Vangelo di Domenica 13 Gennaio |
Scritto da +V.Bertolone | |
domenica, 13 gennaio 2013 06:48 | |
Lc 3,15-16.21-22. - Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Domenica dopo l’Epifania - 13 gennaio 2013 Battesimo di Gesù Introduzione Nello stesso clima di festa in cui abbiamo vissuto questo tempo di Natale, celebriamo anche questa domenica in cui la Liturgia ci invita a celebrare il Battesimo di Gesù nel Giordano. Questo è un altro evento straordinario per due motivi: se nel giorno di Natale abbiamo festeggiato il dies natalis di Gesù, oggi, giorno del Suo battesimo, festeggiamo il dies natalis di una umanità nuova, rigenerata, ricreata. Quindi, se nel giorno di Natale la fede ci ha dato la certezza che i cieli si sono squarciati con la venuta tra noi del Figlio di Dio, nel giorno del suo battesimo ancora contempliamo cieli aperti, attraverso i quali si rende protagonista della nuova storia umana lo Spirito di Dio. Dunque la nascita ufficiale dell’uomo nuovo e il nuovo corso della storia umana e personale sotto la guida dello Spirito Santo sono i principali motivi della nostra gioia di oggi, entrambi resi possibili dall’incarnazione del Verbo di Dio. Infatti, senza Gesù immerso nella fragilità umana, non avrebbe potuto esistere per noi alcuna possibilità di redenzione; senza Gesù immerso nelle acque del Giordano non avrebbe potuto esserci per noi l’elezione a Figli di Dio, degni di essere ricolmi del suo Spirito Santo. Tutto ciò ci porta ad una sola conseguenza che le stesse parole, provenienti dal seno di Dio, “Tu sei il mio Figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto” (Lc 3, 22), con le quali Gesù viene designato quale figlio prediletto del Padre, illuminano anche la nostra storia personale e la fede cristiana di noi battezzati nel nome di Gesù Cristo. Perciò nel Battesimo di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio, possiamo contemplare oggi il senso profondo del nostro Battesimo: Esso di fatto ci ha costituiti figli dello stesso Padre e, dunque, uomini nuovi, uomini rinati nella luce, nella verità e nella forza dello Spirito Santo. Il Battesimo di GesùPerché celebrare il battesimo di Gesù nel Giordano, quando ne abbiamo contemplato la nascita? Già l’idea di un Dio in fasce supera ogni immaginazione umana, eppure è accaduto, ne abbiamo appurato la veridicità storica. Cosa potrebbe esserci di più straordinario di questo? Non certo una immersione nelle acque di un fiume! Eppure di straordinario in questo atto c’è che il Verbo oltre ad incarnarsi, si rende solidale con i peccatori: Gesù fa la fila tra i peccatori, Lui che è senza peccato, per ricevere l’acqua della conversione e della purificazione. Il Figlio di Dio, Dio stesso, si misura con il medesimo metro di ogni altro uomo e china il capo come un comunissimo peccatore per ricevere quell’acqua. Ecco dunque ciò che contempliamo oggi: l’ulteriore accomunarsi di Gesù alla dimensione umana. Infatti, Egli accettando l’atto penitenziale del battesimo di Giovanni, si associa in modo paradossale al peccato dell’uomo, assumendo su di sé il fardello della storia umana. Questo il senso ultimo dell’Incarnazione contemplata e celebrata a Natale, e anticipazione della gloria Pasquale: un inabissarsi di Dio dentro la nostra storia, dentro i nostri drammi quotidiani per trasformarli e redimerli dal di dentro. Col Battesimo poi tale solidarietà si rafforza, giacché Gesù “letteralmente” si associa ai peccatori, pur non potendo confessare alcun peccato commesso. Ma se Gesù si fa solidale con noi nel peccato, noi diventiamo solidali con Lui nella gloria della redenzione. In altri termini; assistiamo alla Sua umiliazione, ma per contemplare la Sua e la nostra gloria. Infatti subito dopo l’immersione nelle acque del Giordano, si aprono i cieli e lo Spirito Santo scende su di Lui mentre la voce del Padre lo riconosce quale Figlio prediletto e in Lui riconosce in noi suoi figli. Essere figli del Padre in Cristo significa prima di tutto ricevere come Lui e da Lui la forza dello Spirito che rigenera e ricrea l’uomo nuovo, l’uomo in Dio. “Spirito” infatti è parola che significa “vita”, e sin dal primo soffio di Dio, che accese la fiamma misteriosa nel guscio d’argilla che è Adamo, lo “Spirito” è sempre stato la vita dell’uomo. Mentre “Santo” significa “di Dio”. Dunque, aprendosi i cieli, è venuta a noi la “Vita di Dio”, soffio che rianima la fiamma smorta e rende nuova vitalità ad ogni battezzato. Essere chiamati figli del Padre in Cristo, significa inoltre avere sempre vicino un Padre amorevole che parla, ascolta, scende su di noi, soffre con noi, accompagna la nostra vita, la interpella, la riaccende, la salva. Infine, l’essere chiamati figli del Padre in Cristo ci apre alla consapevolezza che la fede non è una regola da seguire, ma è la vita stessa: da vivere, respirare, far crescere, trasmettere. Non è una convinzione, ma una relazione, a cui accedere sempre con la preghiera che ci fa tornare davanti a Dio, il quale apre il cielo, anzi ci apre il cielo. Il nostro Battesimo La festa di oggi poi ci fornisce l’occasione propizia per riscoprire il senso profondo del nostro Battesimo, con le sue dimensioni e conseguenze, proprio in rapporto al battesimo di Gesù. Allora ci si rende conto che questo Sacramento non è un atto di devozione ad una tradizione religiosa, non è un passaggio obbligato per essere accettati da una comunità. È molto di più: è accettare che la nuova vita venga abitata da Dio. È una rinascita vera e propria: si rinasce dallo Spirito, si nasce a Dio e si diventa, proprio in quel giorno, suoi figli. È da quel giorno, quindi, che ha inizio una tenerezza meravigliosa con il Padre per cui tutto si riceve da Lui e tutto è consegnato a Lui e, al tempo stesso, si è posseduti dallo Spirito, che è amore, fuoco, gioia di comunicare quanto si sperimenta giorno per giorno da figli di Dio. Ma essere posseduti dallo Spirito significa essere anche partecipi della stessa missione di Gesù e, dunque, portare a tutti la “buona notizia” che in Cristo siamo diventati tutti figli di Dio, e per questo tutti siamo chiamati a una storia d’amore che ci rinnova ogni giorno e ci porta al cielo. Questa è fede “dai cieli squarciati”. Ma non basta avere una simile convinzione per vivere appieno la nostra identità di battezzati. Infatti, la fiamma di questa fede, accesa nel giorno del Battesimo, va continuamente alimentata, nutrita, ravvivata. È necessario, perciò, prima di tutto, non stancarci mai di percorrere il nostro cammino catecumenale. In altri termini non si può tralasciare la nostra formazione permanente, dobbiamo invero cercare, con la lettura, l’ascolto e la meditazione del Vangelo, oltre che con la lettura di buoni libri, di conoscere meglio la nostra fede. Infatti più conosceremo la nostra fede, più l’ameremo e più ancora saremo indotti a testimoniarla nella vita. La fede però non è solo conoscenza ma anche relazione. E la relazione si nutre con il dialogo, che è preghiera. La preghiera infatti è comunicazione dell’anima a Dio, “operazione gratuita” mediante la quale costruiamo la nostra comunione con il Padre e rendiamo attiva l’azione dello Spirito in noi. Una fede così nutrita spinge infine verso la missione, che è impegno sociale e storico per dare testimonianza diretta del nostro essere battezzati: uomini rinati dallo Spirito, consacrati a Cristo e quindi coerenti a Lui. Ciò significa assolvere ad una sola missione: rinnovare il mondo con il Vangelo di Gesù riposto nelle nostre mani, anzi incarnato nella nostra nuova identità di battezzati. Conclusioni Pur avendo celebrato da poco la nascita di Gesù, con il suo Battesimo iniziamo a percorrere con Lui il cammino verso la sua Pasqua e la nostra salvezza. Oggi, infatti, celebriamo anche l’inizio della missione di Gesù che ci porterà dalla mangiatoia di Betlemme alla croce di Geruslemme, rivelazione ultima e gloriosa sulla verità dell’Incarnazione del Verbo di Dio. La strada è aperta, la via è tracciata: la meta della Sua gloria e della nostra redenzione è all’orizzonte. Dietro le orme del Maestro, infatti, di domenica in domenica, impareremo a conoscere la sua voce, a riconoscere i suoi passi, a contemplare il suo mistero. Oggi inizia il tempo dello Spirito che ci insegna a comprendere le Scritture, a cucire gli avvenimenti di Gesù alla storia del nostro tempo e ci prepara a vivere il passaggio alla vita che più non muore. Affidiamoci allora alla forza di questo Spirito, lo Stesso che, sceso su Gesù nel Giordano, è sceso su di noi nel giorno del nostro Battesimo, affinché ci sproni nel cammino, ci sostenga nella fatica, ci consoli nella tristezza. Ci apra, infine, alla comprensione delle Scritture e alimenti in noi il desiderio incessante di comunicare con il Padre, perché ad ogni passo della nostra vita possiamo sentirci avvolti dal quello abbraccio amorevole che porta in cielo. Serena domenica + Vincenzo Bertolone |
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