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Il Convento di Colloreto PDF Stampa E-mail
Scritto da A.M.Cavallaro   
lunedì, 06 maggio 2013 08:46
Image“Al viaggiatore che si trovi a percorrere la carreggiata nord dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, dopo breve tratto dallo svincolo di Morano Calabro-Castrovillari, appare su di un colle ad un’altitudine di poco più di novecento metri s.l.m. - ora sforacchiato dalle due gallerie – un complesso notevole di ruderi che sembrano di una fortezza, con la torre cilindrica che s’impone per altezza e volumetria, la quale ancora resiste elevata al cielo.” Così inizia il libro di Antonella Schifino dal titolo “Il Convento di Santa Maria di Colorito e La Congregazione Coloritana”, che sabato scorso 4 maggio è stato presentato presso la caratteristica cornice del Teatro della Sirena dell’attore e regista M° Giuseppe Maradei a Castrovillari. La manifestazione culturale rientrava nella “Rassegna di eventi a sostegno del Teatro della Sirena”. A relazionare sull’interessante opera della Schifino è stato invitato il prof. Biagio Giuseppe Faillace, che, da par suo, ha brillantemente dissertato sulle approfondite ricerche realizzate sulla base di fonti documentarie certe che l’autrice ha reperito presso l’Archivio di Stato di Napoli nella sezione “Corporazioni Religiose Soppresse”, ma anche presso l’Archivio della Diocesi di Cassano.

Il prof. Faillace ha sintetizzato il contenuto del libro contestualizzando gli avvenimenti legati alla fondazione del convento di Colloreto con la situazione storica particolare di Morano Calabro e dei paesi del circondario nel XVI sec. Da un raro documento pubblicato in copertina e poi sviscerato all’interno del volume si evince che il primo novembre del 1552 “la principessa di Bisignano. Herina Castriota Skanderbeg, moglie in seconde nozze di Pietro Antonio Sanseverino, Principe di Bisignamo, prestava il suo assenso e il beneplacito a che Fra’ Bernardo da Rogliano e gli altri eremiti continuassero a restare a Colorito dov’era la chiesa “con li habitaculi del heremitorio”.

ImageQuesto fa supporre che nel luogo scelto da Fra’ Bernardo ed i suoi seguaci esisteva già un piccolo insediamento, probabilmente abbandonato da tempo e del quale non abbiamo altre notizie.

Antonella Schifino, laureata in giurisprudenza è un’appassionata della storia del suo paese, Morano Calabro, e, pur non essendo una specialista di storia e di archeologia, ha condotto una ricerca basata solo sulla documentazione che è riuscita a reperire non senza fatica e sacrificio. Nel volume é riportata in modo dettagliato e preciso la disposizione dei diversi locali che costituivano il Convento, specificando finanche il mobilio, le decorazioni, gli affreschi, i vari riparti dei servizi di cucina, alloggio, stalle e magazzini e la descrizione degli addobbi sacri della chiesa che doveva essere riccamente decorata, tutte cose di cui oggi restano pochissime e rovinate tracce. Peccato.

ImageLa dott.ssa Schifino merita un grosso plauso per aver sollevato un velo non solo di polvere, ma anche di incuria e trascuratezza da parte di chi avrebbe dovuto porre maggiore attenzione a questo luogo che conserva ancora interamente il fascino e la compostezza di un’architettura religiosa sobria ed essenziale.

Durante la presentazione l’autrice ha invitato tutti i presenti ad effettuare una visita presso il sito del convento per avere l’opportunità di poter  constatare “de visu”, sotto la sua guida, quanto rimane oggi dell’insediamento monastico di cinque secoli fa.  Così la mattina di domenica un nutrito gruppo di appassionati entusiasti si é ritrovato presso l’agriturismo “Colloreto” dell’ing. Nicola Coscia e da lì si é “inerpicato” su di un sentiero appena percettibile per giungere in pochi minuti tutti sudati ma contenti fino al pianoro sul quale sono ancora visibili i ruderi del secolare complesso monastico. Si è proceduto alla visita degli ambienti interni, laddove era possibile penetrare, e la constatazione del degrado ha lasciato tutti un po’ tristi. Si spera ora che la ricerca della dott.ssa Schifino possa essere foriera di una rivalutazione del sito e che l’ANAS renda di nuovo agibile al più presto il preesistente sentiero che portava al pianoro, che con i nuovi lavori di ammodernamento dell’autostrada, è stato in parte distrutto.

Manifestazioni come questa, in congiunzione con dotte ricerche storiche, sono da implementare e da proporre anche ai nostri studenti di ogni ordine di scuole affinché la nostra storia non venga definitivamente sepolta e dimenticata.

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Nota a margine: Nel libro si parla anche del convento di Sant’Agostino di Cassano Ionio (oggi sede della Charitas) e dell’annessa chiesa che facevano parte entrambi dei possedimenti della “Congregazione Coloritana”. La dettagliata descrizione degli immobili che la Congregazione ebbe in lascito da due oblati cassanesi Gregorio e Damiano Spagnoli e le vicende che portarono all’edificazione del convento nella città di Cassano saranno oggetto  di un prossimo articolo che pubblicheremo da quì a breve.

Antonio Michele Cavallaro

 Le foto presenti nell'articolo sono in parte tratte dal libro e in parte del fotografo e noto appassionato di Cultura e arte calabra Arnaldo Grisolia.

Il volume è stato stampato in proprio ed è fuori commercio. Se qualcuno desiderasse averne una copia, possiamo inoltrare la richiesta all'autrice, quindi preghiamo gli interessati di contattarci alla seguente e-mail: Grazie

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