Amara escursione in montagna |
Scritto da M.Sanpietro | |
sabato, 09 marzo 2013 08:16 | |
Lo scorso 27 febbraio, approfittando di una bella giornata di sole, due amici decidono di andare a respirare fresca e salutare aria di montagna e magari calpestare la neve che dalla piana di Sibari si vede benissimo ricoprire buona parte delle cime del Pollino. Decidono così di fare una puntata in macchina, verso Civita e da lì, dopo un buon caffè risalire fino al colle Marcione in località Folloreto, a circa 1200 m.s.l.m., dove esiste un rifugio costruito diversi anni fa, probabilmente dal Parco Nazionale del Pollino. Uno dei due amici era stato lassù qualche anno fa e ricordava una struttura ospitale, con delle belle salette per attività propedeutiche alle escursioni, con computer, proiettore e diverse teche contenenti reperti della vita montana e, al primo piano, camere dormitorio, addobbato in modo spartano con letti a castello, ma funzionali e adatte all’escursionismo di montagna. I due amici si avventurano lungo la strada che si snoda per circa 10 km dall’abitato di Civita verso il colle Marcione; è asfaltata, ma nella parte terminale risulta piena di crepe e buche profonde.
Il paesaggio del fondo valle, però, è meraviglioso, si sovrasta l’abitato del piccolo paese arberesh e poi ancora più su, dall’alto della Timpa di San Lorenzo, si vede benissimo l’omonimo paesino, ultimo centro abitato prima di giungere ai sentieri d’alta montagna percorribili solo a piedi. I due giungono finalmente, non senza difficoltà, con un’automobile non proprio adeguata a quella strada ormai ridotta ad una pista per fuoristrada, in vista del rifugio, fa freddo, ma il sole e la poca neve rimasta spingono i due amici a sgranchirsi le gambe e così raggiungono l’agognato rifugio. Già ad una prima occhiata notano, dall’esterno, lo stato di abbandono totale della struttura: finestre “rattoppate” alla meglio con pezzi di compensato, muri scrostati e …. sorpresa…. porta d’ingresso sfondata e l’interno in totale subbuglio: computer, teche, tavoli, sedie, cassetti, brande, coperte tutto sconquassato e buttato sul pavimento. Opera sicuramente di ladri occasionali, vandali e stupidi. Peccato, solo qualche anno fa, uno dei due amici aveva condotto un gruppetto di escursionisti, che vi era poi rimasto per una settimana, e lo ricordava ordinato e ben tenuto. Amareggiati i due amici se ne tornarono a valle, riflettendo sull’incapacità di gestire opere come quella, finanziata sicuramente con denaro pubblico e data in gestione alle solite organizzazioni “no profit”, che appena finiti i soldini degli incentivi, si dissolvono come neve al sole. Spesso tali organizzazioni sono formate da giovani disoccupati, ricchi d’entusiasmo, ma poveri di capacità e di esperienze gestionali. Il racconto e le foto che i due amici hanno trasmesso alla nostra redazione ci ha spinto ad effettuare una breve ricerca sul web ed abbiamo trovato due pagine che ci dicono che la struttura è stata gestita dalla C.E.A.S. Pollino (Centro di Educazione alla Sostenibilità) , ovviamente associazione Onlus, che nelle suoi scopi proclama: “L'obiettivo dell'educazione ambientale non è quello di diffondere semplici nozioni naturalistiche o scientifiche, ma quello di suscitare nei cittadini una maggiore consapevolezza sui problemi dell'ambiente e una capacità e volontà di reagire al degrado. MIchel Sanpietro
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