Da Salvemini a Monti |
Scritto da A.M.Cavallaro | |
sabato, 29 dicembre 2012 08:25 | |
"Tutti in Italia sembrano aver dimenticato che la libertà non è la mia libertà ma è la libertà di chi non la pensa come me. Un clericale non capirà mai questo punto né in Italia né in nessun altro paese del mondo. Un clericale non arriverà mai a capire la distinzione fra peccato, quello che lui crede peccato, e delitto, quello che la legge secolare ha il compito di condannare come delitto. Il clericale punisce il peccato come fosse delitto e perdona il delitto come se fosse peccato. Perciò è necessario tener lontano i clericali dai governi dei paesi civili". Gaetano Salvemini, Uno dei più grandi meridionalisti, scriveva questa frase nel 1947, in un periodo storico molto importante a cavallo tra le due prime consultazioni elettorali italiane dopo il periodo fascista, quella del 1946 per la proclamazione dell'Assemblea Costituente e del referendum per la scelta tra Monarchia e Repubblica e quella del 1948 per la nomina dei membri di Camera e Senato. Mentre nella prima competizione elettorale la somma dei voti dei due partiti di sinistra (Socialisti e comunisti) era stata superiore ai voti del centro-destra, nella seconda consultazione ci fu una vittoria schiacciante della Democrazia Cristiana, che, da quel momento e per decenni, ebbe l'egemonia totale della politica italiana. Salvemini, nel '47, aveva paventato il sovvertimento che stava avvenendo tra gli elettori, sotto la spinta potente anti-comunista dei clericali che riuscirono ad estromettere le forze progressiste, con le quali avevano collaborato per la costituente, da ogni qualsivoglia partecipazione al governo del paese. Non sto ora a rivangare tutto quel che accadde prima, durante e dopo quelle prime consultazioni elettorali a suffragio universale (per la prima volta votarono anche le donne) ma interessante, secondo me, è far rilevare come la frase di Salvemini si adatti bene alla situazione in cui si trova oggi la politica italiana dopo l'imprimatur del Vaticano alla discesa nell'agone politico del prof. Mario Monti. Siamo alle solite. Quello che sta accadendo ora è un "Déjà vu", di cui gli italiani dovrebbero essere stanchi e nauseati: l'intromissione della Chiesa nella politica italiana che è stata sempre deleteria ed ha favorito in modo determinante il liberismo che ha provocato, fin dal primo decennio dopo l'unità d'Italia, l’odioso distacco civile ed economico tra il nord e il sud del nostro Paese. Negli ultimissimi anni sembrava che la Chiesa avesse preso una posizione finalmente definitiva a favore delle aree più abbandonate della nazione, il temine "meridionalismo" era balenato in più di un congresso/convegno organizzato da autorevoli ecclesiastici e da organizzazioni parallele; con l'appoggio a Monti, rappresentante chiaro di quel liberismo che ha sempre favorito il protezionismo cui ricorrono ciclicamente le destre per accrescere le clientele, le connivenze mafiose, le amicizie con i ceti ricchi per impedire la ridistribuzione di risorse a vantaggio dei ceti poveri, il Vaticano ha ripreso il suo antico comportamento. Il professore, assurto al potere, grazie all'infingardaggine di Berlusconi e alla paura di andare subito alle elezioni di Bersani, ci ha preso gusto, il potere lo ha affascinato, c'è giusto un bel proverbio siculo-calabrese a proposito: "Cumannari è megghiu du futtiri" (comandare è meglio che far l'amore), non sappiamo se il compassato professore abbia una certa propensione per i piaceri della carne, sicuramente gode all'inverosimile nel tartassare i poveracci a beneficio delle banche e di chi certamente non deve cambiare sistema di vita e tirare la cinghia per i rincari fiscali orizzontali operati dal suo governo. A Salvare l'Italia alla fine sono sempre gli stessi: i meno abbienti, i grandi patrimoni non devono e non possono essere intaccati. Abbiamo già scritto qualche giorno fa sul sito come il 46% della ricchezza è in mano al 10% delle famiglie italiane, il restante 54% è distribuito al 90% e neanche in modo equo, se è vero com'è vero che vi è circa il 20% di famiglie che vive in regime di povertà con 500 Euro al mese e che comunque molte di queste sono state strangolate dagli aumenti dei costi dei servizi e tassazioni varie operati dall'ineffabile professore. E, alla luce di tutto ciò, la Chiesa di quel Cristo che è morto in croce per il riscatto di chi soffre, si schiera, ancora per l'ennesima volta, a fianco dei potenti. Probabilmente fa più paura il ritorno di Berlusconi rispetto all'ingresso di Monti sulla scena politica italiana. Il nostro sito è piccola cosa nel marasma del web, ma anche noi, con questa nota, partendo dall'insegnamento di Salvemini, che dovrebbe essere più conosciuto, letto e meditato proprio da chi si professa riformista, cerchiamo di portare il nostro modesto contributo affinchè i nostri fedeli lettori, possano meglio comprendere la china sempre più ripida in cui la nostra bella Italia sta per rotolare. Antonio Michele Cavallaro |
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