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Pacificazione? Un sogno anzi una farsa PDF Stampa E-mail
Scritto da L.Niger   
sabato, 15 giugno 2013 20:16
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Letta vs. Letta
La guerra dei vent’anni è finita. Non ci sono né vincitori né vinti. Si contano i morti e i feriti e le cose distrutte e danneggiate. Tutti riconoscono i propri errori, tutti sono disposti a lavorare per ricostruire un paese civile, dignitoso, veramente democratico, rispettoso dell’altro e della Costituzione, che si decide finalmente di applicare nel nome della giustizia e della libertà.  E’iniziata l’era della pacificazione, tanto agognata, che ha avuto anche una legittimazione popolare forte, attraverso il voto libero e consapevole. Non è la realtà, ma solo un sogno, mentre i sonni della ragione continuano a generare mostri. Sembra, infatti, una barzelletta, o meglio una farsa, questa pacificazione politica, fasulla e ricattatoria, anche perché un nemico non ha deposto le armi e l’altro si era presentato come alternativo. Tutta una finzione, insomma, una recita indecorosa, dettata, dicono, dalla necessità. Lupi e agnelli, corrotti e corruttori, giudici e imputati, guardie e ladri, tutti insieme appassionatamente, per il bene del paese.

Il Presidente, napoletano, ha preparato e sponsorizzato questa sceneggiata, che mira, forse, ad un solo scopo: ampliare, consolidare il potere di crescita o di stabilità  di chi già lo detiene o di entrata dei nuovi e imbranati figuranti. La classe politica si difende e si pensa, mentre la nazione continua a sprofondare. Massimo D’Alema, che di tattica politica è stato un riconosciuto e antico maestro, ma pessimo stratega e responsabile, insieme ad altri, dello sfacelo italico, ha fatto giorni fa una dichiarazione interessante(ne sintetizzo il senso): da comunisti avevamo come nemico(?) una sola DC, ora da non comunisti ne abbiamo due(due Letta al potere).

Il panorama politico appare sempre più desolante e inadeguato rispetto alle tragedie quotidiane di milioni di cittadini, costretti a tirare avanti tra lacrime e sangue. Certo un po’ di responsabilità l’abbiamo anche noi, con i nostri comportamenti indifferenti o complici o indulgenti o miopi, soprattutto al momento delle poche scelte da fare. Ovviamente, ben altre sono le responsabilità ascrivibili ai politici, ai banchieri, agli industriali, ai burocrati, agli uomini di Chiesa e a tanti altri. In ogni caso, la classe politica attuale ha toccato veramente il fondo dell’insipienza e dell’incapacità.   Per semplificare al massimo, oggi ci troviamo con due padroni assoluti di movimenti personali. Il primo da vent’anni divide e comanda, sempre sorretto da una corte variopinta di fedeli servitori, disposti a tutto per difendere gli interessi economici e giudiziari dell’amato Capo, che poi significa difendere anche i propri interessi. L’altro Capopopolo, comico vero, che, in verità, aveva sollevato problemi seri, in poco tempo, dopo la sbornia elettorale, si è completamente perso, limitandosi ad insulti, volgarità e scomuniche e al controllo dei soldi, seguito a fatica dal gregge dei cittadini onorevoli, spaesati, sprovveduti e miracolati(con poche preferenze virtuali hanno vinto un superenalotto), che, ogni tanto, belano qualche surreale idiozia.

I due padroni sono accumunati dalla perfetta conoscenza delle magagne dello spettacolo e dalla spiccata tendenza al populismo e alla demagogia.

Per completare il breve quadro occorre parlare dell’unico partito esistente: il PD. Partito nato male, cresciuto peggio, arrivato oggi, drammaticamente, a sciogliere nodi e fare scelte che non ha mai fatto. Identità, mezzi, fini, nella chiarezza e nella coerenza. Un partito che, per riprendere la pressante domanda di Nanni Moretti, finalmente si decida a dire qualcosa di sinistra, soprattutto in questa condizione reale sempre più tesa, socialmente insostenibile, percorsa da varie fiammate fasciste, mai spente. Nello scenario italiano, e forse mondiale, l’unica persona capace, oggi, di dire cose di sinistra, o autenticamente cristiane, è Papa Francesco. Nel vuoto politico e ideale, il PD mediti almeno sulle parole del Papa.  

Sono anni che viviamo nello smerdamento degli Ideali. Fermiamo questo declino inarrestabile. L’attesa(ancora?) equivale al nulla.
Se questa è la classe politica, se questa è la democrazia nella quale viviamo, quale sarà il domani, mentre il presente fugge inesorabile tra ombre e tristezze, tra miseria e tracotanza? E se quel che resta della sinistra avesse un sussulto di dignità e di coraggio? Potrebbe ricominciare dalle parole della novantenne Rossana Rossanda:”Io non faccio pace con le idee”.

Luigi Niger

(Pubblicato sul Quotidiano di Calabria del 15 Giugno 2013)

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