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Italia 2013 tra marciume e corruzione PDF Stampa E-mail
Scritto da L.Niger   
giovedì, 25 luglio 2013 16:44
ImageLa seconda guerra mondiale, 1945, finiva, tra distruzioni e rovine,  con decine di milioni di morti(militari, civili, vari sommersi, tra lager e gulag). E i salvati?(per riprendere anche la seconda parte  del titolo di un noto libro di Primo Levi). Molti dei salvati, oltre alle mutilazioni fisiche, si portavano dentro quelle psichiche, interiori, e anche le probabili cicatrici si trasformavano in un ulteriore problema: “il problema è che anche se le ferite si stanno rimarginando, che ci faccio con le cicatrici? Le guardo di giorno, le strofino di notte, non mi danno pace” (Marcela Serrano, Adorata nemica mia). Da quì ansia, angoscia, panico, terrore, orrore, urla e sangue e tant’altro che costituivano le ferite interne. Un mondo di lacrime e di dolore che ha continuato a perseguitare e ad ossessionare non solo i reduci, ma anche gli altri. Quelli, come me, che hanno fatto e vissuto il ’68, nel secolo scorso, erano tutti figli del dopoguerra, generati i più da un sangue malato e cresciuti con latte avvelenato. Una malattia ,profonda e oscura, fatta di inquietudine e di disperazione che un po’ tutti ci portiamo dentro.

Eppure, vivendo, da bambini prima e da adolescenti dopo, ci siamo sentiti anche fortunati perché c’era un futuro da costruire e da conquistare, nonostante le ingiustizie, le disuguaglianze, gli sfruttamenti. Fortunati, soprattutto, perché ci era stata risparmiata l’esperienza di una terza guerra mondiale, anche se dalla fine della seconda vi erano e continuano ad esserci svariate micro guerre, diversamente localizzate. Illusioni. La terza guerra mondiale la stiamo vivendo oggi, sotto altre forme e con altri mezzi, con armi e bombardamenti limitati, attraverso la finanza, e l’economia in genere, con conseguenze devastanti, sugli uomini e sulle cose. Da oltre cinque anni con l’accentuarsi della crisi economica i poveri sono diventati miseri e il cosiddetto ceto medio sprofonda nella povertà. Stiamo vivendo cambiamenti radicali e disperanti. Conflitto globale esasperato tra ragioni economiche e tutela dei diritti fondamentali, ridimensionamento drastico dello stato sociale (un po’ di sanità, un po’ di scuola, un po’di assistenza…), svuotamento del sistema democratico. Già minacciata, oggi la democrazia rappresenta una pura finzione, una maschera, un inganno e le elezioni e i referendum vengono considerati o impediti come riti inutili, anzi dannosi(vedi troika e banche).

ImagePersonaggi anonimi e lontani decidono per tutti e per ciascuno. Da qui la convinzione che orami siamo governati da oligarchi, folli e crudeli. Governati, insomma, da pochi ignoti e per giunta i peggiori. Una realtà umana, amara e sofferente, con prospettive future, forse, terrificanti. In un simile contesto ci sentiamo schiacciati e impotenti e si consolidano indifferenze e solitudini, anche se il sociologo Ulrich Beck ipotizza la diffusione di un “individualismo morale”. In ogni caso, forse, nulla sarà più come prima e dovremo immaginare, in tempi brevi, nuovi stili, nuovi linguaggi, nuovi modi di pensare e di vivere, nuovi rapporti interpersonali. La crisi, che per molti è una tragedia, potrebbe essere trasformata in una occasione di cambiamenti umanamente soddisfacenti. Ovviamente, se ancora continuiamo a credere in concezione del tempo, e quindi della storia, lineare e non ciclica.

Se volgiamo lo sguardo al nostro pollaio(vanno tristemente di moda gli animali)italiano, almeno due cose sembrano chiare e distinte:

- l’Italia, dalla nascita della Repubblica, non ha mai avuto una classe politica di così infimo livello. Nel suo ultimo libro(Il complesso di Telemaco) Massimo Recalcati ha scritto:”L’uomo politico, liberato dal peso dell’ideologia, si è ridotto a un furfante che ruba solo per se stesso”. E, infatti, la corruzione dilaga, tracima e trascina con sé i diritti;

- l’Italia contemporanea è un paese radicalmente marcio, nello stato, estraneo e lontano, nei partiti, corrotti e autoreferenziali, nella società, per lo più frammentata, rissosa e sguaiata .

Potremmo ampliare l’elenco, rendendo sempre più intricato e problematico il nostro vivere quotidiano. Tuttavia, serve un’analisi lucida e spietata per passare ad atti concreti, a partire dalle piccole cose. Non possiamo continuare ad aspettare, né continuare a guardare verso un orizzonte che appare nebuloso e inquietante. Non abbiamo bisogno né di salvatori della patria né di comici, passati e recenti, ma  di testimoni, seri e responsabili. Tra attesa, resa e resistenza, nella scelta non dovremmo avere dubbi, se ancora ci resta un po’ di coraggio.

                                                                                         

Luigi NIGER
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