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Vangelo di domenica 10 Giugno PDF Stampa E-mail
Scritto da +V.Bertolone   
domenica, 10 giugno 2012 06:14
ImageDal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 3,20-35 - Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: «E' fuori di sé». Ma gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni». Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: «Come può satana scacciare satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi. Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l'uomo forte; allora ne saccheggerà la casa. In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «E' posseduto da uno spirito immondo». Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre».

Corpus Domini

10 Giugno 2012

Un pane spezzato

Introduzione

In queste ultime tre domeniche la luce sfolgorante della Pasqua ha continuato

ininterrottamente a illuminare il nostro cammino di fede attraverso la meditazione e

la celebrazione di alcune realtà fondamentali per la nostra crescita. Siamo partiti con

il rivolgere il nostro sguardo al cielo, immersi nel mistero di una speranza che è

anticipazione della nostra meta finale, l’Ascensione di Gesù al cielo, il suo ritorno fra

le braccia del Padre. Quindi la partecipazione al mistero stesso di Cristo mediante

l’effusione dello Spirito Santo, la Pentecoste; e per finire ci siamo lasciati avvolgere

dal dolce tepore dell’amore trinitario, che ci ha indotto a riflettere sulla realtà di

questa Presenza, una in tre Persone.

Oggi siamo chiamati a celebrare e meditare su un altro aspetto fondamentale

della fede che ci rimanda alla Pasqua: la celebrazione del Corpo e Sangue di Cristo,

l’Eucaristia.

Siamo abituati a celebrare l’Eucaristia. Forse proprio l’“abitudine” rischia di

soffocare il mistero sotto il peso della ripetitività e dello “scontato”. Attenzione! sono

disposizioni dell’animo nocive per chiunque pensi di vivere un Vangelo incarnato.

Occorre fermarsi a riflettere sul senso vivo, anzi è il caso di dire, “carnale” e

“pulsante” che il corpo e il sangue di Cristo hanno per noi credenti oggi.

Fame d’amore e sete di vita

Se io pensassi che essi ci potrebbero dare l’agio di una dotta spiegazione del

contenuto dottrinario e teologico del mistero eucaristico, tutto sarebbe più facile,

poter, per esempio, dire che l’Eucaristia è il vertice dell’amore di Dio per l’uomo,

giacché si è fatto nostro cibo; quindi proseguire riconoscendo nel mistero eucaristico

la presenza di Cristo, che ci ha tanto amato da mettere la sua tenda in mezzo a noi,

sotto le specie di poche briciole e di mezzo sorso di vino.

Poi aggiungere che l’Eucaristia, oltre ad essere il memoriale, l’attualizzazione del

mistero salvifico di Cristo, mistero della sua passione, morte e resurrezione, è anche

annuncio della sua venuta, del suo ritorno, giacché solo di un vivo si può attendere il

ritorno. E per finire, spiegare il rapporto di causalità tra Chiesa ed Eucaristia,

illustrando come se è vero che la Chiesa costituisce l’Eucaristia, è anche vero che

l’Eucaristia costruisce, fa la Chiesa.

Ma tutta questa speculazione, farebbe capire che, attraverso questo piccolo pezzo di

pane, Gesù moltiplica all’infinito il miracolo della fame saziata e della sete spenta?

Credereste insomma che con questo boccone di cibo Cristo continui a prendersi cura

di noi, nutrendoci con il suo corpo e sostenendoci con il suo sangue? Pensereste

davvero che quel sole nascosto dietro la rotondità di una piccola ostia possa appagare

il nostro bisogno di luce, di calore e di vita?

Io credo che le parole belle, dotte e vere sul mistero eucaristico sarebbero meno

efficaci di una testimonianza di vita vissuta in modo eucaristico. Intendo con questo dire

che bisognerebbe guardare al vissuto individuale e comunitario di tutti, per ritrovare

le orme dei passi di chi si muove nel feriale, trasformando il pane eucaristico in pane

quotidiano.

Questo significa anche prendere consapevolezza di un fatto: la festa di oggi

andrebbe vissuta all’insegna della provocazione, ovvero rendersi conto che Cristo ci

chiama ad essere non consumatori abituali del suo corpo e del suo sangue, ma uomini

eucaristici. Uomini cioè che sono davvero affamati, di vita nuova in Cristo, di

Assoluto, di vita eterna; uomini capaci di inginocchiare, prima di tutto il cuore

davanti a quel pane e quel vino che professano essere presenza concreta di Cristo.

Persone per cui l’incontro con Cristo non è più relegato all’ultimo posto degli

impegni settimanali ma al primo. Credenti che non solo mettono Cristo Gesù al primo

posto, ma che non amano nulla più di Lui quanto Lui.

Cristiani, infine, che sanno vivere secondo la logica del pane spezzato e del vino

versato: ovvero donatori per amore di ciò che hanno e sono, perché ogni giorno

sperimentano nell’Eucaristia l’amore di Dio che si fa loro cibo.

La consapevolezza di ciò si trasformerà, allora, in una logica nuova

dell’esistere: una vita improntata al modello del corpo offerto e del sangue versato. In

altri termini, una vita dono di sé.

Uomini eucaristici

Quindi, chi si nutre del corpo di Cristo metta in conto di diventare un “altro”

essendo abitato da un Altro, dal quale imparare a compiere gli stessi gesti d’amore,

compassione, donazione, senza calcoli e riserve.

Accostandoci all’Eucarestia, insomma, ci impegniamo a “consegnarci” agli altri, ad

andare verso, a vedere con occhi e cuore nuovi. Insomma, essere “Cristofori” e ad un

tempo, docili a farci portare da Lui. Partecipare alla mensa eucaristica significa

andare a prendere la mano del Maestro perché venga a camminare in mezzo a noi per

darci conforto e speranza; per riempire gli spazi della solitudine, guarire ferite

profonde, soccorrere le miserie e le sofferenze, le delusioni e gli smarrimenti.

Le processioni di oggi dovrebbero essere molto di più di una devota occasione

celebrativa, ma l’aperta professione di fede di uomini e donne che, accogliendo in sé

quel corpo divino, con la loro vita testimoniano come sia possibile far diventare

ordinario ciò che ordinario non è. Se, infatti, riuscissimo a portare fuori dalle porte

della Chiesa il sacrificio eucaristico, saremmo veramente luce e sale della terra,

briciole di pane che eliminano fame e sete del mondo.

La Celebrazione Eucaristica, dunque, non termina con i riti di conclusione e la

benedizione del celebrante; anzi, se ci siamo nutriti in modo autentico di quel corpo

offerto e di quel vino versato, tutto avrà di nuovo inizio e la vita stessa diventerà

celebrazione eucaristica, mentre la famiglia, l’ambiente di lavoro, la strada si

trasformeranno in altari privilegiati del Padre.

È questo il senso delle parole di Gesù agli Apostoli: io moltiplico il pane e mi

faccio cibo per voi, ma date voi stessi da mangiare.

Conclusione

Elisabetta della Trinità scrive: “Mi sembra che nulla ci dica l’amore che è

nel cuore di Dio più dell’Eucaristia. È l’unione consumata, è Lui in noi e noi in Lui,

è il cielo sulla terra…è riposo per l’anima pensare a questo incontro…Tutto sparisce

e sembra che ci si inoltri ormai nel mistero di Dio!Sotto le umili apparenze dell’Ostia,

possediamo, nella sostanza, la visione dei Beati. Sì, è per sempre lo stesso Dio che

essi contemplano nello splendore del cielo e noi nella fede…”

Ecco: l’Eucaristia è l’amore di Dio rivelato all’uomo; è il legame fedele fra lui

e Dio; è uno spicchio di eternità visibile dalla terra; è nutrimento e ristoro per

l’anima; è luce che fuga le tenebre; è ciò che saremo un giorno.

Amen.

Serena domenica.

+ Vincenzo Bertolone

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