Sembrava che stesse per affogare e invece il Nano maledetto è riuscito ad imporre al governo il suo diktat a proposito dell'abolizione dell'IMU sulla prima casa e ora ritorna a galla. Per capirci qualcosa in questo guazzabuglio vi proponiamo una serie di articoli tratti dal web ed infine uno "stornello" esilarante. Buona Lettura. Mediaset, le motivazioni della Cassazione: "Berlusconi ideatore del sistema illeciti" La sezione feriale ha depositato le ragioni del verdetto: "Il Cavaliere artefice del meccanismo che gli consentiva di accumulare illecitamente patrimoni all'estero e ottenere benefici fiscali per le sue aziende. Inverosimile che fosse vittima di una truffa". Tutti i componenti del collegio, e non solo l'estensore, hanno firmato le 208 pagine. ROMA - Silvio Berlusconi fu l'ideatore e il beneficiario, anche dopo la dismissione delle cariche sociali, del meccanismo del giro dei diritti televisivi, che produceva illecitamente benefici fiscali per le sue aziende" e "disponibilità patrimoniali su conti correnti esteri intestati a società controllate". Un fenomeno per cui la definizione di "sovraffatturazione" appare inadeguata. Lo scrive la Cassazione nelle 208 pagine di motivazioni della sentenza Mediaset (che ha reso definitiva la condanna a 4 anni per il Cavaliere), depositate questa mattina. E con le quali recepisce, di fatto, l'impostazione della Corte D'Appello. A firmare le motivazioni, tutto il collegio e non soltanto l'estensore come d'uso.
Berlusconi ideatore. Il Cavaliere - scrivono nel dettaglio i giudici - fu "l'ideatore del meccanismo del giro dei diritti che a distanza di anni continuava a produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per le aziende a lui facenti capo in vario modo". "Il sistema organizzato da Silvio Berlusconi - rilevano i componenti della sezione feriale - "ha permesso di mantenere e alimentare illecitamente disponibilità patrimoniali estere, conti correnti intestati ad altre società che erano a loro volta intestate a fiduciarie di Berlusconi".
Sapeva anche dopo dimissioni. L'ex premier "conoscendo perfettamente il meccanismo, ha lasciato che tutto proseguisse inalterato - si legge nella sentenza - mantenendo nelle posizione strategiche i soggetti dal lui scelti e che continuavano a occuparsi della gestione in modo da consentire la perdurante lievitazione dei costi di Mediaset a fini di evasione fiscale". Inverosimile la truffa. Mentre c'è "l'assoluta inverosimiglianza dell'ipotesi alternativa che vorrebbe tratteggiare una sorta di colossale truffa ordita per anni ai danni di Berlusconi" - sottolineano gli estensori - "da parte dei personaggi da lui scelti e mantenuti nel corso degli anni in posizioni strategiche". Questo perché i personaggi chiave della vicenda Mediaset sono stati "mantenuti sostanzialmente nelle posizioni cruciali anche dopo la dismissione delle cariche sociali da parte di Berlusconi e in continuativo contatto diretto con lui". Per cui "la mancanza in capo a Berlusconi di poteri gestori e di posizione di garanzia nella società non è dato ostativo al riconoscimento della sua responsabilità". Firma tutto il collegio. Nell'ultima pagina tutti i componenti del collegio hanno firmato la sentenza in qualità di magistrati estensori. Si tratta di Amedeo Franco, Claudio D'Isa, Ercole Aprile, Giuseppe De Marzo, a cui segue la firma del presidente Antonio Esposito. Una scelta non casuale, dopo le polemiche causate dall'intervista di Esposito al "Mattino". l pressing del Cavaliere e il muro del Colle di UMBERTO ROSSO L’ULTIMA trovata per salvarsi non ha retto lo spazio di un mattino. Chiedere a Napolitano di commutare magari solo l’interdizione dai pubblici uffici? Il piano berlusconiano dal Colle non viene preso in considerazione. QUESTA strada appare impraticabile a Giorgio Napolitano anche di fronte al nuovo pressing rivelato ieri daRepubblica. Impossibile poter mettere mano solo al capitolo dell'esclusione dai pubblici uffici di Silvio Berlusconi. Il capo dello Stato lo aveva del resto già lasciato intendere chiaramente, nella sua lunga e dettagliata nota del 13 agosto scorso. C'è un passaggiochiave in quella dichiarazione, che - viene ricordato - resta la "bussola" del Quirinale nella battaglia sulle sorti del leader del Pdl. Questo: la porta aperta per valutare un'ipotetica richiesta di grazia può riguardare "un eventuale atto di clemenza individuale che incida sull'esecuzione della pena principale". La pena principale. Così, non a caso, ha messo nero su bianco quindici giorni fa il presidente della Repubblica. Dai berlusconiani è arrivato ugualmente un tentativo di forzatura. E dal Quirinale si rileva che in ogni caso la concessione della grazia non andrebbe a coprire e sanare automaticamente anche la pena accessoria dell'interdizione, ma appunto solo la condanna definitiva della Cassazione per la frode fiscale. Risultato: l'ex premier magari eviterebbe domiciliari o servizi sociali ma finirebbe comunque fuori dalla scena politica. I sogni di una via d'uscita per Berlusconi "appoggiata" dal Quirinale tornano così nel cassetto. La moral suasion che il Colle sembra indicare agli ambasciatori di Berlusconi come agli inviati del Pd, che tengono i contatti in queste agitate giornate, resta allora un'altra: riflessione e valutazione attenta sul caso, questo sì, senza una corsa affannosa a chiudere il caso quando arriverà in Giunta. Dal Pd si sono levate voci che non escludono l'ipotesi di portare davanti alla Consulta per una verifica di costituzionalità la legge Severino. Senza al contempo manovre dilatorie all'infinito, senza strappi e rotture sulle regole, e soprattutto senza attacchi alla magistratura che al Colle non tollerano oltre. Da questo punto di vista la sordina di Berlusconi ai falchi può rappresentare un passo avanti. Con un risultato magari innescato da un eventuale approfondimento di qualche mese: si chiuderebbe la finestra per un voto anticipato in autunno, cosa che non può che far piacere al Colle. Però gli strattoni alla giacca del presidente della Repubblica da parte del Pdl restano quotidiani, e senza tenere in considerazione i suoi poteri e il suo ruolo. Come potrebbe ad esempio il Quirinale mettersi a "sindacare" già sull'interdizione quando la Corte d'Appello di Milano determinerà solo nei prossimi mesi il tetto definitivo per l'ex premier? Nel centrodestra sognano di tirarla per le lunghe, allungare il brodo in Giunta fino appunto al verdetto dei giudici milanesi. Ma pare una missione impossibile. Emergono infatti altri ostacoli su quest'ultima manovra di salvataggio concepita dal Cavaliere. Impossibile infatti, giuridicamente, circoscrivere la commutazione al solo capitolo interdizione: si può trasformare solo la pena detentiva in ammenda (da calcolare secondo il numero di giorni di carcere). Possibile invece tecnicamente cancellare insieme sia la condanna che la pena accessoria. Ma appunto è un strada che Napolitano - lo dice la nota del 13 agosto - non intende imboccare. In cima ad ogni cosa nella partita che il capo dello Stato sta giocando con l'ex premier a caccia del salvancondotto, resta la faccenda della grazia. Per il Quirinale, Berlusconi ha un unico modo perché venga presa in esame: chiederla. La valutazione di un atto di clemenza, che naturalmente non include affatto la garanzia di accettazione, passa per una formale richiesta e dunque l'accettazione della sentenza. E' un punto sul quale il capo dello Stato ha più volte fatto sapere di non transigere. Anche per questo ha dato mandato al segretario generale del Quirinale Marra di scrivere una lettera al senatore Maurizio Gasparri, che invece parlava di una grazia concessa "motu proprio" a Joseph Romano, il colonnello americano condannato per il rapimento di Abu Omar. Non è andata così, gli hanno risposto dal Colle. "La domanda di grazia per Romano è pervenuta - ha risposto Marra al vicepresidente del Senato - l'ha inoltrata al Quirinale il suo avvocato ". E magari, ma di questo naturalmente non si fa cenno nella lettera, senza mettersi a fare la guerra ai magistrati che lo avevano condannato. Condanna Berlusconi, depositata la sentenza Mediaset, motivazioni firmate dall'intero collegio «L'ex premier è l'ideatore del meccanismo di frode fiscale» È stata depositata la sentenza della Cassazione sul processo Mediaset con le motivazioni per cui i giudici della Suprema Corte hanno confermato la condanna per Silvio Berlusconi. Il verdetto è stato letto dal giudice Antonio Esposito meno di un mese fa, lo scorso primo agosto. L'intervista rilasciata dal magistrato al Mattino ha poi suscitato molte polemiche, l'apertura di un procedimento disciplinare da parte del pg della Cassazione ed anche l'apertura di un fascicolo da parte del Consiglio superiore della magistratura. IL TESTO - Nelle motivazioni, Berlusconi viene indicato come «ideatore del meccanismo del giro dei diritti che a distanza di anni continuava a produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per le aziende a lui facenti capo in vario modo». Le motivazioni sono state firmate dall'intero collegio giudicante e non solo dal presidente, come avviene di solito. Il testo prosegue nell'elenco delle ragioni dell'accusa: «La definizione come sovraffatturazione appare quasi un sottodimensionamento del fenomeno descritto e anzi, inadeguata a definirlo». Il sistema organizzato dall'ex premier «ha permesso di mantenere e alimentare illecitamente disponibilità patrimoniali estere, conti correnti intestati ad altre società che erano a loro volta intestate a fiduciarie di Berlusconi». Così si legge a pagina 181 del testo. L'IPOTESI DIFENSIVA - Berlusconi è stato condannato a 4 anni (tre dei quali condonati per l'indulto) per frode fiscale. Grazie ad una serie di società off-shore, avrebbe evaso 7,3 milioni di euro dovuti al fisco per la compravendita di film prodotti negli Stati Uniti. Nell'intervista al Mattino, contestata e parzialmente smentita dallo stesso Esposito, il magistrato spiegava che non regge l'ipotesi difensiva secondo cui Berlusconi non era al corrente delle operazioni fatte dai suoi manager. Le motivazioni confermano però la tesi: «Non è dunque verosimile - si legge nell'atto - che qualche dirigente di Fininvest abbia subito truffe milionarie per vent'anni senza accorgersene». LE DISMISSIONI NON INFLUIRONO - Ad aggravare le accuse nei confronti di Berlusconi è il fatto che «i personaggi chiave sono stati mantenuti sostanziamente nelle posizioni cruciali anche dopo la dismissione delle cariche sociali da parte di Berlusconi e in continuativo contatto diretto con lui, di modo che la mancanza in capo a Berlusconi di poteri gestori e di posizioni di garanzia nella società non è un dato ostativo al riconoscimento della sua responsabilità». Per i giudici è inoltre «inverosimile» l'ipotesi alternativa «che vorrebbe tratteggiare una sorta di colossale truffa ordita per anni ai danni di Berlusconi (proprio in quello che è il suo campo d'azione e nel contesto di un complesso meccanismo da lui stesso strutturato e consolidato) da parte di personaggi da lui scelti e mantenuti, nel corso degli anni, in posizioni strategiche e nei cui confronti non risulta essere mai stata presentata alcuna denuncia». Lo spiegano i giudici della Suprema Corte nelle motivazioni della sentenza che ha confermato la condanna a quattro anni di reclusione per Silvio Berlusconi. LA GIUNTA PER L'IMMUNITA'- In vista della riunione della giunta per le Immunità del prossimo 9 settembre che dovrà decidere della decadenza di Berlusconi dal suo seggio al Senato, il segretario del Pdl lancia un appello ai democratici: «Invito il Pd a valutare le carte, ad approfondire e riflettere bene. Credo -dice- che il Pd debba spogliarsi un attimo dall'abito di chi per 20 anni ha combattuto Berlusconi come il peggior nemico e valutare le carte studiando e approfondendo per vedere se davvero, come noi crediamo, questa norma sulla decadenza non sia applicabile al passato, perché Berlusconi è diventato senatore ben prima che questa disposizione fosse approvata». E tra le grane giudiziarie per il Cavaliere spunta il «fattore Napoli» La linea: ora giocare di rimessa ROMA - «Restare in attesa di segnali e giocare di rimessa». È questa la consegna che si sono imposti tutti nel Pdl, dopo il brusco richiamo a stare zitti, a non farsi strumentalizzare fatto da Silvio Berlusconi. La giornata di ieri si segnala per due episodi che rimandano direttamente al Cavaliere. Innanzitutto il deposito, presso la giunta per le elezioni del Senato, dei pareri di sei studiosi a sostegno del blocco dell'esame della sua decadenza fintantoché la Consulta non avrà deciso sulla legge Severino. Un gesto che conferma la volontà del Cavaliere di percorrere la strada istituzionale, evitando contraccolpi sul governo, come reazione alle sue vicende giudiziarie. C'è poi l'esito del braccio di ferro sull'Imu. Berlusconi ringrazia il premier Enrico Letta e gli dà atto di avere rispettato le intese con il Pdl sulla sua cancellazione definitiva. Un modo, questo, per sottolineare come la sua stella polare, adesso,sia quella di garantire stabilità politica, che ha poi dei riflessi in campo economico. Infatti, i dubbi sulla tenuta della maggioranza di larghe intese, dopo le «grida» su di un'imminente crisi di governo, hanno provocato degli scossoni in Borsa. E i titoli della galassia berlusconiana sono stati penalizzati pesantemente per due giorni di fila. Solo ieri c'è stata una tregua, ma soltanto Mediolanum ha recuperato uno 0,85 %. Se nel campo politico ci sono timidi segnali di appeasement sulle vicende giudiziarie non c'è nulla all'orizzonte. La diplomazia degli uomini più vicini all'ex premier è al lavoro. «Ci muoviamo come una squadra molto affiatata», dice chi è impegnato nella difficile trattativa sull'agibilità politica del leader del centrodestra. Ed è questa la partita che più preoccupa il Cavaliere. L'ex premier è convinto che «la caccia all'uomo cominciata vent'anni fa» non sia affatto finita e che la «persecuzione» nei suoi confronti da parte di alcuni pubblici ministeri lo possa fare finire in carcere. Nel Pdl, a questo proposito, circola la voce che la Procura di Napoli, quella che sta indagando sulla presunta compravendita di senatori che portò alla caduta del governo Prodi, tenga chiuso in un cassetto un ordine di arresto che scatterebbe una volta che Berlusconi fosse dichiarato decaduto da senatore. Ecco perché quella che si gioca nella giunta per le elezioni di Palazzo Madama è, come rimarca un ex ministro, «la partita della vita». Ed è su questo che il Cavaliere (ancora ad Arcore ma in procinto di tornare a Roma stasera o domani) è concentratissimo. Si sta leggendo dossier sull'uso politico della giustizia, come lasciano intendere alcuni manifesti che appaiono sul sito del Pdl e che ricordano le tappe di questa «caccia». Starebbe, inoltre, lavorando a un videomessaggio (ma non c'è certezza al riguardo) da rivolgere al Paese, con la storia degli ultimi venti anni, dalla nascita di Forza Italia in poi. © Lorenzo Fuccaro Diritti tv Mediaset, la Cassazione: Berlusconi ideatore del sistema di illeciti Silvio Berlusconi fu «ideatore del meccanismo del giro dei diritti che a distanza di anni continuava a produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per le aziende a lui facenti capo in vario modo». Lo scrive la Corte di cassazione nella motivazioni della sentenza sui diritti Tv Mediaset decisa lo scorso 1° agosto, confermando in pratica la condanna inflitta in II° grado dai giudici della Corte d'appello di Milano. In particolare, é «pacifica e diretta riferibilità a Berlusconi della ideazione, creazione e sviluppo del sistema che consentiva la disponibilità del denaro separato da Fininvest e occulto». Gioco di specchi fraudolento correttamente provato in I e II grado Tale sistema, secondo i giudici della Suprema Corte «ha permesso di mantenere e alimentare illecitamente disponibilità patrimoniali estere presso conti correnti intestati ad altre società che erano a loro volta intestate da fiduciarie di Berlusconi». Corretta quindi la valutazione dei giudici di mericto, che hanno provato l'esistenza di «un gioco di specchio sistematico che rifletteva una serie di passaggi privi di giustificazione commerciale e ad ogni passaggio la lievitazione dei costi era, a dir poco, imponente» Le responsabilità per l'evasione fiscale Mediaset Per i giudici, Berlusconi «conoscendo perfettamente il meccanismo, ha lasciato che tutto proseguisse inalterato, mantenendo nelle posizione strategiche i soggetti da lui scelti e che continuavano a occuparsi della gestione in modo da consentire la perdurante lievitazione dei costi di Mediaset a fini di evasione fiscale». Inverosimile ipotesi di truffa ai danni del Cavaliere Nelle 208 pagine che compongono le motivazioni, il collegio smonta alcuni capisaldi del ricorso dell'ex premier difeso davanti alla Suprema corte da Franco Coppi e Niccolò Ghedini: per i giudici è infatti assolutamente inverosimile «l'ipotesi alternativa che vorrebbe tratteggiare una sorta di colossale truffa ordita per anni» ai danni di Berlusconi «da parte dei personaggi da lui scelti e mantenuti nel corso degli anni in posizioni strategiche». Berlusconi dominus Mediaset anche senza poteri gestori diretti Oltre a Berlusconi, la sentenza interessa anche il mediatore Frank Agrama e i manager Mediaset Gabriella Galetto e Daniele Lorenzano. Nel loro caso, confermate le condanne rispettivamente a 3 anni, 1 anno e 2 mesi, e 3 anni e 8 mesi, con 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. Per i giudici, i coimputati sono stati «mantenuti sostanzialmente nelle posizioni cruciali anche dopo la dismissione delle cariche sociali da parte di Berlusconi e in continuativo contatto diretto con lui». Da qui, la falsità della tesi difensiva che voleva l'ex premier troppo occupato dagli affari di Governo per poter seguire personalmente le vicende aziendali: «la mancanza in capo a Berlusconi di poteri gestori e di posizione di garanzia nella società non è dato ostativo al riconoscimento della sua responsabilità». Motivazioni firmate dall'intero collegio Le ragioni che hanno indotto la Corte a confermare i quattro anni per frode fiscale (di cui tre condonati) all'ex premier sono firmate dall'intero collegio della sezione feriale penale della Cassazione, e non solo dal presidente (Antonio Esposito) e dal relatore (Amedeo Franco), come avviene abitualmente. In calce alle motivazioni compaioni quindi anche le firme di Claudio D'Isa, Ercole Aprile, e Giuseppe De Marzo. Quanto alla pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici, fissata in 5 anni dai giudici del merito, la Cassazione aveva deciso di rinviare la sentenza di II grado ad altra sezione della Corte d'appello perché ridetermini la pena. Mediaset, le motivazioni della sentenza “Il giro di illeciti ideato da Berlusconi” La Cassazione conferma le tesi dei giudici di merito: «A distanzadi anni il sistema produceva effetti» Giunta, Alfano in pressing sul Pd: decadenza da senatore non è dovuta Silvio Berlusconi fu «ideatore del meccanismo del giro dei diritti che a distanza di anni continuava a produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per le aziende a lui facenti capo in vario modo». Lo scrive la Cassazione nella motivazioni della sentenza Mediaset, confermando le impostazioni dei giudici di merito. Tutto il collegio dei giudici della Cassazione che ha confermato la condanna a quattro anni per Berlusconi per frode fiscale nel processo Mediaset figura come estensore della sentenza, e non il solo relatore, come d’uso. I personaggi chiave della vicenda Mediaset sono stati «mantenuti sostanzialmente nelle posizioni cruciali anche dopo la dismissione delle cariche sociali da parte di Berlusconi e in continuativo contatto diretto con lui» scrivono i giudici. Per cui «la mancanza in capo a Berlusconi di poteri gestori e di posizione di garanzia nella società non è dato ostativo al riconoscimento della sua responsabilità». I giudici della Suprema Corte che fanno proprie le conclusioni relative a un’imponente evasione fiscale a cui pervengono i giudici di merito, sottolineano anche come questi ultimi «attraverso l’analisi del cosiddetto `giro dei diritti´ ne hanno individuato le caratteristiche di meccanismo riservato direttamente promanante in origine da Berlusconi e avente, sin dal principio, valenza strategia per l’intero apparato dell’impresa a lui facente capo». Sempre rifacendosi ai giudici di merito la Suprema Corte ripercorre il meccanismo illecito, «un gioco di specchi sistematico» relativo all’acquisizione dei diritti tv, che «rifletteva una serie di passaggi privi di giustificazione commerciale». E «ad ogni passaggio, la lievitazione di costi era (a dir poco) imponente». Il nodo Giunta Superato lo scoglio Imu, per il Cavaliere ce n’è subito un altro. Come preannunciato, ieri, i legali hanno presentato in Giunta delle elezioni del Senato la memoria difensiva con 6 pareri pro-veritate elaborati da 8 esperti tra costituzionalisti e giuristi. Tutti concordi nel sollevare di fronte alla Consulta, la questione di costituzionalità sulla controversa legge Severino, quella che prevede la decadenza immediata per chi ha subito una condanna definitiva. Contestuale e scontata la richiesta di sospendere i lavori della Giunta (e quindi la rovente pratica-Berlusconi) in attesa del pronunciamento dell’Alta Corte. Il «grimaldello» giudiziario congegnato dai legali di Berlusconi e consegnato in Giunta non chiude però il cerchio: se tutto questo non bastasse per `salvare Berlusconi, tra le carte è stato inserito un «dispositivo di sicurezza», ovvero una lettera dello Stesso Berlusconi nella quale si preannuncia (con toni rispettosi ma fermi), una ulteriore mossa: il ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo contro la retroattività della legge Severino sulla base del principio «nulla poena sine lege», quello stesso che permea i sei pareri pro-veritate. Il muro del Pdl Il prossimo 9 settembre la Giunta del Senato dovrà «decidere» sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, perché «non è un atto dovuto, ma una decisione da assumere». Lo ha detto il vicepresidente del Consiglio Angelino Alfano, che intervistato dal Tg5, ha rivolto al Pd un «invito molto fermo, senza nessuna protervia e arroganza: riflettete e approfondite. Perché vi sono numerosi ex presidenti della costituzionale, ordinari di diritto costituzionali, insigni giuristi di provenienza di non di centrodestra, che dicono che le che le norme afflittive non si possono applicare al passato e sono dunque non retroattive». «Se tutto questo non è infondato - ha aggiunto Alfano - pensiamo che il Pd debba spogliarsi dall’abito di chi ha combattuto Berlusconi come il peggiore nemico e valutare le carte per vedere se davvero come crediamo che questa norma non sia applicabile al passato, perché Berlusconi è diventato senatore ben prima che la norma venisse approvata». Violante, perché lo fai? di Sandra Bonsanti, 29 agosto 2013 Credo che dal punto di vista dello Stato, del nostro Stato e della nostra Nazione, nessun momento storico sia stato altrettanto devastante dell’attuale, il momento che stiamo vivendo. Mai tanti tradimenti della Carta, mai tante insidie e tanta determinazione a distruggerne lo spirito e i principi, allo scopo di sorreggere un sistema di intese che si intende bloccare. In vista di un nuovo “ordine” o “ordinamento” che non potrà non essere inglorioso perché nato sulle macerie della più nobile delle nostre culture: quella che ha alle spalle la storia della nostra riscossa dal nazifascismo. Roba vecchia? No, il meglio che la nostra giovane democrazia ci ha dato. In questa corsa dissennata e cieca alla erosione delle nostre radici, dei principi più elementari di giustizia che ci sono stati tramandati, si distinguono alcuni personaggi e alcune forze politiche: comportamenti meschini, espedienti che ricordano quell’arte italica di arrangiarsi e di “fregare” il prossimo che fu raccontata dal genio di Alberto Sordi. Come descrivere ad esempio l’atteggiamento di Luciano Violante che sembra aver deciso di offrire agli azzeccagarbugli del Pdl la sponda e le motivazioni per salvare Berlusconi che nemmeno loro erano stati capaci di inventarsi? Che presta loro la faccia per sostenerle? Ha un’idea, Luciano Violante del male che sta facendo a quello che era il suo partito, una storia a sostegno della Costituzione e in generale a quell’area vasta di cittadini delusi e in fuga dalla politica? La sua offerta di comprensione a Berlusconi, quasi fosse un innocente ingiustamente perseguitato (tesi del Pdl) e meritevole d’esser trattato diversamente da tutti gli altri cittadini italiani, getta discredito su gran parte del Pd e lascia molto dubbiosi sulla affidabilità attuale e futura del partito. Inoltre, sforzandosi di salvare ancora una volta l’uomo “eccezionale” che ha segnato la sorte della seconda Repubblica, Violante non fa altro che confermare il principio che il Potere sia l’unico motore della società italiana. Col potere, da noi, si ottiene tutto, tutto dunque si deve e si può fare per ottenere e mantenere il potere. Berlusconi ha il diritto di difendersi dopo una condanna definitiva? E noi, cittadini che soffriamo di questa continua violazione della legalità e della politica istituzionale, chi ci protegge? Non mi addentro nelle spiegazioni che si danno della disponibilità di Violante, tutte abbastanza malevoli. Non voglio crederci. Non voglio credere che nelle segrete stanze dove da sempre si decidono le sorti della politica, ci si prepari già al dopo Napolitano, all’interno di una pura e semplice prosecuzione delle larghe intese, di un governo che non ha alternative. Abbiamo bisogno di ritrovare la civiltà del dissenso e la possibilità a dissentire senza esser tacciati di inseguire l’antipolitica. Abbiamo bisogno di ritrovare la voglia (e in certe situazioni il coraggio) di essere obiettori e di dire che questo sistema di potere non ci piace. Abbiamo bisogno di sapere che la vera posta in gioco è la Costituzione che l’intesa fra antichi e nuovi eversori vuole stravolgere per consegnarci alla fine a un uomo forte che decida per tutti. Abbiamo bisogno di respirare. Di rivendicare il diritto di lasciare Berlusconi ai suoi avvocati e ai suoi seguaci, e alle sentenze dei tribunali. Lui continua a fregarci e Violante lo aiuta. Come mandare Berlusconi al Quirinale e vivere per sempre felici e contenti Ho una modestissima proposta per mettere in sicurezza per i prossimi dieci anni (almeno) la stabilità italiana: perché non mandare direttamente Silvio Berlusconi al Quirinale? In fondo, questo è il suggerimento che ci viene dal successo del Consiglio dei ministri che ha tolto (?) l'Imu: per cui, se due più due fa ancora quattro in matematica, immaginare il leader del Pdl presidente della Repubblica non è nemmeno tanto un paradosso. Pochi giorni fa scrivevamo sulla prima pagina dell'Huffington Post:"Trovato l'accrocco per Silvio". Il titolo un po' sopra le righe, ci è stato rimproverato, come spesso succede, come "esagerazione". Ma va a vedere che forse avevamo sottovalutato la situazione. L'accrocco per salvare Silvio, e con Silvio il governo, essendo ormai i due diventati la stessa cosa, è infatti scattato ieri. La abolizione dell'Imu - una tassa che per il Pd fino a pochi minuti prima era "difficile da finanziare" e altrettanto difficile da "definire" in termini di impatto sociale - è stata approvata di impeto. E nella versione più ampia possibile. Siamo felici ovviamente di pagare meno tasse. Almeno per il momento. Per il futuro non sappiamo se abbassare la testa in attesa di qualche mazzata peggiore dell'Imu o meno. E dalle prime reazioni anche una parte del Pd è perplessa o scontenta. Al di là della discussione sulle tasse, il segno politico della decisione del Consiglio dei ministri è evidente: è una vittoria per il governo delle ampie intese, che Letta ha subito incassato dichiarando che l'esecutivo "non ha più un limite temporale". Ma se il governo ha scansato la crisi, per Silvio è andata anche meglio, come ha fatto sapere festosamente rivendicando la sua vittoria con un "merito mio". E come non gioire con lui? L'abolizione dell'Imu è il cuore del suo programma, la identità stessa di tutta Forza Italia: non pagare le tasse. Una vittoria tanto più completa se si ripensa al dettaglio che il leader è in questi giorni alle prese con una condanna per qualche piccola malefatta, proprio nel settore della frode fiscale. Il meccanismo di scambio politico che si è messo in moto, per arrivare a questo punto è esso stesso evidente: Silvio ha fatto marcia indietro, non aperto la crisi di governo per la sua condanna, e il premier (Pd) gli ha regalato l'Imu. Questo scambio in nome della consolidazione dell'esecutivo, è nei fatti il suo vero successo. Perché è la migliore prova che la sua forza nella politica italiana è ancora decisiva, che il suo programma è di grande impatto, che quando si arriva al dunque le carte le dà ancora lui. In fondo, lo stesso meccanismo di riconoscimento sotteso alla nota dedicatagli dal presidente Napolitano alcuni giorni fa. Nella risoluzione del Consiglio dei ministri c'era dunque scritta fra le righe la prima parte della riabilitazione di Silvio Berlusconi da ruolo di "condannato" a quello di leader ritrovato. Ora manca la conclusione di questo processo. Ma la possiamo anticipare: somiglia straordinariamente alle soluzioni che la comunità internazionale prende quando nessuno vuole prendersi la responsabilità di decidere, tipo oggi sulla Siria. Si chiama "rimbalzo", "rimando", oppure "gioco delle sedie musicali". In sintesi, scommettiamo che il voto sulla decadenza già oggi in discussione, entrerà nel frullatore di in un meccanismo di incertezza e dubbi che ne diluirà tempi ed efficacia. La schiera di politologi che assiste questo governo, le decine di saggi che si affrettano a renderne più agevole la strada, sono già al lavoro con i loro cembali. Mai come ora, ci dicono, il voto sull'Imu è la prova che le grandi intese sono utili, che l'Italia ha bisogno di stabilità, che le reazioni della Borsa dimostrano che è pericoloso muovere l'attuale equilibrio, e che in questo senso il consolidarsi dell'esecutivo è una vittoria per tutti. Con un sottinteso, pudicamante quasi mai reso esplicito, che se tutto questo vale la salvezza (politica) di Silvio Berlusconi, beh, è un prezzo che si può pagare. Ma se così è, perché allora non andare fino in fondo nell'applicare questa lezione? Se questo è quello di cui il paese ha bisogno, allora perché non essere coerenti e ammettere che la migliore e definitiva assicurazione sul futuro dell'Italia è quello che suggerivo: portare il senatore Berlusconi direttamente al Quirinale, e vivere tutti felici e contenti. Silvio Berlusconi fu "ideatore del meccanismo del giro dei diritti che a distanza di anni continuava a produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per le aziende a lui facenti capo in vario modo". Lo scrive la Cassazione nella motivazioni della sentenza Mediaset, con cui ha confermato la condanna a quattro anni per il leader del Pdl. "È assoluta inverosimiglianza della ipotesi - si legge - che vorrebbe tratteggiare una sorta di colossale truffa ordita per anni ai danni di Berlusconi da parte di personaggi da lui scelti e mantenuti, nel corso degli anni, in posizioni strategiche e nei cui confronti non risulta essere mai stata presentata alcuna denuncia" "Il sistema organizzato da Silvio Berlusconi "ha permesso di mantenere e alimentare illecitamente disponibilità patrimoniali estere, conti correnti intestati ad altre società che erano a loro volta intestate a fiduciarie di Berlusconi". Tutto il collegio dei giudici della Cassazione che ha confermato la condanna a quattro anni per Berlusconi per frode fiscale nel processo Mediaset figura come estensore della sentenza, e non il solo relatore, come d'uso. E stasera Berlusconi dovrebbe arrivare a Roma per riunioni. Beppe Grillo, sul Porcellum è guerra tra i senatori del M5s. A suon di stornelli... Botte da orbi nel Movimento 5 stelle. A suon di stornelli. L'argomento del contendere sono le posizioni assunte da Beppe Grillo sul Porcellum. Dopo averlo a lungo contrastato, l'ex comico ha cambiato idea: "I partiti vogliono fare una legge che penalizzi il M5s, si vada subito al voto, anche con la legge di Calderoli", il pensiero del leader. Posizione che ha gettato scompiglio tra i parlamentari stellati. Soprattutto al Senato, dove c'è chi contesta la posizione assunta dal leader. I più ortodossi si sono stretti attorno al componimento realizzato da Paola Taverna, che ha invitato i colleghi che si credono "politici sapienti" e si "inventano cazzate" ad andarsene. Un componimento pubblicato poi anche sul blog. Le ha risposto oggi Lorenzo Battista, tra quelli che più contestano la decisione di Grillo, utilizzando lo stesso stile. "I filosofi talebani" hanno "girato presto la frittata", scrive il senatore, ironizzando sul costante ricorso all'argomento del confronto con i militanti come bussola ineludibile, richiamato proprio dalla Taverna. Lo stornello di Paola Taverna: Er Senatore Che meraviglia sei diventato senatore È mo' te senti er più gran signore Lasci interviste e fai er politico sapiente Pe me è pe' troppi ancora sei poco più de gnente Te guardo incredula seduto proprio accanto E penso che non sai quale gran rimpianto De quelli che vicino me stavano ai banchetti È senza dubbio alcuno capivano i concetti So poche cose giuro semplici e banali Ma te le voi stravolge e rende particolari Proponi accordi strani e vedi prospettive Mentre io guardo ste merde e genero invettive So io quella sbagliata che ha perso er movimento? O te come bandiera ora giri insieme al vento È invece de grida' annate TUTTI A CASA Te inventi le cazzate ma questa è n'antra cosa Lontano da quei sogni che qui c'hanno portato Prevedono concetti che ormai te sei scordato Ma sai quanto me frega a me de sta poltrona Se quando me guardo in faccia vedo n'antra persona Ma quanti sete 5, 7, 20... Perché nun ve ne andate felici e contenti Lasciate che sto sogno che in tanti ancor vediamo Possa spiccare er volo .. È voi state lontano Ma che bello che bello È tornato il porcello Lo avevo tanto urlato che di lui mi sarei liberato Ma ecco mio bel animale Con gioia ti vedo tornare Una nuova idea è bastata E girar fan presto la frittata han mosso subito le mani I filosofi gran talebani Ma che bello che bello È tornato il porcello Lo avevo tanto urlato che di lui mi sarei liberato Ma ecco mio bel animale Con gioia ti vedo tornare Una nuova idea è bastata E girar fan presto la frittata han mosso subito le mani I filosofi gran talebani IN UN APPLAUSO fragoroso Tal da destar dal riposo E noi che d'intelligenza facciamo perno sicuro Abbiam la netta sansazion D'averla presa nel .... Ma sorridiamo tutti contenti Certi di non esser proprio deficienti. Alla base dobbiamo tornare E da lei farci consigliare Se alle stelle vogliamo obbedire L'obiettivo non dobbiamo smarrire E in questo giorno di grande smarrimento Rimettiamo il cittadino al suo intendimento |