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..Sconfiggere clentele e interessi PDF Stampa E-mail
Scritto da V.Bertolone   
domenica, 06 maggio 2012 15:25
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..disoccupati...
Vinca il bene comune e vengano sconfitti clientele e interessi - «Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. Non c'è vera libertà se non al servizio del bene e della giustizia». L'invito che proviene dalle pagine del Catechismo della Chiesa cattolica diventa faro che richiama l'attenzione di quanti, oggi e domani, dai  suffragi delle urne saranno investiti della responsabilità alta di governare piccole e grandi città d'Italia. A costoro il compito di orientare  scelte e promuovere programmi verso il bene comune, ovvero, per dirla col Concilio Vaticano II, all'insieme «di quelle condizioni della vita sociale che permettono, sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente».
Parole che possono suonare vuote e lontane in una società in cui, anche se non sempre a ragione, ormai predomina l'«effetto alone» di una classe dirigente il cui obiettivo unico pare essere il bene proprio: l'interesse del singolo, il clientelismo, lo sfruttamento in nero. E ciò mentre le statistiche parlano di situazioni ataviche diventate attuali e paradossali: l'evasione fiscale sottrae all'erario 156 miliardi di euro, le mafie fatturano da 120 a 140 miliardi, le case da giuoco riconosciute 170 e la corruzione ne brucia altri 50. La crisi ha cancellato centinaia di migliaia di posti di lavoro; il 15% delle famiglie arriva a stento alla fine del mese; nella graduatoria del welfare familiare l'Italia in Europa è terz'ultima (supera solo Malta e la Polonia). Cambiare si può. Si dovrebbe. Grandi e significativi, in particolare, devono essere i segni di crescita provenienti dal nostro Meridione, che deve investire nei giovani per non vederli nuovamente condannati alla triste condizione di miseria in patria. La politica deve tornare ad avere il primato sull'economia, sulla finanza, sulla tecnologia; deve recuperare la sua capacità di guida della società anche alla luce dell'apporto che la Chiesa offre attraverso la formulazione di un nuovo umanesimo nel quale il bene dell'uomo è al centro di ogni realtà circostante. In questo cammino bisogna esercitare e ricordare le quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. La prudenza è discernimento del bene e del male, smascherando le "terze vie". Giustizia e temperanza aiutano e mediano nel confronto con il prossimo. La pazienza, l'equilibrio e il dominio di sé nel rapporto con l'altro sono elementi essenziali, garanti di un confronto pacato, educato ed intelligente. La fortezza, infine, è fermezza e costanza, è buona testardaggine nel perseguire le proprie idee anche nelle difficoltà.
L'obiettivo è la formazione di un'etica fondata su di un'autentica coscienza sociale come parte integrante della formazione cristiana: l'essere cristiani non termina in parrocchia, ma inizia quando si esce dalle chiese e si è chiamati a farsi riconoscere come cristiani con il comportamento e l'esempio, facendo del Vangelo il proprio stile di vita, perché, come ricordava Ernest Rénan, «concepire il bene non basta; bisogna farlo vittorioso fra gli uomini».
Vincenzo Bertolone
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