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Nel silenzio la forza della Parola PDF Stampa E-mail
Scritto da V.Bertolone   
domenica, 20 maggio 2012 17:03
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Il filosofo Baruch Spinoza
«Gli uomini non governano nulla con maggior difficoltà che la lingua». La fulminante battuta del filosofo Baruch Spinoza torna a mente in questa domenica, particolare perché coincidente con la giornata mondiale delle comunicazioni: lo scorso 24 gennaio, quando la liturgia celebrava san Francesco di Sales, scrittore nonché patrono dei giornalisti, papa Benedetto XVI anticipò il tema dell'odierno appuntamento con un messaggio di forte intensità spirituale dedicato alla Parola e al silenzio. E concludeva con questa considerazione: «Educarsi alla comunicazione vuol dire imparare ad ascoltare, a contemplare, oltre che a parlare, e questo è particolarmente importante per gli agenti dell'evangelizzazione: silenzio e parola sono entrambi elementi essenziali e integranti dell'agire comunicativo della Chiesa, per un rinnovato annuncio di Cristo nel mondo contemporaneo».  Nella civiltà dei suoni e delle immagini, della comunicazione e delle comunicazioni, della pubblicità e del marketing, pensiamo al silenzio solo come negazione del frastuono e della confusione che ci stringono d'assedio.  Oggi il parlare sottovoce è perdente, subissato com'è dall'urlato della polemica, della chiacchiera, della pubblicità. Immersi tutto il giorno in una fiumana di parole, di suoni e di rumori, coinvolti in incontri e in scontri, non sappiamo più decifrare il linguaggio del silenzio che è lo stesso linguaggio della fede. Ed a questo vortice non sempre riescono a sottrarsi, e forse a volte non lo vogliono, neppure gli operatori dell'informazione, detentori con il loro mestiere delle chiavi di accesso alla conoscenza della realtà quotidiana ed alla maturazione ed all'esercizio del diritto di critica e, per questa via, della coscienza personale e di quella collettiva.
Eppure, al di là del rumore c'è qualcosa di più. C'è un mondo da scoprire, o meglio, da riscoprire: il silenzio non è inerzia, assenza, vuoto. Il silenzio, se non è quello dell'inganno, è ristoro, cognizione più intima, possibilità di dialogo, socialità, ovvero quel che non viviamo, che in genere non cerchiamo, perché il silenzio ci fa paura. Le vere parole, quelle che nascono dal cuore, strappate dalla verità intima, e non estratte dalla tasca della giacca per essere spese nella chiacchiera o nell'uso quotidiano, hanno bisogno proprio di un alone di silenzio. Soprattutto quando sono di cornice alla Parola per eccellenza, quella divina.
Con un orecchio ostruito dalle ortiche del vaniloquio non è possibile lasciare spazio a una Parola così alta, che inquieta e consola, che ammonisce e pacifica, che provoca e rasserena. Il silenzio non ci manca, perché lo abbiamo. Il silenzio è la sede della Parola di Dio. Bisogna allora concentrare l'attenzione dello spirito, non lasciarsi assorbire dalla vita di superficie, stabilire in ogni giornata una zona di silenzio, affinare la sensibilità dell'anima perché, per dirla con papa Giovanni XXIII, «anche quando ci può essere la necessità di uno sfogo, in certe ore di solitudine e di abbandono, il silenzio e la mitezza sono temperamenti che rendono più fruttuoso il patire qualche cosa per amore di Gesù».
+ Vincenzo Bertolone
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