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Foglio Volante di Gennaio 2014 PDF Stampa E-mail
Scritto da A.Iannaccone   
domenica, 05 gennaio 2014 07:13
ImageCon il 2014 “Il Foglio volante” entra nella XXIX annata. Era infatti il gennaio 1986 quando usciva il primo numero del mensile, fondato e diretto da Amerigo Iannacone. In tutti questi anni “Il Foglio volante” è uscito regolarmente e puntualmente, ospitando scritti di centinaia di poeti e scrittori italiani e stranieri. Il nuovo numero, che è stato appena spedito agli abbonati, si apre con l’articolo “E la Storia dell’Arte, che fine fa?”. Vi compaiono poi, oltre alle solite rubriche, testi di Domenico Adriano, Rosa Amato, Loretta Bonucci, Fabiano Braccini, Ferruccio Brugnaro, Giuseppe Campolo, Carla D’Alessandro, Tony Di Filippo, Angelomaria Di Tullio, Amerigo Iannacone, Tiberio La Rocca, Marco Mezzetti, Patrick Sammut. Ricordiamo che per ricevere regolarmente “Il Foglio volante” in formato cartaceo è necessario abbonarsi. L’abbonamento – che dà diritto a ricevere tre libri omaggio per un prezzo di copertina superiore al costo dell’abbonamento (18 euro) – serve anche a sostenere un mensile letterario e di cultura varia che non ha altre forme di finanziamento. Per ricevere copia saggio, ci si può rivolgere all’indirizzo: oppure al numero telefonico 0865.90.99.50.  Riportiamo, qui di seguito, l’articolo di apertura, un breve testo dalla rubrica “Appunti e spunti - Annotazioni linguistiche” e una poesia di Ferruccio Brugnaro.

E la Storia dell’Arte, che fine fa?

Quando un ministro della Repubblica italiana, senza vergognarsi, affermò che «con la cultura non si mangia», a qualcuno sembrò soltanto una sparata stupida e fuori luogo, ma comunque isolata, di una persona rozza, ignorante e presuntuosa. Infatti, anche a voler essere assolutamente insensibili alla cultura e all’arte, basterebbe riflettere sul fatto che l’Italia possiede qualcosa come la metà del patrimonio artistico mondiale per capire che sarebbe sufficiente la sola cultura per mangiare se solo si avesse il buon senso e la lungimiranza di farlo conoscere e di incentivare il turismo.

Si pensava, dicevo, che si trattasse solo di una sparata, dovuta a tre monti di ignoranza, e invece no. Molto ha fatto la cosiddetta ministra della (una volta pubblica) istruzione dello stesso governo, Mariastella Gelmini. La cosiddetta riforma Gelmini ha infatti fortemente ridotto la Storia dell’Arte negli Istituti Tecnici, e l’ha del tutto cancellata negli Istituti Professionali. Nei quali ora ci si può diplomare in Moda, Grafia e Turismo senza sapere chi siano Michelangelo o Leonardo, senza aver mai sentito parlare di Giotto, senza sapere dove si trova Pompei.

È vero che la Storia dell’Arte è stata sempre colpevolmente trascurata. Nei licei classici, c’è solo un’ora settimanale nel triennio, per cui per formare una cattedra ci vogliono diciotto classi e di conseguenza il piú delle volte capita che tali ore vengano, spezzettate, che vengano assegnate a supplenti, che non vengano tenute in alcuna considerazione.

Potremmo anche chiederci, come mai nei licei classici non ci sia spazio per la storia della musica, che nel passato ha dato al mondo grandi musicisti e grandi opere e ha influenzato la musica di tutto il mondo, se solo si pensa che buona parte dei termini musicali in uso in tutto il mondo sono italiani. Ma invece si va nella direzione opposta a quella di incentivare le arti.

Ecco, non ci dobbiamo meravigliare se all’estero non ci prendono sul serio: non sappiamo valorizzare quello che abbiamo. Noi che non possiamo contare sulle materie prime e non possiamo contare su molte altre cose, dovremmo contare su quello che abbiamo: l’arte e la cultura.

Dobbiamo invece constatare che si è verificato quanto scriveva nel 1941, in piena seconda guerra mondiale, lo storico dell’arte Bernard Berenson, il quale profetizzò – riprendo da un articolo di Tomaso Montanari sul Fatto Quotidiano del 13 dicembre 2013 – un mondo «retto da biologi ed economisti, come guardiani platonici, dai quali non verrebbe tollerata attività o vita alcuna che non collaborasse a un fine strettamente biologico ed economico».

Gli strumenti di questo mondo sono i Tremonti, le Gelmini e altri simili personaggi di cui la politica dei nostri giorni è infestata.

ImageAmerigo Iannacone

 

 

Appunti e spunti

Annotazioni linguistiche

di Amerigo Iannacone

 

Tariffe postali e cellulosa

Tariffe postali: lasciamo stare l’inevitabile, inesorabile, burocratese, ma provate a guardare le tariffe per i “Pieghi di libri”. Ne prendo una sola, la tariffa ridotta per le case editrici: fino a 2 Kg è di € 0,9982, dove la tariffa viene calcolata non in centesimi e nemmeno in millesimi ma in decimillesimi di euro.

Ora immaginate la scena: uno che vada allo sportello e chieda un francobollo da 9982 decimillesimi di euro e magari pretenda il resto di 18 decimillesimi. Povero impiegato, che dovrà fare? Chiamare gli infermieri della neuro?

Eppure queste sono le tariffe. Eccone alcune altre: 1,2787; 3,9530; 3,033; 1,0751; 3,3206; 1,0271, 3,17,24. Che ve ne pare?

Ora io mi chiedo: chi fissa la tariffa non di 1 euro e nemmeno di 90 centesimi o di un euro e venti, ma di 0,9982, che avrà nella scatola cranica? Cellulosa?

 

 

 

 

ImageIncontro con Lou Reed a Conegliano

 

Era una sera d’autunno fredda e buia

                                           come non mai.

Il teatro era strapieno di ragazze ragazzi

                                                elettrizzati

                                           tutti in piedi

                                    con le mani protese.

Tu eri al centro della scena

                    seduto su un minuscolo

                                           sgabello

                          con la testa tra le mani

                             e chissà quali pensieri...

Sembrava tu non avessi voglia

                          né di suonare né di cantare

                                sembravi irremovibile

                          e la Pivano ti supplicava.

Quando imbracciasti la chitarra

                                   si sentí subito

                            un amore profondo straziante

                              nel cuore della tua musica

                                              del tuo canto.

Quando toccò a me proseguire

                                 ero fortemente intimidito.

A un certo punto chiedesti a Fernanda

                                      cosa dicevano

                                        le mie grida di dolore.

Alla fine ti avvicinasti, mi guardasti

                                               con intensità.

Mi sembra ieri anche se è passato

                                        molto tempo

                     e in questi giorni te ne sei andato

                              da questo mondo

                                                torbido e violento.

Non dimenticherò mai più

                                   il tuo abbraccio vibrante.

 

ImageFerruccio Brugnaro

            Spinea (Venezia)

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