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Parliamo di Teatro PDF Stampa E-mail
Scritto da E. Palazzo   
venerdì, 09 novembre 2012 07:52
Image“Teatro” è parola di significato enigmatico. La sua origine risale alla notte dei tempi e si confonde con il mito. In principio fu usata dai greci per indicare la gradinata dalla quale si contemplava la rappresentazione drammatica. Sempre nell’antica Grecia, questa forma d’arte assunse le caratteristiche di vera e propria espressione creativa del popolo intero, che in occasione delle grandi rappresentazioni si ritrovava in massa per celebrare quello che a tutti gli effetti era un autentico rito catartico collettivo. Poi fu estesa a tutto l’edificio e si disse di Atene: “il teatro di Dionisio”, come oggi si dice a Roma “il teatro di Quirino”. In seguito arrivò a significare l’opera letteraria o musicale da rappresentarvi e si disse “il teatro di Verdi”, vale a dire i suoi melodrammi. Da ultimo si adottò il termine “teatro” per indicare qualunque forma di spettacolo. Il teatro, per sua natura, si rivolge ad una collettività e fare teatro presuppone questa caratteristica fondamentale. .(nella foto Enzo Palazzo e Tino Caspanello)

La specificità del teatro rispetto ad altre forme di spettacolo di massa consiste nel fatto che esso  esiste e vive nel rapporto con il pubblico. Si può dare teatro senza testo, regia, scene e costumi, senza illuminazione e musica, ma non si dà teatro senza il rapporto che si instaura fra un uomo che agisce e uno che lo osserva, un attore e uno spettatore, entrambi coinvolti in un medesimo evento rappresentativo, che non potrà mai essere riprodotto in termini assolutamente identici: assistere a una rappresentazione teatrale significa partecipare a un evento unico e irripetibile.

Ho avuto il piacere e l’onore l’altra sera alla rassegna “ primavera dei teatri” a Castrovillari, di assistere alle prove, andato in scena in prima nazionale, dello spettacolo teatrale “1952. A Danilo Dolci” prodotto  dalla compagnia dell’ARPA di ENNA in collaborazione con TEATRO PUBBLICO INCANTO di Pagliara (ME). Un progetto di FILIPPA ILARDO; testo scene e regia di TINO CASPANELLO; costumi di CINZIA MUSCOLINO con FILIPPO LUNA, ELISA DI DIO, CINZIA MUSCOLINO, TINO CALABRO’, TINO CASPANELLO.  

La riflessione non può che essere positiva per due motivi fondamentali: uno umano e di amicizia e l’altro professionale. Di amicizia è il legame con Tino Caspanello oltre che compagno di studi all’Accedemia di Belle Arti di Perugia,  ma anche professionale perché siamo tutti e due scenografi con una visione delle arti visive che spazia in diversi campi della cultura. Ma torniamo al regalo che mi ha voluto fare il giorno che è andata in scena la pièce teatrale, da premettere che erano un po’ di anni che fisicamente non ci si incontrava per cui è stata per entrambi un emozione grandissima anche per l’intero gruppo di attori. Per questo lo voglio ringraziare approfittando dell’ospitalità di questo sito “Sibari.info”,

Quello che mi ha galvanizzato è il “miracolo culturale” che si è consumato l’altra sera alla rassegna primavera dei teatri di Castrovillari, sotto la direzione artistica di Saverio La Ruina e Dario De Luca. Straordinaria convergenza che ha portato questo spettacolo dedicato a Danilo Dolci, sociologo – poeta che 60 anni fa affrontò un viaggio in treno verso la Sicilia, terra che lo accoglierà fino alla morte dopo averlo visto lottare per il bene e la giustizia sociale a fianco degli ultimi. Riporto una dichiarazione dell’amico Tino: “ Ho rinnovato l’interesse nei confronti di Dolci, del suo impegno e del suo lavoro, e in particolare in tutto quello che ha fatto umanamente: era un uomo che credeva profondamente nei sogni e nelle utopie. Quello che ho scritto, raccogliendo le testimonianze di chi ha lavorato a fianco a lui, non è un racconto, ho semplicemente immaginato tutto quello che nella notte del viaggio verso la Sicilia può aver sentito”. 

Mi avvio alla conclusione con la certezza che Il teatro, dà la possibilità di sondare la vita oltre la vita stessa. Il teatro non è intrattenimento, per quello c’è la TV. La risata al teatro è diversa, quella provocata dalla battuta, dalla situazione comica, esprime che dietro c’è una tragedia. Bisogna differenziarlo assolutamente dal resto dell’informazione. Come diceva Antonin Artaud (attore di teatro e teorico del ‘900), “ il teatro è come lo studio di un dentista, sai che non ti ucciderà, ma sai anche che ti farà male”.

Questo e un teatro che va in profondità, che aiuta le persone a vedere il mondo da un altro punto di vista e  che lascia nuovi spazi aperti.

E’ stato il più bel “1952. A Danilo Dolci” che io ricordi. Nella sala  n°14 del Protoconvento di Castrovillari, quella sera è stato davvero Teatro. Grazie Tino.

Enzo Palazzo

(Artista e scenografo)

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