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TV surreale (racconto) PDF Stampa E-mail
Scritto da E.Casella   
giovedì, 26 dicembre 2013 09:06

ImageOgni mattina, alle otto in punto, Patrick Halloway beve il suo caffè senza zucchero. A volte lo accompagna con qualche biscotto, ma il più delle volte lo preferisce con una brioche. Dopo aver fatto colazione, si veste e va a lavoro. Spesso passa davanti alle telecamere, e il pubblico inevitabilmente trasale, ma le telecamere sono state posizionate accuratamente, in modo da aumentare l’eccitazione degli spettatori.

Patrick arriva a lavoro. Tutti vengono avvertiti almeno un quarto d’ora prima, quando Patrick si trova, come da programma, imbottigliato nel traffico (da notare come la sincronizzazione delle auto sia praticamente perfetta), in modo da prendere le loro postazioni. Arrivato in ufficio, Patrick saluta i suoi colleghi e si mette subito a lavoro. Tra un caffè e  l’altro, tenta di risolvere i problemi dei clienti che puntualmente chiamano dallo studio.

Patrick Halloway generalmente non pranza a casa, ma preferisce mangiare un sandwich in ufficio, magari accompagnato con un integratore. Raramente viene invitato dai colleghi a pranzare in un locale: questo avviene quando occorre fare alcune riparazioni o correggere degli errori commessi durante la ripresa, ma questo accade davvero di rado.Prosegue la giornata. Finisce il suo giro di telefonate, quindi, dopo aver salutato i colleghi, torna a casa. Una volta arrivato, si siede sul divano e beve qualcosa, rilassandosi, magari ascoltando della musica o guardando un videofilm. Cena da solo, abbastanza presto, in silenzio, quindi si mette a letto e fa un resoconto della sua giornata. Pensa alla sua vita, pensa al giorno che è passato e al giorno che verrà e, mentre pensa, si addormenta. Lo riprendiamo tutta la notte, ma ben poca gente, solo i più appassionati, rimangono a guardarlo: per il resto... giù il sipario.

 

E, al mattino successivo, si ricomincia daccapo...

Ma, quel 21 luglio del 2107, la vita di Patrick Halloway cambiò completamente e, con la sua, quella di miliardi di persone.

Quel giorno, i termometri erano stati portati alle stelle, quasi a toccare i quaranta gradi. Patrick stava sgranocchiando un biscotto, seduto in cucina. Erano quasi le nove. Patrick era già vestito, con una giacca rossa ed una camicia a quadri blu, e stava per andare a lavoro. Negli ultimi giorni, il suo comportamento si era fatto abbastanza insolito, ma nessuno aveva sospettato nulla. Gli era capitato più volte di incrociare l’obiettivo con lo sguardo, ma mai come in quel periodo. Sembrava che sapesse. Spesso rimaneva anche dei minuti a fissare le telecamere, ma, per fortuna, ancora non si era accorto di niente. Si limitava solo a guardarle.

      Quando furono scattate le nove, si alzò e uscì di casa. Andò a lavoro e, come al solito, rispose al suo giro di telefonate. Poi venne il pranzo. Quel giorno venne invitato da alcuni colleghi a bere un caffè al locale dietro l’angolo, poiché, per chissà quale ragione, la linea esterna di comunicazione con Alfa9 si era inserita in quella di Alfa9 stessa. Mentre Patrick parlava al telefono, il segnale era dunque stato disturbato e per poco non aveva sentito la voce degli operatori in studio e, durante la pausa pranzo, avevamo cercato la causa di questo avvenimento e l’avevamo riparata, prima che Patrick e i suoi colleghi tornassero in ufficio.

      Alla fine del turno, dopo aver salutato tutti, Patrick lasciò l’ufficio e tornò a casa. Durante tutta la giornata si era comportato in modo strano. Le sue telefonate erano diventate sempre più bizzarre, e sembrava si guardasse con sospetto da tutto e da tutti.

      Tornato a casa, prese una birra e si sedette sulla poltrona a berla. Non accese la tv, ma se ne rimase in silenzio a bere e a pensare. Infine, quando ebbe finito, si alzò e andò in cucina. Appoggiò la bottiglia vuota e si avvicinò all’obiettivo, con fare sospettoso. Si piegò e fece uno strano sorriso alla telecamera, quindi disse: ― Fine delle trasmissioni.

      Detto questo, mise una mano sull’obiettivo, lasciando tutta la galassia nello stupore più totale.

 

Ernesto Casella

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