Vangelo di Domenica 3 Giugno |
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Scritto da +V.Bertolone | |
domenica, 03 giugno 2012 07:05 | |
![]() Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». SS. TRINITÀ A coronamento del mistero pasquale, oggi la Chiesa ci fa meditare, non su un evento della storia della salvezza ma sul mistero della vita intima di Dio uno-trino perché diventi anche per noi sorgente di grazia e di bene. Ci viene chiesto di fissare lo sguardo, di contemplare, per quanto ci è possibile, il mistero della SS. Trinità, di fronte al quale, forse, siamo spinti a socchiudere gli occhi, come quando tentiamo di fissarli nel sole. Dio è luce abbagliante è ci viene spontaneo abbassare lo sguardo e rassegnarci alle più modeste immagini della nostra mente.
La fede nella SS. Trinità differenzia i cristiani dagli Ebrei e dai Musulmani. Essi credono - come noi - in un unico Dio, ma non credono che in Dio ci sono tre persone perché non riconoscono che Gesù è Dio, e non accettano il vangelo ove Gesù parla dello Spirito Santo. Noi crediamo in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo e nello stesso tempo crediamo che queste sono tre Persone di un solo Dio, unico nella natura e nell’essenza. La SS. Trinità è un mistero, ma, nel senso della teologia cristiana, mistero non significa un enigma di difficile soluzione, bensì verità che supera la capacità conoscitiva dello spirito finito come è l'uomo. Il mistero non rappresenta un insulto alla ragione, non è un rompicapo contro cui la nostra mente va a cozzare inutilmente. “Il mistero cristiano non è un muro ove la nostra intelligenza si infrange ma un mare ove la nostra intelligenza si perde” (G. Thibon). “Il mistero non è un muro, ma un orizzonte. Il mistero non è una mortificazione dell'intelligenza, ma uno spazio immenso, che Dio offre alla nostra sete di verità” (A. De Saintexupery). Noi non potremo mai “possedere”, “catturare”, “capire” Dio (dal latino capere = prendere, contenere), in quanto il nostro intelletto è inadatto a contenerLo, a incasellarLo nei nostri concetti. Comprendere questo mistero è come volere svuotare l'oceano con un bicchiere d'acqua. Di fronte a Dio non resta che confessare come Isaia: “Veramente tu sei un Dio misterioso” (Is.45,15). La Chiesa, per difendere questo mistero, ha sostenuto secolari battaglie. Per tutto il quarto secolo fu impegnata a difendere la divinità di Cristo e dello Spirito Santo. Questa fede è stata attinta dalla Rivelazione: “Io e il Padre “siamo” una cosa “sola”” rispose Gesù a Filippo. “Siamo”: dunque, si tratta di una pluralità di persone. “Una cosa sola”: dunque una sola realtà ed un solo Dio. Il contenuto della nostra fede è depositato nel Credo Niceno-Costantinopolitano. In esso affermiamo di credere in Dio che è Padre, in Dio che è Figlio, in Dio che è Spirito Santo. Questo è il fondamento della fede cattolica: Dio è uno solo, ma in tre Persone uguali e distinte. - Il Padre è sinonimo di origine, di principio; - il Figlio ricorda la provenienza; “(...) generato non creato della stessa sostanza del Padre” (Il Credo); - lo Spirito Santo è l'amore che intercorre tra di loro. “Tu vedi la Trinità se vedi la Carità: perché i Tre sono l'Amante, l'Amato e l'Amore” (Sant'Agostino). Con il battesimo siamo stati immersi nella Benedetta e santa Trinità; (tra l'altro il verbo greco baptizw (baptízo) significa proprio “immergere”). Noi siamo battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: cioè siamo immersi nelle Tre Persone divine. È con il segno della croce che ricordiamo i due misteri principali della fede: Unità e Trinità di Dio. A questo proposito mi piace citare quanto scriveva e diceva Romano Guardini: “Quando fai il segno di croce, fallo bene. Non rattrappito, così affrettato [1], tale che nessuno capisce cosa debba significare. No, un ampio segno di croce [2] cioè lento, dalla fronte al petto, da una spalla all'altra. Senti come ti abbraccia tutto? Raccogliti dunque bene; raccogli in quel segno tutti i pensieri, tutto l'animo tuo... Ti avvolge interamente, corpo ed anima, ti consacra, ti santifica: pensiero e volontà, senso e sentimento; agire e patire, tutto ti viene irrobustito, segnato e consacrato nella forza di Cristo, nel nome di Dio Uno e Trino”. A Lourdes, la pastorella Bernadette, in una delle apparizioni della Madonna vide la bianca Signora iniziare la recita della corona del Rosario con un gesto che la riempì d'incanto: un segno di croce, compiuto delicatamente e maestosamente, con tale devozione e amore che rivelava una impareggiabile forma di unione con la SS. Trinità. Qual è il vero atteggiamento dinanzi a questo mistero? Sopra il più profondo pensiero umano può più la preghiera semplice e la contemplazione. Solo l'umiltà è l'unico vaso in qualche modo idoneo ad accogliere (capere) “l'infinito”. Dinanzi al Dio Uno e Trino, quindi, solo l'umile silenziosa adorazione può sfiorare il mistero di Dio. Santa Trinità! facci dei veri scolari di Te, aiutaci ad abituarci all'uso prolungato delle ginocchia. +Vincenzo Bertolone [1] Come le persone semplici che subito dopo il segno della croce si baciano con affettazione, l’indice della destra, come quinto movimento del segno di croce (del tutto arbitrario) e come se quel dito piegato ad uncino fosse improvvisamente diventato una immagine sacra o una reliquia. [2] Come lo fanno i nostri fratelli Ortodossi. |
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