Filosofia della Crisi Ecologica |
Scritto da A.M.Cavallaro | |
lunedì, 19 novembre 2012 15:52 | |
Quando mi capita di dover scrivere di libri ad alto contenuto scientifico o, come in questo caso, filosofico, dal titolo “Percorsi di Filosofia della Crisi Ecologica”, facente parte di una collana prestigiosa come “Passato e Presente” delle “Edizioni Nuova Cultura”, il cui comitato scientifico è composto dal prof. Pietro Ciaravolo e dal prof. Giuseppe Prestipino, ambedue del Centro per la Filosofia Italiana, e dalla prof.ssa Teresa Serra dell’Università La Sapienza di Roma, mi tremano letteralmente le ginocchia. Ancor di più se l’autore è Mario Sirimarco, un giovane calabrese originario di San Sosti, che da anni vive a Roma e che mi onora della sua amicizia. Per meglio comprendere e intuire l’alto livello scientifico con cui l’argomento è stato trattato basta dare un’occhiata alla bibliografia, composta da ben 32 pagine con più di 500 opere citate, un lavoro certosino. Un’opera, a parer mio, che nel momento storico in cui viviamo, di conclamata “crisi ecologica” che sembra non possa essere facilmente controllata dall’uomo, può aprire nuovi scenari comportamentali atti a recuperare il primitivo e naturale equilibrio fra uomo e natura. In coda a questa nota, propongo la premessa al libro, dello stesso autore.
MARIO SIRIMARCO è ricercatore in Filosofia del diritto presso la facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Teramo dove insegna Teoria generale del diritto. Ha pubblicato opere a carattere monografico (tra le quali Il diritto all'ambiente, Torino, 1999, Vezio Crisafulli. Ai confini tra diritto e politica, Napoli, 2003), numerosi saggi in lavori collettanei e in riviste, e ha curato diversi volumi (Itinerari di Cultura giuridica e politica, Roma, 2006, Informatica diritto e filosofia, Roma, 2007, Info-ius. Problemi e prospettive dell'Informatica giuridica, Roma, 2010, Casa Borgo Stato. Intorno alla sussidiarietà, Roma, 2011).
PREMESSA La riflessione sul rapporto uomo-natura ha da sempre caratterizzato la filosofia. L'avvento della crisi ecologica che, mutuando le parole di Hans Jonas può essere definita come l'attualità della previsione di sventura, nel momento in cui mette in risalto il dato della sopravvivenza umana come dato problematico, cambia il nostro modo di riflettere su quel rapporto. Non si tratta di aderire ad una sorta di letteratura della catastrofe o dell'Apocalisse, si tratta però di prendere atto, con senso di responsabilità, di una novità con cui inevitabilmente fare i conti. La "filosofia della crisi ecologica" è filosofia teoretica e pratica allo stesso tempo perché si propone, partendo da un ripensamento teoretico del nostro atteggiamento nei riguardi della natura, constatato che la radice della crisi è prettamente teoretica (affondando la sua origine in una particolare epistemologia dominativa), di approdare ad una riflessione che coinvolga tutta la filosofia pratica poiché gli ambiti tradizionali dell'etica (morale, diritto, politica, economia) sono stati molto spesso strumentali e complementari al consolidarsi di quell'atteggiamento del pensiero. E la risposta alla crisi dovrà investire, quindi, sia l'ambito teoretico, rivedendo e precisando il nostro modo di concepire la natura; sia l'ambito dell'etica per ridefinire alcune categorie morali, giuridiche, politiche ed economiche (se non addirittura per ripensare completamente la morale, il diritto, la politica e l'economia) e per individuare adeguati strumenti risolutivi. In questo percorso bisognerà fare molta attenzione a come intendere la portata della novità. Essa comporta un mutamento radicale del paradigma culturale occidentale nella direzione, convergente con le odierne teorie del post-umano, di un ecologismo anti-umano e di un'etica olistica? O, invece, la novità a cui si è fatto riferimento comporta, ma anch'essa è un'opera enorme, solo la rettifica, la puntualizzazione di una tradizione culturale che ha nel suo patrimonio gli antidoti necessari? Gran parte del dibattito etico-ambientale, in tutte le sue complesse e contraddittorie articolazioni, si muove attorno a questa polarità che è presente sullo sfondo di questo lavoro nel quale si intende non solo far il punto di un decennio di ricerche sui temi della filosofia della crisi ecologica ma anche di individuare, perché come spesso accade gli interrogativi sono sempre più numerosi delle risposte, nuovi spunti e nuove direzioni di ricerca.
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