Vangelo di Domenica 25 Nov. |
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domenica, 25 novembre 2007 08:49 | |
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 23,35-43. VI PROPONIAMO IL COMMENTO AL VANGELO DI OGGI DI DON FULVIO BERTELLINI (Docente di Sacra Scrittura presso l'Istit. Super. di Scienze Religiose "San Francesco" di Mantova) I capi religiosi del popolo scherniscono Gesù, e lo sfidano nella sua pretesa di essere il Cristo salvatore: "salvi se stesso, se è l'eletto di Dio". Il paradosso è che Gesù è l'eletto non per salvare se stesso, ma per salvare gli altri. Altrimenti dovrebbe punire, condannare. I capi del popolo - che esercitano insieme il potere religioso e quello politico - pensano che Gesù debba essere re alla loro stessa maniera: gelosia del comando, dimostrazioni di forza, punizioni per chi sbaglia, guardarsi dagli amici e dai nemici. E soprattutto, far pagare gli sbagli. Gesù però non è lì col taccuino delle multe in mano. Prende su di sé i nostri peccati. Insieme a quella croce che si carica sulle spalle. In cui si condensa il peccato passato di Israele, il peccato a lui contemporaneo (il rifiuto del suo popolo e la prevaricazione dei Romani), e il peccato futuro, quello di ogni tempo, anche il nostro.Un potere diverso Il ladrone cosiddetto malvagio (che in realtà, spiace dirlo, incarna probabilmente proprio il nostro punto di vista) non sta dalla parte dei capi, né da quella dei dominatori romani. Probabilmente è stato ribelle alle leggi, ha cercato da sé la propria realizzazione e la propria libertà. La sua prospettiva è quella personale, egoistica: "Salva te stesso, e anche noi!" (che non è un giudicare il povero condannato a morte: quante volte, nelle nostre preghiere, anche noi chiediamo la stessa cosa?), e forse in tal caso sarebbe disposto a seguire Gesù. A mettersi a disposizione di un capo forte e potente, che le suoni ai Romani, ai capi religiosi, e alla massa di persone che si lasciano assoggettare da loro. Ma Gesù non cerca questo tipo di potere. Non vuol competere con i capi religiosi, né col dominio romano, né soddisfare le nostre personali esigenze egoistiche. L'unico fuori dal coro Nel concerto di scherni e irrisioni, che mirano tutti ad adeguare Gesù alla visione puramente umana del regno e del dominio, una sola persona si libera dallo schema: uno che comanda e gli altri ubbidiscono, il più forte si impone, gli altri si adeguano. Il malfattore sa riconoscere che esiste un Dio al di sopra di tutti, che non può essere ricondotto ai nostri schemi ("neanche tu hai timore di Dio?"). Di fronte alla sua legge, egli riconosce di aver ricevuto il giusto per le sue azioni. Il malfattore è l'unico che giudica secondo la sua coscienza, lasciandosi guidare dal pensiero di Dio, anche se costa ammettere il proprio peccato. Il malfattore è l'unico che guarda a se stesso, scoprendo la propria povertà, proprio perché sa guardare al mistero di quel personaggio misterioso, che "non ha fatto nulla di male". Sulla croce il ladrone, di fronte alla sofferenza di Gesù, si scopre per la prima volta uomo libero. Libero dentro, anche se inchiodato a quel legno, e condannato a morte. Ma anche dalla morte si sente liberato: "Ricordati di me, quando entrerai nel tuo Regno". |
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