Ionio: pulito o sporco? |
Scritto da A.M.Cavallaro | |
sabato, 18 agosto 2012 08:01 | |
Cari amici webnauti, mi è giunta sul guestbook una nota inviata il 16 agosto da un assiduo frequentatore del sito, un giovane e ottimo professionista sibarita che vive da diversi anni fuori dalla nostra regione. Le osservazioni dell'ing. Alfano sulla qualità delle nostre acque e le perplessità conseguenti riguardo l'effettiva capacità di depurazione dei sistemi esistenti, manco a farlo apposta, contrastano con il comunicato che ci è giunto dall'ufficio stampa del sindaco di Cassano (che proponiamo in coda), secondo il quale lo Ionio, per quel che riguarda il tratto di costa dei comuni di Cassano e Villapiana, è pulito e le acque sono "cristalline". Effettivamente ieri mattina le acque erano meno "ingombrate"da rifiuti vegetali e oleosi, ma nei giorni scorsi, tutti abbiamo potuto osservare chiazze di prodotti oleosi e "qualcos'altro" di diversa natura che galleggiavano sul pelo dell'acqua. Certamente la mia è una visione personale del problema e, non essendo un esperto, non pretendo di essere incontestabile. Ma partiamo da alcuni rilievi che qualsiasi "uomo della strada" può verificare. Certamente in moltissimi hanno notato i miasmi che colpiscono il nostro delicato olfatto all'altezza dell'ingresso per Marina di Sibari dalla SS 106. Stesso olezzo che "profuma l'aria" transitando sulla vecchia nazionale prima dei famosi tre ponti al confine nord del comune di Villapiana. Per il primo caso, quello di Marina di Sibari, nei pressi del bivio si trova l'impianto di sollevamento detto "Torre di Pisa" che dovrebbe convogliare i liquami provenienti dal quartiere turistico e, pare, anche quelli della contrada Lattughelle, verso la depurazione, quindi la condotta dovrebbe essere stagna e non ci dovrebbero essere emissioni di cattivi odori, più o meno stessa cosa per Villapiana, dove in prossimità della nazionale, si trova un depuratore.
Gli olezzi di cui ho detto poc'anzi, guarda caso, si avvertono solo nei giorni di maggiore presenza di villeggianti e vacanzieri sulle nostre coste (non uso il termine "turisti", perchè di questi si sono perse le tracce dalle nostre parti). Vien da pensare, ovviamente, che forse i relativi depuratori non siano suffiecientemente dimensionati per sopportare una popolazione che si triplica o addirittura quadruplica, in alcuni momenti dell'anno. Ergo, domando: se in un depuratore giunge una quantità maggiore di materiale da "ripulire", che cosa succede? Non è che il di più va a finire in mare prima di essere trattato? E poi c'è il Crati...! Beh questo è il vero problema della nostra costa. Non si deve dimenticare che una buona metà dei comuni della provincia di Cosenza (la stessa città compresa) scarica ciò che dovrebbe essere depurato nel "biondo fiume" di felice memoria. Uso il condizionale perchè non ho contezza della qualità delle acque che vengono riversate nel Crati e da quello nello Ionio e, comunque, se presso la foce la balneazione non è consentita il motivo è evidente, da tutto ciò ne consegue che a sud e a nord della predetta foce la balneazione può essere relativamente sicura a seconda da dove spira il vento, se viene da sud succede quello che l'amico Luigi ha perfettamente descritto e non ci sono confini comunali che tengano,; se spira da Nord, allora sono le spiagge di Corigliano e Rossano a pagarne le spese. Insomma per fare un bagno più o meno sicuro consiglio di umettare l'indice e metterlo al vento per verificare la sua direzione, nel caso che sia a nostro sfavore, cioè da sud, allora, senza umettarlo non ci resta che protendere il medio verso la spiaggia e tornarsene a casa. Scusatemi la digressione un po' terra terra, ma quando ci vuole, ci vuole!
<<Il servizio di fognatura consiste nella raccolta (collettamento) delle acque reflue provenienti da abitazioni private, siti industriali, centri urbani, strade ed aree pubbliche. Le acque collettate vengono convogliate agli impianti di depurazione attraverso gli scarichi, le centrali di sollevamento e le reti fognarie. La maggior parte delle reti fognarie dei comuni italiani è di tipo misto (convoglia insieme le acque nere e quelle di pioggia). La quasi totalità delle acque reflue scaricate in fognatura è trattata in impianti di tipo biologico, caratterizzati da alte efficienze depurative, i più importanti dei quali sono predisposti anche per la rimozione spinta delle sostanze nutrienti (azoto o fosforo). Il processo di depurazione si articola in due linee: "la linea acque" dedicata al trattamento di depurazione delle acque e la "linea fanghi" dedicata al trattamento, alla trasformazione e allo smaltimento dei fanghi, ovvero del materiale che rimane dalle diverse fasi della depurazione. Nella "linea acque" il processo segue tre fasi: 1 pre-trattamento: l'acqua viene ripulita dal materiale di natura non degradabile (plastica, legno, ecc.) e poi liberata dalle altre sostanze (es. olii, sabbia e grassi); 2 trattamento primario: processo depurativo che opera la prima significativa rimozione delle sostanze inquinanti; 3 trattamento secondario: processo in cui avviene la completa rimozione biologica. La "linea fanghi" invece gestisce il trattamento delle sostanze inquinanti inglobate dai fanghi attivi, l'eliminazione dei fanghi in eccesso dovuti alla crescita dei microrganismi e la trasformazione dei fanghi stessi, per ridurne la putrescibilità, consentendone il corretto smaltimento. L’attuale quadro normativo di riferimento per le politiche delle acque in Italia (L. 183/89 sulla difesa del suolo, L. 36/94, Dlgs 152/99), definisce piuttosto bene la disciplina generale per la tutela delle acque superficiali (dolci e marine) e sotterranee, allineando complessivamente la legislazione nazionale a quella comunitaria. L’approccio utilizzato in queste norme dovrebbe prevedere che: a) l’ambiente idrico, qualunque esso sia (acque interne superficiali e sotterranee, acque marine costiere e di transizione, ecosistemi acquatici e terrestri associati) sia considerato come un sistema unico appartenente al bacino idrografico o ad un distretto di bacini; b) sia perseguito l’uso sostenibile e durevole delle risorse sia per le attuali che per le future generazioni; c) sia garantito o, laddove non più presente, perseguito uno stato di buona qualità delle risorse idriche attraverso i piani di bacini e i programmi di risanamento; d) sia posta l’attenzione sulla fragilità degli ecosistemi acquatici con l’individuazione di aree particolarmente vulnerabili e sensibili come quelle vicine alla costa o alle foci di fiumi, e a quanto il loro equilibrio sia influenzato dai bacini idrografici sottesi in termini di apporti inquinanti (pressioni) e di effetti sugli ecosistemi (impatti). La riduzione del carico inquinante per diminuire l’impatto sui corpi idrici è quindi una delle priorità da mettere in campo per raggiungere lo stato di buona qualità delle risorse. Per far questo serve una efficace rete di depurazione, anche se è opinione ormai diffusa che questa è una condizione necessaria ma non sufficiente per perseguire l’obiettivo. Le azioni dovranno allora essere sia di tipo infrastrutturale (realizzazione di nuovi sistemi di depurazione, miglioramento, e in qualche caso sostituzione, dell’esistente) sia di tipo gestionale. Le carenze infrastrutturali riguardano principalmente il settore civile: grandi comuni ancora non depurati, trattamenti inadeguati per i piccoli centri, per le periferie urbane, per gli insediamenti turistici e ovviamente per quelli abusivi. Molti ampliamenti di depuratori civili e industriali in corso o previsti potrebbero essere effettuati realizzando sistemi di finissaggio a valle degli impianti esistenti, ricorrendo a tecnologie di depurazione naturale (fito-depurazione), che tra l’altro non producono fanghi. Analogamente per i piccoli agglomerati civili o turistici sarebbe opportuno orientarsi verso trattamenti meno tecnologici, di basso costo e alta compatibilità ambientale, quali sono i sistemi di depurazione naturale. Per il settore industriale, i problemi maggiori sono concentrati soprattutto dove esistono distretti specializzati (di trasformazione alimentare, del cuoio ecc). Dal punto di vista gestionale è fondamentale garantire una buona funzionalità degli impianti, attraverso verifiche e manutenzione interne e una maggiore formazione del personale tecnico. Sarebbe quindi necessario prevedere la progressiva sostituzione delle reti miste esistenti con reti separate e la diffusione di sistemi di invaso/trattamento delle acque di prima pioggia (stagni di laminazione o di ritenzione, con funzioni anche di rinaturalizzazione dei reticoli idrografici in ambito urbano). La separazione delle reti di fognatura potrebbe infatti permettere anche una maggiore diffusione di sistemi di depurazione naturale, che specialmente in alcune realtà territoriali, offrono maggiori garanzie di funzionalità rispetto ai sistemi tecnologici classici, oltre a determinare minori impatti ambientali ed economici.>> Per quel che riguarda la pulizia delle spiagge libere, al caro amico Luigi non ho molto da dire, forse basterebbe solo un po' più di buona volontà da parte della mministrazioni comunali, non dimenticando che i proventi della famigerata tassa di soggiorno "devono" essere investiti nel migiorare i servizi d'accoglienza e fra questi certamente ricade la pulizia della spiaggia.(prometto di approfondire in seguito l'argomento, soprattutto per la parte che riguarda le verifiche degli impianti e la formazione del personale tecnico) Antonio MIchele Cavallaro
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