Quanto ci costa l'archeologia? |
Scritto da A.M.Cavallaro | |
giovedì, 24 gennaio 2013 07:41 | |
Dopo la visita dell’assessore regionale alla cultura Mario Caligiuri di qualche giorno fa, oggi sono giunti i bigs del PD calabrese, Minniti in testa, a seguire Franchino, Pacenza, Laratta, alcuni assessori provinciali fra cui la dott.ssa Corigliano , assenti giustificati, Principe e Oliverio, ma in questi giorni molti altri politici più o meno noti hanno fatto visita al grande vecchio malato, parlo, ovviamente del Crati, il più grande fiume della regione, diventato ormai la cloaca di buona parte della provincia di Cosenza. Aveva spesso dato segnali inequivocabili di malattie allo stato terminale, ma nessuno si è dato pena di provvedere ai suoi acciacchi. Qualche anno fa aveva allagato “I laghi di Sibari”, poi le sue “mattane” avevano stimolato il canale degli Stombi” provocando l’allagamento del Museo e di buona parte della contrada Lattughelle, ora è uscito completamente di testa ed ha “osato” invadere il luogo delle mitiche rimembranze di cui egli stesso fa parte, decisamente è troppo. Si è subito provveduto a tamponare provvisoriamente la ferita (falla) all’argine malridotto e si sta operando affinché il Parco del Cavallo possa recuperare la sua fruibilità. Vedremo se qualcuno avrà il coraggio di estirpare il “cancro” che alligna nel suo alveo da decenni (le piantagioni abusive) e renderlo più scorrevole e meno pericoloso.
I vari sindaci che si sono succeduti alla guida di Cassano, compreso il penultimo avv. Gallo, a sentir loro hanno fatto di tutto per eliminare le coltivazioni arboree abusive , senza peraltro riuscirci. L’attuale sindaco Papasso, stamane durante l’incontro con i rappresentanti del PD ha ribadito la sua intenzione di emanare un’ordinanza di sgombero, per l’esecuzione della quale verrà chiesto l’intervento del genio militare (?), non avendo i mezzi necessari per eseguire l’intervento.
Durante le visite non sono mancati gli accenni alle cifre a sei zeri occorrenti per il recupero totale dell’area e questo vociferare di decine di milioni mi ha fatto venire l’arzigogolo di sapere quanto interesse suscita l’archeologia sibarita, per far questo ho fatto ricorso al web ed ai numeri, di fronte ai quali bisogna sempre inchinarsi, la loro legge è infallibile.
Ho trovato i numeri dei visitatori del Museo e dell’area archeologica degli anni 2000 e 2011. Anno 2000 Parco archeologico di Sibari 16'906 visitatori (ingresso gratuito) Museo della Sibaritide 24'942 visitatori (ingresso a pagamento) Anno 2011 Parco archeologico di Sibari 18’377 visitatori (ingresso gratuito) Museo della Sibaritide 12’683 visitatori (ingresso a pagamento) Prendendo in considerazione i totali dei due anni indicati, notiamo che mentre i visitatori dell’area archeologica sono rimasti pressoché stabili, anzi registrano un piccolo aumento, quelli del Museo si sono dimezzati. Bisogna riflettere bene sui numeri, di solito sono indicatori inoppugnabili di cosa accade sul territorio. Se si pensa che le presenze turistiche in tutta l’area della Sibaritide (Cassano, Corigliano, Rossano, Villapiana) si attestano intorno ai due milioni che fanno circa 300’000 persone che vengono a trascorrere da noi le loro vacanze di almeno una settimana, osserviamo che solo una sparuta minoranza è attratta dai nostri reperti magno-greci. Non essendo a conoscenza di quanto costi all’erario il mantenimento delle due strutture non è possibile calcolare, anche sommariamente, quanti soldini si spendono per ogni singolo visitatore. L’osservazione di questi dati fa nascere anche riflessioni riguardo alla qualità del turismo nostrano. Se le cifre dei visitatori paganti al Museo sono dimezzate lo si deve allo scarso livello culturale degli ospiti dei nostri mega-villaggi o alla scarsa promozione e valorizzazione dei siti in questione? Sicuramente il fatto che, negli ultimi anni, la Sibaritide abbia visto nascere diverse mega-strutture di mille e passa posti letto non ha fatto migliorare la qualità dei nostri visitatori, infatti i gestori pur di “riempire” i loro villaggi non badano molto al sottile, ma ci sono almeno un paio di altri problemi che impediscono di far giungere fino a noi un turismo di livello più elevato: la mancanza di adeguate possibilità di trasporto (Treni, Aerei, Strade) e ricettività di qualità. Ritengo che insieme al “risanamento” del grande fiume, sia necessario rivedere e meglio distribuire le risorse che ci auguriamo possano arrivare fino a noi. Ci sarebbe molto altro da dire sulle scellerate scelte che hanno portato, per esempio, a costruire il Museo in quell’area acquitrinosa lontana dal centro abitato, dalla ferrovia e dalle fermate degli autobus, cosa questa di non secondaria importanza, per non parlare poi della quasi inesistente politica promozionale affidata quasi totalmente alla buona volontà dei privati. Non esiste un catalogo, né una guida del Museo o una piantina degli scavi, mezzi utilissimi per invogliare i turisti a compiere una visita. Mi auguro che il gran parlare di questi giorni possa essere foriero di positive novità per non vedere perire a poco a poco ogni possibilità di sopravvivenza del nostro patrimonio culturale più importante.
Antonio Michele Cavallaro |
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