per la prima volta un potere vero, quello della Sanità, veniva diretto ed esercitato in loco dalle dirigenze dei due Comuni e del loro vasto interland. (foto: Amerigo Minnicelli)

Che sia stato poi,quel potere, usato bene o male, ciascuno, in merito,conserverà opinioni diverse ma che sia stato un potere reale non c’è discussione contraria che regga. Del resto da quando quelle potestà non ci sono state più, la sanità territoriale,in tutta la costa Jonica cosentina, è visibilmentescaduta in favore di altre aree. Coloro che allora fecero“spallucce” come se l’accorpamento a Cosenza fosse un problema solo rossanese, la tragica attualità che ne è seguita, rende la risposta più netta nel senso dell’errore di valutazione. Oggi in sanità non siamo nessuno e siccome le disgrazie non capitano a caso, il seguito è stata la soppressione del Tribunale, con il solito idiota a dire che andare a Castrovillari o a Rossano, visto che bisognava viaggiare, era la stessa cosa. Certamente,ove non si considerino l’accentuazione dei disagi, l’aumento vertiginoso delle spese, il caos dei trasferimenti dei dipendenti, la perdita di risorse e chi ne ha, più ne metta, compreso il ridimensionamento di tutti gli altri Uffici. Quindi: rappresentanza politica, sanità, infrastrutture, servizi, tutto, in questo ultimo decennio, è scaduto ad una tragicommedia che si recita giornalmente, da ultimo si aggiunganole 700 ton. di rifiuti giornalieri che giungeranno da  tutta la Provincia al Porto e a Bucita.

Inevitabile? No perché già sul tavolo della politica dagli stessi 12 anni in qua,c’era la legge 241 che prevedeva, appunto, la Fusione di più comuni per ottenere più peso politico nelle scelte delle infrastrutture, più investimenti nazionali e regionali, più risorse per i servizi erogati per l’aumento della concentrazione dell’utenza, ecc. Insomma da un lato una valanga di soldi (20 milioni anno per 10 anni), un aumento di autorevolezza, e ancora più eletti alla Regione e al Parlamento per contrastare lo strapotere cosentino che di volta in volta si allea ora con San Giovanni e Acri, ora con Castrovillari e sempre con il Tirreno ma mai con noi. Dall’altra parte il … nulla anzi, peggio, il tornare indietro come i gamberi.

Inoltre negli ultimi anni, con le necessità di rigore derivanti dalla riduzione della spesa e con la prospettata abolizione delle Province, le fusioni tra i Comuni sono diventate improvvisamente di grande attualità e necessità.Così In Lombardia, Toscana, Emilia (che sono rispetto a noi dei “fessi”) dal gennaio scorso si sono già attuate le fusioni di molti comuni i cui iter sono stati avviati 2 o 3 anni prima. Ed allora? Cosa aspettano le nostre due Amministrazioni già “compulsate” dal Gruppo dei 70 rappresentanti di oltre 80 Associazioni firmatarie di un appello in tal senso, atteso che entrambe si sono dichiarate favorevoli all’approvazione delle delibere di avvio del procedimento di fusione ?

È vero che ciò non vuol dire essere già un solo Comune ma le Delibere urgono per dimostrare tale volontà e spendere il risultato relativo presso tutte le Amministrazioni statali e regionali affinché cessino di considerarci un’area marginale, senza futuro, praticamente morta. Invece noi possiamo aspirare legittimamente, se ci muoveremo, ad essere individuati come Area Vasta e per ciò stesso destinataria di quei poteri delegati dalla Regione e dallo Stato che, se no, prenderanno altre direzioni.

Da ultimo un ricordo storico che si verificò ancora con il vecchio ordinamento e che qualche decina d’anni fa portò alla fusione di Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia nel Comune unico di Lametia Terme. Di tre paesini fecero una Città che ad un certo punto del suo work in progress stava prendendo addirittura il posto di Catanzaro e non sarebbe stato certo un male per l’intera Regione Calabria.

E noi chi siamo? Noi siamo due Città di 39 e 37 mila abitanti. Vicine. Già infrastrutturate per il 70%. Con un PSA in corso di elaborazione. Con una popolazione che negli ultimi 20 anni si è unita sempre più sia fisicamente (matrimoni e affari) che economicamente e con forti scambi territoriali. Ma nonostante tutto ciò le due Città deperiscono e perdono terreno rispetto ad altre realtà molto più svantaggiate perché, nella naturale corsa al miglioramento esistenziale, qualcuno mette a noi dei continui handicaps come fossimo invischiati in un complesso e perverso gioco di ruolo, senza modo si sfuggire. Invece, il modo c’è. Creare il Comune unico. Ma per fare ciò i due Sindaci che si chiamano Giuseppe Geraci e Giuseppe Antoniotti devono decidere di passare alla storia ponendo le basi del futuro dei loro figli, nipoti e pronipoti e così agendo servire al di sopra dell’interesse personalee al di sopra delle collocazioni politiche-partitiche di ciascuno e tuttavia chiedendo e ottenendo l’indispensabile collaborazione della maggior parte dei cittadini che appoggeranno l’Idea, non fosse altro che per Necessità.

Amerigo Minnicelli

(Pubblicato sul N.2 anno XVIII febbraio 2014 de “La Voce” di Rossano)

< Precedente   Prossimo >