La precarietà nuoce alla serenità |
Scritto da C.Rullo | |
venerdì, 14 giugno 2013 19:29 | |
Navigavo liberamente in internet, alla ricerca di qualche annuncio di lavoro, già il lavoro che ai giorni d’oggi appare sfuocato e poco nitido come un’aberrazione ottica e per rimanere in tema di giochi di luce quando si trova un’occasione di impiego si presenta come un miraggio nel deserto, una finzione, ecco che ti offrono un contratto di lavoro precario un lavoro part-time, come se le esigenze dei giovani e delle famiglie fossero part-time. Oggi, accusano i giovani di tutto: Di essere bamboccioni, fannulloni, mammoni, tutto purchè termini con …oni. Mi chiedo se tutte queste accuse siano fondate, se ci credono realmente quando esprimono queste cattiverie nei nostri confronti o se siamo diventati semplicemente un capro espiatorio per alleggerire le colpe di chi non ha saputo governare fino ad oggi, lasciandoci in eredità un vuoto incolmabile dove a farla da padrone è questa crisi profonda da cui difficilmente si potrà risalire se non con enormi sforzi e sacrifici da parte dei soliti noti.
Di questi tempi l’economia è cambiata, si chiama new economy, non ci si affida più al lavoro reale ma bensì a quello virtuale della rete, svincolandosi così da quella rigidità della sede fisica, tutto ruota attorno ad un fulcro non tangibile fisicamente tutto diventa “globale” abbattendo così il muro dei costi di un’azienda. Questo è il metodo che dal 1998 ad oggi ha supportato l’economia di tutto il mondo spostando così ancora di più il baricentro verso i poteri più forti tagliando le gambe a quei sistemi economici attorno ai quali si sviluppava la crescita locale rendendoli sempre meno competitivi con il mercato attuale e creando sempre più disoccupazione. Il costo del lavoro cresce, si deve diminuire sempre più il numero degli operai che vengono impiegati nelle varie attività, si deve perciò modificare la natura del contratto di lavoro e si perché, specialmente in Italia, le modalità di assunzione sono veramente tante: Lavoro a tempo determinato, co.co.co, co.co.pro, “lavoro autonomo” e chi più ne ha più ne metta purchè si scarichino le responsabilità del datore di lavoro sul lavoratore stesso. Come può crescere una società se in essa c’è carenza di lavoro? Esistono delle nuove basi per affrontare questo enorme e grave problema che affligge la nostra società? Speriamo che la nuova riforma, in tema di lavoro, che l’attuale governo sta studiando ci aiuti ad uscire da questa fase gravosa in cui ci troviamo. Si, perché quando un lavoratore si trova in una situazione di precariato, le difficoltà non tramontano facilmente in questa condizione, anzi gli ostacoli si moltiplicano poiché bisogna convivere tutti i giorni con le vessazioni e le pressioni dei datori di lavoro che speculano sulle lacune di questo sistema approfittando della posizione debole in cui si trova l’impiegato. Per questo: La precarietà nuoce gravemente alla serenità, aiutateci a cambiare in meglio. Christian Rullo |
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