Skip to content

Sibari

Narrow screen resolution Wide screen resolution Increase font size Decrease font size Default font size    Default color brown color green color red color blue color
Advertisement
Vi Trovate: Home arrow News arrow Articoli di Stampa arrow News dalla Gazzetta del Sud 4-7 Aprile
Skip to content
News dalla Gazzetta del Sud 4-7 Aprile PDF Stampa E-mail
Scritto da Vari   
sabato, 07 aprile 2012 10:13
ImageUn bel pacchetto di notizie tratte dalla Gazzetta degli ultimi giorni : CASSANO,D'Andria ha smentito il portavoce di partito Vincenzino Navarra - CORIGLIANO, Liste Inps, indignazione in forte crescita - CROSIA, Doppia rapina tra Mirto e Calopezzati Banditi inseguiti e presi sulla Ss 106 - CATANZARO, Associazione per delinquere, rinviati a giudizio politici e dirigenti - REGGIO C. , Far visita al boss può costare anche 16,5 mln Le indagini partite dalle intercettazioni dei colloqui tra il politico e Giuseppe Pelle "Gambazza" di San Luca - CATANZARO, «La testimonianza è un valore oggi più che mai» - CASSANO, Un giallo avvolge il simbolo del Psdi tra comunicati diramati e poi smentiti - Monsignor Galantino va a scuola e incontra il circolo della stampa - Il boss in fuga e la guerra di mafia sibarita - CASTROVILLARI, Maxi rissa tra vicini Cinque finiscono in ospedale e otto in manette - TREBISACCE, Ospedale: il senatore Ignazio Marino  "accoglie" la delegazione dello Jonio - CASSANO, Ecco i nomi mancanti nella squadra della Garofalo - COSENZA, Il "pizzo" in città, un segreto di Pulcinella - CASSANO, Via all'accordo Prefettura-Comune - Solo problemi tecnici e burocratici hanno impedito i normali pagamenti - Solenne processione che ripercorre i misteri di una storia immortale - COSENZA, Evade dall'ospedale il boss dei nomadi  - CORIGLIANO, Elenchi Inps, miseria e nobiltà mercenaria - ROSSANO, Stazione abbandonata e treni insufficienti - CORIGLIANO, «Utilizziamo i beni confiscati alla 'ndrangheta»  - COSENZA, Why Not, il pm chiede 28 rinvii a giudizio per il filone cosentino - Terapia Di Bella, chiesto il rimborso all'Asp. - Agenzie turistiche prese d'assalto. Al viaggio di nozze non si rinuncia - BUONA LETTURA

 D'Andria ha smentito il portavoce di partito Vincenzino Navarra
Gianpaolo Iacobini
Cassano

Si sgonfia il caso Psdi: il segretario nazionale smentisce il portavoce del partito. Intanto, è polemica nel Pd. Continua a base di colpi di scena la campagna elettorale cassanese.
Dopo il comunicato con cui giovedì l portavoce nazionale del Psdi, Vincenzino Navarra, aveva fatto sapere che il partito non aveva mai autorizzato la presentazione della lista a sostegno del candidato a sindaco del centrosinistra Gianni Papasso, da Roma arriva la smentita. Siglata dal segretario nazionale socialdemocratico, Renato D'Andria. Poche parole, secche e diametralmente opposte, nella forma e nel contenuto, a quelle espresse il giorno prima dal portavoce del partito: «Nei giorni scorsi ho formalmente delegato il signor Luigi Garofalo alla presentazione delle liste che sostengono il candidato sindaco Papasso», ha fatto sapere D'Andria, spegnendo per il momento il focolaio accesso dalle dichiarazioni targate Navarra.
Ma per un incendio che viene spento, un altro scoppia: ad innescarlo, l'imprenditore Giuseppe Fasanella, nome noto della sinistra cassanese. «Il Pd e i suoi dirigenti mi avevano proposto la candidatura a capolista. Io avevo accettato, con l'intento di ricompattare il partito dopo le note vicende nell'indicazione del candidato sindaco. Tuttavia, un attimo dopo la firma, la dirigenza ha posto il problema dell'omonimia con un altro candidato già in lista». Situazione che ha indotto Fasanella al passo indietro, ma non senza strascichi: «Vista la malafede e la strumentalità, ho deciso di ritirare la mia candidatura. Resta tuttavia integro il problema, politico, della credibilità degli attuali dirigenti democratici. Rimane immutato il mio impegno per Papasso, ma sono sicuro che i cassanesi sapranno giudicare l'operato dei vertici del Pd».
In coda, gli appuntamenti in scaletta nelle prossime ore: stasera, alle 17, il Psdi presenterà con una conferenza le proprie liste presso la sezione di via Amendola, alla presenza del segretario cittadino e capolista Luigi Garofalo. Altrettanto farà, ma alle 20 a Sibari, il circolo di Sel, guidato da Giuseppe Carrozza. Nel centrodestra guidato da Mimmo Lione, si susseguono invece gli incontri della campagna d'ascolto lanciata dall'attuale sindaco facente funzioni. Giovedì pomeriggio Lione ha incontrato i venditori ambulanti di Sibari per fare il punto sulla situazione del commercio. Subito dopo la Pasqua nuovi confronti tematici con le associazioni sportive e quelle di volontariato. - 7 aprile



Liste Inps, indignazione in forte crescita
corigliano
. Il Movimento per l'Italia-Popolo della Libertà, attraverso le parole del coordinatore regionale e cittadino Giuseppe Falbo, strizza l'occhio a Forza Nuova allineandosi sulla stessa posizione di forte critica riferita al cosiddetto "scandalo Inps", che ha chiamato in causa la città di Corigliano. «La pubblicazione da parte dell'Inps dei nominativi di 10.811 cittadini che risultano essere operai agricoli nel territorio del comune di Corigliano – scrive Falbo – ripropone una problematica certamente non nuova, che rappresenta una vera e propria vergogna per la nostra città ed un'ulteriore piaga per la già compromessa economia locale. Va dato atto al coordinamento cittadino di Forza Nuova d'essere intervenuto in maniera forte sulla vicenda, nel silenzio della politica locale». Poi Falbo alza il tiro e dà anche una spiegazione alla mancanza di altri "commenti" sullo scandalo in oggetto. «Come farebbero a dire qualcosa sull'argomento i cosiddetti "professionisti della politica", sia vecchia che sedicente nuova, se proprio alcuni di loro figurano in questo elenco? – afferma il dirigente di Mpi-Pdl –. Sia persone direttamente impegnate in partiti politici o loro familiari sia esponenti di movimenti civici che predicano moralità e legalità. Per non parlare poi di imprenditori, mogli di professionisti, studenti e casalinghe che tutto fanno tranne le braccianti agricole». Falbo sottolinea poi che il suo movimento per «scrivere una pagina di reale cambiamento a Corigliano» e, per tale motivo, ne scaturisce un'ovvia e forte «denuncia a questa autentica vergogna del caso Inps». La chiusura è pepata, nonché provocante, poiché Falbo invita «la cittadinanza intera a consultare l'elenco Inps per verificare direttamente la sincerità di questi signori», mentre chiama «a vigilare lo stesso Inps e le autorità competenti, affinché si effettuino i controlli del caso e si accertino le responsabilità di chi bracciante agricolo non è, a differenza di quanti invece svolgono realmente l'attività nei campi e per loro questa costituisce l'unica fonte di reddito».(jo.fu.) - 7 aprile



Doppia rapina tra Mirto e Calopezzati Banditi inseguiti e presi sulla Ss 106
Antonio Russo
crosia

Arrestati dai carabinieri gli autori delle due rapine compiute ai danni di un supermercato di Calopezzati e di una tabaccheria di Mirto Crosia avvenute a distanza di poco tempo nella serata di giovedì scorso. Si tratta di due rossanesi: L. A. 17 anni e Pierpaolo Manzi 24 anni con precedenti penali già noto alle forze dell'ordine, entrambi residenti a Rossano. Manzi è in carcere a Rossano, il minore presso il centro di accoglienza di Catanzaro a disposizione del pm di turno, Rizzo, che conduce le indagini. I carabinieri sono arrivati alla cattura dopo una immediata e proficua attività di indagine coordinata dal comandante provinciale, colonnello Vincenzo Franzese, e dal capitano della compagnia di Rossano Francesco Panebianco. Giovedì sera, all'orario di chiusura, intorno alle 19,30, uno dei due malviventi, armato di pistola e con il volto coperto da passamontagna, ha fatto irruzione nel negozio sulla Ss 106 di Calopezzati Marina e dopo essersi fatto consegnare 500 euro è poi scappato, a bordo di una moto di grossa cilindrata condotta da un complice in direzione di Mirto dove si sono poi portati sul viale della Repubblica presso la rivendita di tabacchi n. 1. Anche qui uno dei due è entrato all'interno della tabaccheria e ha intimato, pistola in pugno, all'esercente di consegnargli i soldi della cassa, circa 100 euro, dandosi poi alla fuga sempre a bordo della moto. I carabinieri della stazione di Mirto diretta dal comandante Salvatore Loria hanno allertato i colleghi del radiomobile di Rossano. Ricevuta anche la segnalazione della seconda rapina le pattuglie di militari hanno inseguito e bloccato sulla strada statale 106 direzione Rossano la moto. I due indossavano il casco e al volto portavano ancora il passamontagna per non farsi riconoscere. I carabinieri hanno trovato i soldi delle rapine e sostanza stupefacente. Non è stata ritrovata la pistola utilizzata pma i militari hanno successivamente recuperato un proiettile a salve di una scacciacani che si presume sia l'arma utilizzata dai rapinatori. Si sospetta che i due siano gli autori delle ultime rapine compiute recentemente nella zona di Mirto Crosia, le indagini proseguono. - 7 aprile



Associazione per delinquere, rinviati a giudizio politici e dirigenti
Giuseppe Mercurio
Catanzaro

Tutti rinviati a giudizio. Sono bastati solo pochi minuti, intorno alle 14.30, al giudice per le udienze preliminari Livio Sabatini (cancelliere Patrizia Amato) per leggere nell'aula C del tribunale di via Argento, a Catanzaro, il dispositivo della sentenza che ha mandato sotto processo, così come richiesto dal sostituto procuratore generale Massimo Lia, il consigliere regionale del Pd Nicola Adamo, l'ex assessore regionale Ennio Morrone, l'ex consigliere regionale Franco Morelli (tuttora detenuto nel carcere milanese di Opera per un'altra inchiesta), l'ex consigliere regionale del Pdl Dionisio Gallo, il dirigente della Regione Calabria, Aldo Curto, e il coordinatore del consorzio "Brutium", Giancarlo Franzè. Tutti accusati di associzaione per delinquere nell'ambito dell'inchiesta Why Not su presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici destinati alla Calabria, per i quali la Corte di cassazione aveva annullato il proscioglimento sentenziato il 2 marzo del 2010. Il processo avrà inizio il 6 luglio davanti al Tribunale di catanzaro in composizione collegiale.
Le sei persone furono indagate nella nota inchiesta avviata nel 2006 dall'allora sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Luigi de Magistris e poi, dopo l'avocazione a quest'ultimo, affidata alla Procura generale di Catanzaro, che riguardava un presunto comitato d'affari politico affaristico che avrebbe illecitamente gestito i soldi destinati alla Calabria. Poi, al termine dell'udienza preliminare, i sei nomi furono tra i diciassette in totale che il giudice Abigail Mellace scagionò con un proscioglimento mentre 27 furono gli imputati rinviati a giudizio. Seguì l'impugnazione della Procura generale con un ricorso alla Cassazione contro, in particolare, il proscioglimento dall'accusa di associazione per delinquere. Un ricorso accolto il 20 luglio scorso dal Giudice supremo che ha annullato la decisione del gup rinviando gli atti a Catanzaro per una nuova udienza preliminare. - 7 aprile



Far visita al boss può costare anche 16,5 mln Le indagini partite dalle intercettazioni dei colloqui tra il politico e Giuseppe Pelle "Gambazza" di San Luca
Paolo Toscano
Reggio Calabria

Un sequestro diverso dal solito. Stavolta le forze dell'ordine non hanno aggredito beni mobili o immobili appartenenti a qualche boss della 'ndrangheta, ma quelli di un politico, di un personaggio che il procuratore aggiunto Michele Prestipino ha definito con plastici riferimenti cromatici come "un colletto bianco, un appartenente alla cosiddetta zona grigia". Nel mirino della Dda reggina, stavolta è finito il colossale patrimonio di Santi Zappalà, facoltoso imprenditore, ex consigliere regionale del Pdl ed ex sindaco di Bagnara. Un patrimonio che, ai controlli degli esperti di Fiamme Gialle e Carabinieri, è risultato assolutamente sperequato rispetto ai redditi dichiarati. Così, in esecuzione di un provvedimento della sezione misure di prevenzione del Tribunale (Kate Tassone presidente), sono stati apposti i sigilli a società, beni mobili, immobili, titoli e denaro contante per un ammontare pari a 16 milioni e mezzo di euro, riconducibili al politico e ai familiari conviventi.
Le operazioni di sequestro, coordinate dal procuratore facente funzioni Ottavio Sferlazza e dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, hanno visto impegnati i finanzieri del Gico del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza reggina e del Ros provinciale dei Carabinieri. I particolari dell'operazione denominata "Soldi reali" sono stati forniti in conferenza stampa dai due magistrati insieme con i comandanti provinciali di Guardia di Finanza e Carabinieri, colonnelli Cosimo Di Gesù e Pasquale Angelosanto, i tenente colonnello Domenico Napolitano, Gerardo Mastrodomenico e Stefano Russo, il capitano Marco Sorrentino. I guai giudiziari di Santi Zappalà erano cominciati nell'ambito dell'operazione "Reale 3", con l'intercettazione di numerose conversazioni intercettate a casa di Giuseppe Pelle, ritenuto dagli inquirenti il capo dell'omonima famiglia di 'ndrangheta di San Luca. Dall'esame delle conversazioni intercettate era emerso che il politico bagnarese, nel periodo antecedente le consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria tenutesi il 28-29 marzo 2010, aveva intrattenuto rapporti con la famiglia Pelle "Gambazza", al fine di raggiungere un accordo politico-mafioso che gli garantisse ".una straordinaria affermazione elettorale. per arrivare sicuramente nei primi tre.", condizione ritenuta indispensabile da Zappalà per assicurarsi un posto in giunta. L'ex consigliere regionale, nel giugno dello scorso anno, era stato stato condannato dal Tribunale di Reggio Calabria a 4 anni di reclusione per il delitto di corruzione elettorale, aggravata dall'art. 7. Nello stesso processo, Giuseppe Pelle era stato condannato per associazione mafiosa e corruzione elettorale. Ancora, nello scorso mese di ottobre, a seguito di accertamenti bancari, la Dda aveva disposto il sequestro di 7 milioni e mezzo di euro quasi interamente depositati sui conti correnti di Zappalà, a fronte di redditi dichiarati nell'ultimo decennio pari a circa 1 milione. Ieri mattina, al termine delle complesse investigazioni di natura economico patrimoniale, sviluppate attraverso accertamenti bancari, fiscali e contabili che hanno consentito di accertare come l'imprenditore bagnarese abbia potuto nel tempo disporre di provviste finanziarie in alcun modo giustificate dalla capacità reddituale propria e del proprio nucleo familiare, è scattato il sequestro. Il provvedimento ha interessato quote sociali, capitale sociale e patrimonio aziendale della società "Fisiokinesiterapia Bagnarese Srl", operante nel settore delle attività professionali paramediche indipendenti; quote sociali, capitale sociale e patrimonio aziendale della società "Ileca Charter Sas di Zappalà Carmela e C.", esercente l'attività di noleggio senza equipaggio di imbarcazioni da diporto; 4 unità immobiliari corrispondenti alla dependance del Castello Ruffo di Bagnara Calabra; 3 autovetture; 1 imbarcazione da diporto a motore "Prinz 54 coupé" di 15,21 metri; 21 rapporti di conto corrente e deposito titoli, aventi saldo attivo pari a circa 7,5 milioni.
In sede di conferenza stampa è stato ribadito che l'attività che ha portato al sequestro del patrimonio di Zappalà si colloca nel solco della strategia di contrasto da tempo avviata con successo dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Una strategia che individua nell'aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati lo strumento più efficace per far perdere alla 'ndrangheta e ai soggetti comunque vicini alla stessa il prestigio all'interno del proprio ambiente criminale, privandola del fondamentale strumento di condizionamento delle realtà socio economiche, tradizionalmente occupate e soffocate dall'indisturbata presenza delle loro risorse e del loro controllo.
In sintesi
L'INCHIESTA. Una microspia piazzata dal Ros nell'abitazione di Bovalino del boss Giuseppe Pelle "Gambazza" aveva consentito di intercettare i colloqui del capo dell'omonima consorteria della 'ndrangheta di San Luca con quanti si recavano a fargli visita.
I POLITICI. Dalle intercettazioni era emerso che uno stuolo di politici faceva la fila a casa Pelle alla vigilia delle Regionali del 2010. Tra questi era stato intercettato Santi Zappalà poi finito sotto processo e condannato a 4 anni per corruzione elettorale aggravata dall'articolo 7, nell'ambito del processo "Reale".
L'OPERAZIONE. Ieri mattina gli uomini del Gico della Guardia di Finanza e del Ros dei Carabinieri hanno dato esecuzione a un provvedimento della sezione misure di prevenzione del Tribunale, sequestrando il patrimonio dell'ex consigliere regionale del Pdl ed ex sindaco di Bagnara. I sigilli sono stati apposti a beni mobili e immobili riconducibili a Zappalà e ai componenti del suo nucleo familiare, per un valore complessivo di 16 milioni e 500 mila euro. - 7 aprile



«La testimonianza è un valore oggi più che mai»

Nel salone Ameduri del liceo classico Galluppi, l'arcivescovo Vincenzo Bertolone ha incontrato docenti e alunni per la celebrazione della messa in occasione del precetto pasquale. «Il preside Armando Vitale – si legge in una nota – ha accolto l'arcivescovo con un breve ma caloroso saluto di benvenuto per esprimere, anche a nome dell'intera comunità scolastica, la profonda gratitudine per un incontro spirituale così significativo e per la presenza a scuola della più alta personalità della Chiesa della provincia».
Gli allievi del laboratorio musicale del liceo, coordinati dalla prof.ssa Lucia Vetere, guidati dal maestro Alessandro Maglia e dalla sua tastiera, hanno animato la liturgia con i loro canti e i loro strumenti. Nella sua omelia, monsignor Bertolone ha ricordato fra l'altro che «è dovere di tutti rendere testimonianza non solo della fede, ma anche della gioia che da essa promana». Mons. Bertolone ha, poi, sottolineato quanto oggi sia più che mai necessaria la presenza di persone «che rendano testimonianza viva a Gesù, attraverso un vero e personale impegno. Infatti – ha detto mons. Bertolone – senza decisione e attuazione di un progetto, che si traduca in relazioni concrete e improntate ad una vita spirituale intensa, tutto rimane irrisolto».
Le parole dell'arcivescovo hanno dato ampio spazio di riflessione su quanto sia importante, per ogni essere umano, e soprattutto per i giovani, alla ricerca a volte faticosa della loro identità, incontrare figure che, affascinate e trascinate dall'incontro con l'altro, sappiano comunicare valori profondi di umanità e di spiritualità.
Una vasta platea di ragazzi particolarmente attenti ha ascoltato e seguito con viva partecipazione l'intensa omelia e la straordinaria lezione dell'arcivescovo. Da parte sua, mons. Bertolone ha ringraziato il preside del liceo, ricordandone l'operato pedagogico e culturale, specie in relazione al "Progetto Gutenberg" giunto quest'anno alla decima edizione. Bertolone ha poi salutato gli studenti apprezzandoli per la loro grande compostezza e concentrazione, ed ha ringraziato i docenti per lo sforzo che compiono ogni giorno «nel difficile compito di comprendere le esigenze dei giovani, conducendoli lungo la via di una crescita civile e responsabile». L'ultimo ringraziamento è stato per tutti gli operatori scolastici ai quali l'arcivescovo ha esteso la sua benedizione e gli auguri di Pasqua.
Congedandosi, mons. Bertolone ha promesso di ritornare tra gli studenti del Galluppi per un incontro-dibattito sulle questioni ideali che tanto premono alle nuove generazioni. - 7 aprile



Un giallo avvolge il simbolo del Psdi tra comunicati diramati e poi smentiti
Gianpaolo Iacobini
cassano

Elezioni: giallo in caso Psdi. Il portavoce nazionale: «Non siamo nella coalizione del centrosinistra». Ma la segreteria nazionale frena: «Non è questa la linea del partito». Ad agitare una campagna elettorale già per sé vivace provvede un comunicato stampa. È quello che Vittorino Navarra, portavoce nazionale del Psdi, fa pervenire nelle redazioni nel pomeriggio del giovedì santo. «Il Psdi – fa sapere Navarra – non ha dato nessuna autorizzazione al sostegno del candidato a sindaco del centrosinistra nel Comune di Cassano, Gianni Papasso. Si invita il centrosinistra a non presentare il simbolo del partito. Il signor Giuseppino Santoianni non ha nessun titolo per rappresentare in Calabria il Psdi, al quale non è nemmeno iscritto». È una notizia. Certo. Però non è la verità tutta intera. Perché il documento, stranamente, suscita sorpresa nella segreteria nazionale: al cronista che si prende la briga di contattare gli uffici romani del Psdi rispondono cortesi solo i collaboratori del segretario nazionale, Renato D'Andria. «Impegnato in riunione», D'Andria non rilascia commenti e rinvia ogni chiarimento. Ma già questo basta per alimentare i dubbi. Anzitutto perché traspare che il caso Cassano è ben noto sulle sponde socialdemocratiche del Tevere. E poi perché non confermare ciò che dice un portavoce vuol dire, semplicemente, smentirlo. «A breve daremo maggiori informazioni su una presa di posizione che crediamo non impegni la segreteria nazionale», si spinge a dire qualcuno nell'entourage di D'Andria, aprendo così un caso che si porta dietro, inevitabilmente, una domanda: chi ha interesse ad arroventare il clima elettorale cassanese?
Intanto, in città, il dibattito prosegue ignaro degli echi capitolini. Sul fronte del centrosinistra, Papasso prende atto dell'avvenuta risoluzione della vicenda dei lavoratori delle mense scolastiche, criticando i ritardi del Comune. Dalle parti del centrodestra, invece, si lavora sul piano organizzativo, ai cui aspetti è stata dedicata una riunione interforze presieduta dal candidato sindaco Mimmo Lione. - 6  Aprile



Monsignor Galantino va a scuola e incontra il circolo della stampa
cassano
. Monsignor Franco Oliva riconfermato nel ruolo di vicario generale diocesano. L'annuncio è stato dato ieri mattina dal vescovo della diocesi di Cassano, monsignor Nunzio Galantino, che nel corso della messa crismale ha reso nota l'intenzione di continuare ad avvalersi della collaborazione di monsignor Oliva, già vicario tra il 2008 ed il 2011, nella guida della Chiesa cassanese. Intanto, nel cuore della settimana santa, alle celebrazioni liturgiche monsignor Galantino unisce l'attenzione per le città e per i loro abitanti, proseguendo il cammino iniziato con le visite all'ospedale e al carcere di Castrovillari, ai ragazzi della comunità terapeutica "Saman" di Cassano, agli anziani della fondazione "Rovitti".
Martedì il presule è stato ospite dell'istituto comprensivo di Lauropoli, accolto dai giovanissimi studenti, dai loro docenti e dal dirigente scolastico Amalia Mortati per lo scambio degli auguri ma pure per una riflessione sulla Pasqua che arriva «e che avrà un senso», ha commentato monsignor Galantino, «solo se tutti, a partire dagli adulti, torneremo a renderci conto di quanto importante sia investire sui bambini e sull'educazione». Spunti che hanno animato anche il confronto con il Circolo della stampa, presieduto dal consigliere nazionale dell'ordine, Cosimo Bruno, svoltosi mercoledì sera alla presenza di numerosi iscritti oltre che di rappresentanti del direttivo e del collegio dei revisori dei conti: Mario Alvaro, Pino La Rocca, Benigno Lepera, Mimmo Sancineto, Martino Zuccaro, Francesco Garofalo, Mimmo Petroni, Domenico Marino, Gino Campana, Franco Lofrano. «Ho accolto volentieri l'invito dei giornalisti – ha spiegato il Pastore della Chiesa cassanese – ritenendo l'occasione di incontro utile per gettare le basi d'un dialogo che mi auguro possa portare a confrontarsi su ruolo e responsabilità degli operatori dell'informazione nel panorama educativo e ad individuare linee d'azione cristianamente orientate». Da segnalare in coda, il programma della storica processione del venerdì santo (che rivivrà anche a Palazzo Viafora, nel reading di Matilde Tursi): la mattinata si aprirà alle 10, con una preghiera di adorazione in Cattedrale, guidata dal vescovo. Alle 11, con l'uscita delle varette, la processione inizierà a snodarsi per le vie della città. Previste, lungo il percorso, 14 soste di preghiera, ciascuna coincidente con una stazione della Via Crucis. Infine, alle 17.30, arrivo in piazza Matteotti ed ingresso in Cattedrale per la celebrazione della Passione del Signore.(g.i). - 6  Aprile




Il boss in fuga e la guerra di mafia sibarita.  Le rivelazioni dei collaboratori di giustizia e l'assassinio del figlio Fioravante avvenuto nel 2002
Arcangelo Badolati
Cassano

Il boss in fuga. Per scampare a future sortite giudiziarie e alla soffocante detenzione ospedaliera. Di flebo, barelle, medici e infermieri, Celestino Abbruzzese, 65 anni, non vuol più sentire parlare. Così come di celle, posta censurata, ore d'aria e agenti di polizia penitenziaria. Lui, indicato da sempre come il capo carismatico della criminalità nomade della Sibaritide, di carcere e sbarre ne ha viste abbastanza. È per questo che deve aver deciso di tagliare la corda. A "Cicciu u zingaru" – così lo chiamano dalle sue parti – l'arrivo della Pasqua ha consigliato il ritorno all'aria aperta, magari nelle profumate campagne cassanesi. Abbruzzese ha alle spalle una vita segnata da lutti e galera. Il figlio, Fioravante, è stato assassinato nell'ottobre del 2002 insieme con Eduardo Pepe, in un agguato di chiara matrice mafiosa; il fratello, Nicola, è stato ucciso nel giugno del 2003, mentre stava recandosi a firmare come sorvegliato speciale dai carabinieri. L'altro figlio, Franco, è detenuto in regime di 41 bis da ormai due anni e sotto processo per diversi omicidi come, d'altronde, il germano Nicola, arrestato lo scorso anno dai carabinieri dopo un periodo di latitanza.
Gli Abbruzese sono reduci da una lunga e sanguinosa guerra di mafia combattuta contro il clan dei Forastefano. Una guerra ricostruita minuziosamente dagli investigatori del Ros nelle inchieste "Timpone Rosso", "Ultimo Atto", "Lauro" e "Omnia" firmate dal procuratore distrettuale Antonio Vincenzo Lombardo e dal pm antimafia Vincenzo Luberto. La Sibaritide è un'area della Calabria condizionata dagli odi e dai rancori. Dagli anni '90 ad oggi è stato un susseguirsi di scontri tra gruppi malavitosi desiderosi di assumere il controllo della ricca economia agricola e turistica e del traffico di sostanze stupefacenti. La scena investigativa è affollata di pentiti: Giampiero Converso e Carmine Alfano di Corigliano, Pasquale Perciaccante, Simone Lo Vato, Domenico Falbo e Elvira Benedetto di Cassano. A loro s'aggiungono Lucia Bariova, 38 anni, convivente del rispettato Vincenzo Forastefano, punto di riferimento della presunta omonima cosca, e Salvatore Lione, per un anno "reggente" del gruppo.
I collaboratori di giustizia hanno raccontato la stagione di sangue vissuta nel Cassanese tra il 2002 e il 2006. Tutto comincia il 3 ottobre del 2002 quando vengono uccisi Fioravante Abbruzzese, 30 anni, e Edoardo Pepe, 35. La loro morte rappresenta un colpo al cuore per la cosca di cui erano "reggenti" che fino a quel momento sembrava padrona assoluta del territorio. L'egemonia era stata "benedetta" dalla potente 'ndrangheta cirotana. Proprio il "crimine" di Cirò aveva garantito, almeno fino a quel momento, ampia "autonomia" a quel clan "fuori ordinanza" che vedeva insieme nomadi e 'ndranghetisti. Una cosca "mista" che avrebbe gestito in appalto gli affari illeciti della Sibaritide. La trappola mortale, nei confronti di Pepe e Abbruzzese scattò vicino l'ospedale di Cassano. Quando la "Smart" su cui viaggiavano le vittime al momento dell'agguato, lasciò il negozio di Abbruzzese nel centro commerciale, una sentinella diede il segnale al commando che rimase appostato lungo la Provinciale che lega Cassano alla frazione Lauropoli. E Abbruzzese e Pepe vennero massacrati a pallettoni. Fu l'inizio della guerra. Scandita dal piombo. Kalashinikov contro pallettoni. Il 24 ottobre, davanti alla casa dei Forastefano venne ucciso a colpi di kalashnikov Francesco Salerno, un agricoltore estraneo ai fatti di 'ndrangheta. L'obiettivo dei killer non era lui: i sicari volevano accoppare i Forastefano che si salvarono. Il 3 novembre, esattamente un mese dopo l'assassinio di Fioravante Abbruzzese e di Edoardo Pepe, venne ammazzato un sedicenne, Carmine Pepe. Il ragazzino fu assassinato mentre, a bordo di uno scooter, stava percorrendo una strada a Timpone Rosso. Con lui, sul ciclomotore viaggiava il ventinovenne Sergio Benedetto, che sarà ucciso l'anno dopo. Il motorino venne bloccato da un'automobile a bordo della quale c'erano alcune persone armate di pistola e di fucile. Pepe e Benedetto abbandonarono lo scooter tentando di sfuggire ai loro carnefici. Sergio Benedetto ce la fece, anche se venne ferito alla gamba destra. Ma per Pepe non ci fu scampo. Le bocche da fuoco cessarono di tuonare fino a giugno del 2003. Domenica 8 giugno cadde il nuovo presunto "reggente" del clan dei nomadi. Nicola Abbruzzese, in auto con i figli, venne sorpreso da un commando a poche centinaia di metri dalla vecchia caserma dei carabinieri. L'uomo doveva firmare il registro dei sorvegliati speciali e non s'aspettava certo di trovare la morte. La settimana successiva toccò a Sergio Benedetto e Fioravante Madio. Quest'ultimo faceva parte del gruppo di fuoco incaricato di far fuori Benedetto e venne freddato dai suoi stessi compari durante la concitata azione. Era il 15 giugno, giorno di elezioni. Qualche giorno dopo ci fu il blitz "Lauro" – ordinato dalla Dda di Catanzaro – che disarticolò il clan dei nomadi. Senza più azionisti, gli zingari dovettero ritirarsi lasciando così campo libero al gruppo Forestefano.. - 6  Aprile





Maxi rissa tra vicini Cinque finiscono in ospedale e otto in manette I carabinieri hanno sequestrato mazze di legno e di ferro, un cric e un accendino a forma di pistola
Angelo Biscardi
castrovillari

Il periodo pasquale non ammansisce nessuno. Anzi, ieri sera è ritornato prepotentemente alla ribalta il rancore. Quello che strappa le unghie dalle mani.
Un misto di rabbia ed il desiderio di rivalsa, molto probabilmente protratto nel tempo, che ha portato ad una maxi rissa scoppiata intorno alle 19 in Viale del Lavoro, vale a dire al bivio di Martire, nei pressi della rotatoria che smista il traffico cittadino da e per la città di Castrovillari.
L'orario è quello di punta. Perché il centro del Pollino si riempie dei pendolari che tornano dal lavoro.
I due gruppi rivali - si tratta di nuclei distinti di commercianti che operano "gomito a gomito" presso uno stabile lambito dalla strada Provinciale 241 - se le sono date di santa ragione in due momenti distinti; tanto che i carabinieri della Compagnia di Castrovillari, che ieri hanno operato agli ordini del capitano Sabato Santorelli e del tenente comandante del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia cittadina, Vincenzo Pappalardo, si sono subito accorti che le incomprensioni andavano avanti ormai di alcuni anni.
La causa o le cause dei dissidi scoppiati ieri sera - tutti legati a motivi di vicinato - saranno comunque sciolte soltanto nelle prossime ore dall'autorità giudiziaria e dal pubblico ministero di turno presso il Tribunale di Castrovillari, dott. Francesco Pellecchia.
I carabinieri, in particolare, ieri sera hanno arrestato tutti i presunti protagonisti della vicenda (otto persone in tutto), sequestrando alcune mezze di legno e di ferro, un cric ed un accendino a forma di pistola che sarebbe stato usato durante il regolamento di conti.
Tra i dubbi dei carabinieri - saranno chiariti soltanto questa mattina dai militari della Compagnia di Castrovillari - anche il numero delle persone coinvolte.
Infatti, pare che altri soggetti - non sono stati ancora identificati - si sarebbero momentaneamente sottratte alla ricostruzione dei fatti operata dai carabinieri della Compagnia di Castrovillari.
I militari dell'arma, in particolare, per tutta la nottata di ieri hanno verbalizzato le dichiarazioni di alcuni testimoni che avrebbero assistito alla zuffa.
Indagini mirate che dovrebbero portare ad altri provvedimenti restrittivi che dovrebbero essere vergati solo quando il quadro sarà ancor più chiaro.
Tra le certezze c'è il ferimento di almeno 5 persone; tanto che tutte sono state prontamente trasportate al Pronto Soccorso di Castrovillari.
Nelle prossime ore sarà sciolta la prognosi dai sanitari del nosocomio del Pollino. Le indagini dei carabinieri sono andate aventi sino a tarda ora di ieri per cristallizzare i fatti che saranno alla base dell'udienza di convalida ed il giudizio direttissimo (si terrà questa mattina presso il Tribunale di Castrovillari). Le persone arrestate dai carabinieri – alcune sono difese dagli avvocati di fiducia, Ugo Anelo e Carlo Salvo – sono accusate, a vario titolo, di rissa e delle lesioni. Nelle prossime ore compariranno dinanzi al giudice.. - 6  Aprile



Rocco Gentile
TREBISACCE

Ospedale: il senatore Ignazio Marino, presidente della Commissione d'inchiesta sull'efficacia ed efficienza del servizio sanitario nazionale "accoglie" la delegazione dello Jonio e del Tirreno cosentino, promettendo il suo impegno a favore di questi due territori, rimasti senza un presidio sanitario e senza la possibilità di potersi curare in loco. Il summit concordato dal consigliere regionale Mario Franchino con Silvia Pelliccia segretaria personale del medico-politico del Pd, per salvare il "Guido Chidichimo" e l'ospedale di Praia a Mare ha avuto luogo a Roma, a Palazzo Madama. L'ex segretario provinciale dei Ds era accompagnato tra gli altri dai sindaci Franco Colotta di Oriolo, Franco Durso di Roseto, Vincenzo Gaudio di Alessandria del Carretto , Antonio Cersosimo di San Lorenzo Bellizzi, Antonio Carlomagno di Cerchiara, Leonardo Valente Francavilla Marittima, dagli assessori Pino Leone di Villapiana, Mario Vuodi e Antonio Mundo di Montegiordano e dall'avvocato Giuseppe Urbano di Albidona. Con loro anche Carlo Lo Monaco sindaco di Praia a Mare, Pasquale Lamboglia primo cittadino di Tortora e Giovanni Ceglie capo dell'esecutivo di Aieta. Marino ha assicurato che contatterà il commissario Giuseppe Scopelliti, garantendo che prima dell'estate, subito dopo le elezioni, verrà di persona a Trebisacce e Praia per verificare quanto denunciato dagli amministratori dei due comprensori.. - 6  Aprile



Ecco i nomi mancanti nella squadra della Garofalo
cassano
. Una doverosa integrazione. A causa di un refuso di stampa, è necessario integrare una delle liste inserite nello speciale elettorale pubblicato ieri da Gazzetta del Sud. "Vento del Sud", l'unica compagine schierata al fianco della candidata a sindaco Rosella Garofalo, infatti, è formata da 16 nominativi. Eccoli: Antonio Canonico, Maria Grazia Costanza, Antonio Alario, Francesca Perciaccante, Salvatore Bianco, Graziana Silvestri, Cosimo Damiano Scorza, Barbara Bloise, Francesco Ianni, Rachele Patrizia Manieri, Giuseppe Attilio De Marco, Antonio Malatacca, Domenico Alario, Elisa Lombardi, Giuseppe Casella e Leonardo Vincenzi.
Si presenta dunque più che agguerrita la competizione in quel di Cassano, dove a sfidarsi per il Municipio ci sono cinque aspiranti primo cittadino, supportati da una miriade di pretendenti a un seggio in consiglio comunale sparpagliati in 19 liste. La Garofalo, del resto, dovrà vedersela con Giuseppe Leonardo Cimino ("Per Cassano" e "Un futuro per la Sibaritide"), Luca Iacobini ("Ricominciamo insieme" e "Iacobini sindaco"), Mimmo Lione ("Unione di centro", "Popolo delle libertà", "Buon governo", "Stabilità", "La bussola", "Alicorno" e "Libera-mente") e Gianni Papasso ("Partito socialista italiano", "Italia dei valori", "Movimento per", "Per amore di Cassano", "Partito socialdemocratico italiano", "Sinistra ecologia e libertà" e "Partito democratico"). - 5 Aprile




Il "pizzo" in città, un segreto di Pulcinella Qualche esercente s'è asserragliato nel suo negozio, altri hanno prudentemente manifestato il loro disagio
Fabio Melia

Il "pizzo" è subdolo. Lo chiamano "contributo per i detenuti" oppure "protezione", ma in realtà è una mano che stringe il collo degli imprenditori fino a farli soffocare. La sua esistenza sulle rive del Crati è un segreto di Pulcinella, che però spaventa e turba quanti cercano di vivere e lavorare onestamente. Meglio restare in silenzio, meglio pagare, ingoiare il rospo e tapparsi la bocca. Altrimenti chissà che succede.
La Fai (Federazione delle associazioni antiracket e antiusura italiane) conosce bene il calvario di chi subisce le richieste estorsive, soprattutto alle nostre latitudini. Ed è per questo che ieri pomeriggio, guidati da Tano Grasso e dai membri dell'associazione antiracket di Lamezia Terme, s'è resa protagonista di una "passeggiata della legalità" tra i negozi di piazza Bilotti e corso Mazzini. Un "blitz" improvviso, che ha generato reazioni contrastanti negli esercenti cosentini. I loro colleghi lametini, infatti, hanno distribuito un volantino intitolato "Per Pasqua tu che fai, paghi il pizzo?" con un numero di telefono ben impresso accanto ad alcune informazioni, note utili ad avviare un percorso di denuncia delle prevaricazioni subite. Qualcuno, tuttavia, non ha gradito l'iniziativa, asserragliandosi addirittura nel suo locale. Altri invece hanno aperto le loro porte, ascoltando con interesse ma senza esporsi più di tanto. Certo, la presenza di qualche telecamera ha inibito un po' il confronto. Ma distante dagli occhi indiscreti di un obiettivo, c'è stato chi ha rivelato il suo malessere. Un commerciante, di fronte alla spiegazione della tassa estorsiva ormai prossima alla scadenza (il "pizzo" si paga in tre rate: Pasqua, Natale e Ferragosto) ha annuito, aggiungendo frasi inequivocabili, sintomo di una sconcertante rassegnazione al malaffare.
Agire sulla coscienza di chi è stretto nella morsa del racket, del resto, non è semplice. La costituzione di un'organizzazione capace di creare i giusti anticorpi – sostiene il Fai, rappresentato ieri dalla presidente nazionale Maria Teresa Morano – è un'operazione che necessita di tempo e pazienza. Soprattutto perché deve partire direttamente dall'interno, dai commercianti stessi. «Lo Stato c'è se ci sono i cittadini», ha detto Rocco Mangiardi, un uomo che ha avuto il coraggio di denunciare i suoi aguzzini e di farli anche condannare. «Noi vendiamo – ha aggiunto Tano Grasso – la merce più affascinante ma anche più delicata: la fiducia».
Cittadini e operatori economici che devono dunque viaggiare di pari passo con le istituzioni. E ieri, in mezzo ai commercianti bruzi lo Stato c'era eccome, rappresentato dal prefetto Raffaele Cannizzaro; dal questore vicario Mario Finocchiaro; dal comandante provinciale dei carabinieri Francesco Ferace; dal tenente colonnello dell'Arma, Vincenzo Franzese. «Con questa iniziativa – ha sottolineato il prefetto – si cerca di coinvolgere la cittadinanza».
La prima pietra è stata dunque posta. Ma l'edificazione di una coscienza civica, di una cultura della legalità e di una ferma opposizione alla 'ndrangheta anche a Cosenza non è roba da poco. Il percorso è ancora lungo, ma forse gli esempi provenienti da altre realtà possono giovare. A tutti. Senza distinzioni. - 5 Aprile



Via all'accordo Prefettura-Comune
Cassano
. Il Comune sigla l'intesa con la Prefettura: sì al protocollo per la legalità. L'obiettivo dichiarato è di prevenire tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nel settore delle autorizzazioni in materia di commercio e pubblici esercizi, e dunque pure all'interno dei municipi cosentini. Traguardo che anche il Comune cassanese intende tagliare, stringendo un rapporto di collaborazione diretto con la Prefettura, che ha proposto l'importante iniziativa su impulso diretto del prefetto Raffaele Cannizzaro.
«L'amministrazione comunale – rende noto Palazzo di città - ha individuato come finalità prioritaria lo sviluppo socio economico del territorio nel pieno rispetto della legalità». Ragioni che, si aggiunge dall'amministrazione comunale, hanno indotto l'ente a rendersi promotore «di ogni utile sinergia tra attori istituzionali del governo nazionale e delle autonomie locali, attivando e incentivando forme di collaborazione permanente e programmazione concertata degli interventi, per garantire il miglioramento delle condizioni di vita e di sicurezza dei cittadini».
La giunta municipale ha autorizzato la sottoscrizione dell'accordo, che avrà luogo nei prossimi giorni in Prefettura. (g. iac.) - 5 Aprile




Solo problemi tecnici e burocratici hanno impedito i normali pagamenti
Gianpaolo Iacobini
Cassano

Lavoratori delle mense: si va verso una positiva definizione della controversia.
Lo attesta la Uil, che nei giorni scorsi ha promosso un incontro con l'amministrazione comunale per discutere dei ritardi nel pagamento degli stipendi ai lavoratori delle mense scolastiche cassanesi da parte della ditta "Ristor", aggiudicataria del servizio di refezione. Situazione che la settimana passata aveva portato la Uil e i lavoratori a proclamare lo stato d'agitazione ed a minacciare lo sciopero. «L'amministrazione comunale – spiega dalla Uil Alessandro Calabrese – ci ha chiesto un incontro per chiarire le motivazione di questi ritardi. E' così emerso che per problemi prettamente burocratici e tecnici il Comune non ha potuto procedere al versamento in favore dell'azienda di quanto alla stessa dovuto dal momento che persisteva una cessione del credito verso una società finanziaria, cosa che ha preoccupato l'amministrazione comunale che, pur volendo procedere al pagamento, ha dovuto prima chiarire insieme all'azienda tali aspetti».
Prosegue Calabrese: «Pur apprezzando lo sforzo dell'amministrazione comunale e la sollecitudine mostrata nel chiedere un tavolo di confronto, riteniamo tuttavia inammissibile che un intoppo tecnico possa determinare per quattro mesi il blocco delle retribuzioni dei lavoratori, che in questi mesi hanno comunque assicurato qualità e continuità del servizio». Aggiunge il sindacalista Uil: «Invitiamo sia l'azienda sia il Comune ad assicurare puntualità dei pagamenti futuri. Dal canto suo, il sindaco Lione si è attivato per far sì che si superasse l'intoppo tecnico e si provvedesse a sbloccare il pagamento in favore dell'azienda, che dovrebbe avvenire entro pochi giorni».
Probabile che già per Pasqua, stando all'intesa raggiunta, almeno una mensilità arretrata venga liquidata ai dipendenti. Subito dopo, si dovrebbe procedere al pagamento degli altri stipendi già maturati ma non ancora corrisposti. - 5 Aprile




Solenne processione che ripercorre i misteri di una storia immortale
Luigi Franzese
Cassano

Il "clou" della Settimana Santa è la Processione dei misteri, che si snoderà domani, con un lungo e tortuoso percorso per le strade dell'antico centro, dalle 9 del mattino alle 19.
«Già i primi tre giorni della Settimana Santa – ha commentato il cultore di tradizioni popolari Leonardo Alario - vedono le famiglie impegnate nella confezione dei pani pasquali, detti "tortani", preparati tutti, anche se morfologicamente diversi, con lo stesso impasto di farina e uova. I tortani accompagneranno il frugale pasto del Venerdì Santo e quello abbondante e grasso della Pasquetta, qui detta "Passalacqua", poiché un tempo si attraversavano le acque del fiume Ejano per andare in aperta campagna, dove si mangiava sull'erba con la famiglia e gli amici».
Le discipline (i flagellanti) sono negli ultimi anni cresciuti di numero, dopo una notevole decrescita negli anni Settanta e Ottanta, giungendo, come ai tempi del secondo conflitto mondiale e del successivo dopoguerra, a oltre duecento nel 1997 e nel 1998. «Le discipline fanno la loro prima comparsa, con i suonatori di tròccola, bùccína e tamburi, la sera del Giovedì Santo quando, durante la predica di Passione, il sacerdote chiama l'Addolorata per consegnarle il Figlio crocifisso mentre gruppi silenziosi di fedeli visitano i Sepolcri adornati di grano bianco».
Ma veniamo alla giornata di domani. Dal sagrato del Duomo, preceduto e annunziato dai suonatori dì bùccina, tamburi e tròccola, alle 9 del mattino un corteo si muoverà lentamente: prima le diciotto varette, poi le varie associazioni, i fedeli che, per voto, portano la medaglia distintiva della Confraternita, le Verginelle (bambine che vestono la divisa dell'Addolorata) e i flagellanti.
Subito dopo il Cristo morto, portato da quattro discipline, dietro il quale si pone il Vescovo, alle cui spalle avanza solenne, incoronata da una corona d'oro, la seicentesca statua dell'Addolorata attorniata da gruppi di donne che intonano le Passioni e seguita da una gran folla, che va sempre più ingrossandosi fino ad assumere forme imponenti.
Consistenti ali di folla, persone che gremiscono balconi, finestre e soglie assistono alla processione che dopo una lunga giornata, alle sette di sera si ritira e la Madonna Addolorata viene portata in Cattedrale per l'adorazione. - 5 Aprile



Evade dall'ospedale il boss dei nomadi Gli era stato revocato il 41 bis per ragioni di salute. Ha già scontato 8 anni per associazione mafiosa
Arcangelo Badolati
cosenza

Il vecchio boss è svanito nel nulla. L'odore dei medicinali, l'andirivieni di barelle e infermieri, i lamenti degli altri ricoverati, il caos delle corsie non gli piacevano. Per lo Stato, però, era tanto «gravemente malato» da non poter sopportare i rigori del carcere duro. E così, due anni addietro, il Tribunale della libertà l'aveva spedito agli arresti domiciliari per motivi di salute sottraendolo al 41 bis. Celestino Abbruzzese, 65 anni, figura carismatica della criminalità nomade della Sibaritide, è scomparso il 31 marzo dal reparto dell'ospedale "Pugliese-Ciaccio" di Catanzaro dove si trovava ricoverato. La figlia ne ha denunciato la sparizione domenica scorsa ai carabinieri di Cassano, ma la notizia s'è appresa solo ieri nel corso del maxiprocesso "Timpone Rosso", in corso davanti all'Assise di Cosenza, dove il sessantacinquenne è imputato di omicidio. Il pm antimafia Vincenzo Luberto lo ritiene infatti pienamente coinvolto nel rapimento, l'uccisione e la distruzione del cadavere del ventiduenne piastrellista cassanese Antonio Acquesta. Il giovane venne ingoiato dalla lupara bianca il 27 aprile del 2003. Il suo corpo non è mai stato ritrovato.
Abbruzzese, "uomo di rispetto" alla vecchia maniera, otto anni di reclusione li aveva già interamente scontati per effetto d'una condanna per associazione mafiosa incassata in un altro processo. E il rischio di tornare adesso, in età ormai da pensione, dietro le sbarre non deve averlo particolarmente allettato. Così potrebbe aver deciso di tagliare la corda. Con i magistrati non si sa mai come vanno a finire certe cose e, alla sua età, rientrare in "collegio" non è certo una bella prospettiva. Perciò Celestino Abbruzzese – secondo gli inquirenti – potrebbe aver deciso di anticipare i tempi e darsi alla latitanza. Una latitanza non ancora ufficialmente dichiarata dalla magistratura ma data quasi per scontata. E per le campagne ed i boschi del Cosentino il sessantacinquenne boss troverà buona compagnia. Già, perché nell'area settentrionale della Calabria gli "uccel di bosco" non mancano. Cominciamo da Ettore Lanzino, ritenuto dalla Dda il capo dei capi della malavita cosentina. Si tratta di uno degli "uomini d'onore" provenienti dalla cosca un tempo guidata da Franco Pino che, però, al contrario del suo vecchio boss, non ha mai ceduto alle sirene del pentitismo. Lanzino è irreperibile dal settembre di quattro anni fa quando il gip di Catanzaro, Tiziana Macrì, ordinò il suo arresto per gli omicidi del cosentino Vittorio Marchio e del "mammasantissima" di San Lucido, Marcello Calvano. È ufficialmente "latitante" dal settembre del 2008.
Su Francesco Presta, 46 anni, di Tarsia, pende invece un ordine di carcerazione per un residuo di pena di poco più di cinque anni, relativamente alla condanna incassata nel maxidibattimento "Twister" che ricostruiva le attività economiche delle cosche cosentine. Un provvedimento che l'autorità giudiziaria non è ancora riuscita notificargli perchè il quarantaseienne s'è dato alla macchia dal mese di maggio del 2009. Edgardo Greco, 45 anni, di Cosenza, è invece latitante dall'ottobre del 2006. La Corte di assise di Cosenza, due anni addietro, gli ha inflitto venticinque anni di reclusione, ritenendolo corresponsabile dell'imboscata costata la vita, il cinque gennaio del 1991, ai fratelli Stefano e Giuseppe Bartolomeo. I germani, diventati troppo "autonomi" rispetto alle cosche cosentine, vennero massacrati a colpi di spranga all'interno di una pescheria all'epoca nella disponibilità dei fratelli Mario e Pasquale Pranno. I Bartolomeo furono attirati in trappola con la promessa della consegna di due giubbini: appena entrati nella pescheria fu sbarrata la porta e finirono con l'essere selvaggiamente colpiti da Edgardo Greco e altre quattro persone. I loro cadaveri vennero trasferiti in Sila e sotterrati. Tre anni dopo, nel 1994, furono disseppelliti e squagliati nell'acido per timore che, sulla base delle rivelazioni dei pentiti, potessero essere ritrovati. Dal marzo scorso, invece, è alla macchia Franco Bruzzese, 45 anni, di Cosenza, vecchia conoscenza delle forze di polizia, condannato con sentenza definitiva a 12 anni di reclusione per tentato omicidio. Saputo della definitività della pena ha preferito aspettare l'arrivo della primavera in libertà...
In sintesi
Celestino Abbruzzese, 65 anni, figura carismatica della criminalità nomade della Sibaritide, è scomparso il 31 marzo dal reparto dell'ospedale "Pugliese-Ciaccio" di Catanzaro dove si trovava ricoverato. La figlia ne ha denunciato la sparizione domenica scorsa ai carabinieri di Cassano, ma la notizia s'è appresa solo ieri nel corso del maxiprocesso "Timpone Rosso", in corso davanti all'Assise di Cosenza, dove il sessantacinquenne è imputato di omicidio. Il pm antimafia Vincenzo Luberto lo ritiene infatti pienamente coinvolto nel rapimento, l'uccisione e la distruzione del cadavere del ventiduenne piastrellista cassanese Antonio Acquesta. Il giovane venne ingoiato dalla lupara bianca il 27 aprile del 2003. Il suo corpo non è mai stato ritrovato. Abbruzzese, "uomo di rispetto" alla vecchia maniera, otto anni di reclusione li aveva già interamente scontati per effetto d'una condanna per associazione mafiosa incassata in un altro processo. E il rischio di tornare adesso, in età ormai da pensione, dietro le sbarre non deve averlo particolarmente allettato. Così potrebbe aver deciso di tagliare la corda - 5 Aprile




Elenchi Inps, miseria e nobiltà mercenaria Nella lista esigua presenza di stranieri. Tutti gli italiani raggiungono invece la quota minima contributiva
Emilia Pisani
corigliano

La denuncia di irregolarità e truffe avanzata nel 2009 dall'allora direttrice della sede Inps di Rossano, la coriglianese Maria Giovanna Cassiano, sembra non aver profuso gli effetti desiderati.
I dati forniti in questi ultimi giorni dall'Istituto nazionale di previdenza sociale, custoditi nell'elenco "nominativo annuale degli operai agricoli a tempo determinato, dei compartecipanti familiari e dei piccoli coltivatori diretti residenti nel comune di Corigliano relativo all'anno 2011", raccontano una realtà che sulla carta risulta completamente diversa da quella che si vede nel periodo clou della campagna agrumaria, soprattutto alle ore 5 e alle ore 17.30, tra le strade della città. In quegli orari, a Corigliano, ad aspettare le camionette guidate dai "caporali" ci sono una miriade di stranieri che vengono caricati e portati nei campi a lavorare in condizioni molto discutibili fino alle ore 17.30, quando poi vengono riportati dalla campagna verso il centro urbano.
Scorrendo l'elenco dei nominativi dei ben 10.811 lavoratori agricoli coriglianesi, la percentuale degli stranieri è davvero bassa rispetto a quella degli italiani. Nessuno mette in discussione che effettivamente questa gente abbia davvero effettuato 150 giornate di lavoro in agricoltura e che si sia dedicata per mesi a raccogliere agrumi, qualche dubbio però sovviene quando tra i nominativi spuntano famiglie intere, mogli di imprenditori e figli di professionisti. Tutta gente apparentemente con un tenore di vita alto, ma che di mestiere pare raccogliere gli agrumi.
I nominativi stranieri, ad una prima analisi dell'elenco, non superano le duemila unità e le giornate di lavoro oscillano da un minimo di quattro ad un massimo di 50, mentre i coriglianesi in media hanno versato dalle 80 alle 150 giornate lavorative, le soglie necessarie a percepire le indennità di malattia, maternità e disoccupazione.
Sommando la disoccupazione con l'indennità di malattia e la maternità si possono incassare parecchi soldi, specie se a questi si aggiungono i contributi erogati anche dalla Comunità europea per la lavorazione dei prodotti biologici. In tutta questa vicenda a non tornare sono proprio i numeri. Questi 10.811 sono i lavoratori ufficiali, secondo l'Inps, più di 20 mila gli stranieri che arrivano nel territorio come lavoratori stagionali, per quattro mesi, da ottobre a gennaio, per raccogliere all'incirca 9mila tonnellate di clementine solo nella città di Corigliano. A lavorare sono soprattutto gli stranieri d'origine romena e bulgara, notoriamente quelli che "costano di meno e lavorano di più", con la maggior parte dei documenti in regola Eppure, nelle tabelle Inps questi cittadini lavorano per pochissime giornate. Tutto sembra girare intorno alla "questione immigrati" schiavi di un territorio che non riesce a garantire il rispetto delle regole. Gli stranieri, sulle cui vicende si cerca sempre di costruire un pauroso silenzio, servono all'agricoltura ma alle condizioni dei "caporali" come schiavi che lavorano 12 ore e percepiscono meno di 30 euro al giorno. Poi sono sfruttati da molti cittadini che affittano, senza pagare un euro di tasse, i vari tuguri e i magazzini di Corigliano, per giunta a caro prezzo, con cifre che oscillano tra i 100 e i 200 euro al mese a persona, in appartamenti che "ospitano" anche più di 15 stranieri stipati come sardine. Poi ci sono i meno "fortunati", quelli che si spezzano la schiena nei campi, senza protezioni e a contatto diretto con gli antiparassitari usati in agricoltura, lasciati per strada dai "caporali" a fine giornata, senza nemmeno un centesimo della "paga" pattuita. È una cartolina che parla di miseria e nobiltà, la prima quella degli stranieri schiavi nel 2012 e di quella morale ed umana di chi li sfrutta, e poi c'è la "nobiltà mercenaria", quella dei coriglianesi che su carta lavorano nei campi ma che preferiscono truffare lo Stato. In questo caso vere e proprie "braccia rubate all'agricoltura".
La denuncia
Nel 2009 vasta eco ebbero le denunce pronunciate dall'allora direttrice della sede Inps di Rossano, la coriglianese Maria Giovanna Cassiano. Una serie di accuse pesantissime, riguardanti un settore, quello dell'agricoltura, che rappresenta la vera industria e la ricchezza per gli abitanti della Sibaritide. La direttrice Cassiano denunciò, del resto, numerose irregolarità nell'ambito dei braccianti, vere e proprie truffe messe in piedi ad arte per poter spillare soldi pubblici, senza peraltro passare neanche un minuto sotto il sole nel faticoso compito di raccogliere clementine e agrumi vari. Maria Giovanna Cassiano, dopo quella forte presa di posizione, fu anche oggetto di minacce, e il suo divenne ben presto un caso nazionale. Oggi, di fronte agli ipertrofici elenchi Inps (più di un quarto della popolazione coriglianese, bambini in fasce compresi, risulta essere tra i braccianti) sorge più di qualche dubbio, soprattutto alla luce di quanto disvelato tre anni fa. Quel monito di legalità non sembra essere stato preso alla lettere. - 5 Aprile



Stazione abbandonata e treni insufficienti La desolazione è assoluta: sala d'attesa e servizi igienici perennemente chiusi, i binari invasi dalle erbacce
Benigno Lepera
rossano

La stazione ferroviaria chiusa ed abbandonata dove i passeggeri in attesa, anche quelli non in grado di deambulare, non hanno la possibilità di sedersi e non hanno la possibilità di soddisfare i propri bisogni corporali essendo i locali dei servizi igienici chiusi come le porte delle sale d'attesa.
Una linea ferroviaria a binario unico dove le corse dei treni sono state ridotte a poche unità. È questo il ritratto poco edificante per una città come Rossano, centro capofila di numerosi paesi dell'hinterland, che conta circa quarantamila abitanti e circa centomila con quelli che abitano nei centri della costa e dell'interno.
Una situazione desolante che si evince anche dallo stato in cui versano i binari invasi da erbacce e che sicuramente non si addice ad una città che fa parte di una nazione collocata tra le grandi del mondo. E che segna soprattutto una gravissima disparità tra i cittadini a nord di Roma, di altri territori del meridione e della stessa Calabria tirrenica, e quelli di questa disastrata costa ionica della penisola dove, anche sul piano della viabilità stradale, esiste una sola arteria, insufficiente e pericolosa, la Ss.106. Tutto ciò non potrà che aumentare il gap tra questa parte della Calabria e le zone ricche del Paese, vanificando anche le buone intenzioni di qualche imprenditore locale che vuole investire nella sua terra, ma che viene penalizzato per l'assenza di infrastrutture adeguate, soprattutto per quanto riguarda la mobilità delle persone e delle merci.
Ma ritorniamo alla stazione ferroviaria ed alle sue macroscopiche incongruenze. Guardando allo stato in cui versa l'intero complesso molti si chiedono: "Se le intenzioni delle Ferrovie sono quelle di mantenere questo stato di cose, il Comune, che ha la giurisdizione sul proprio suolo, può consentire che una parte cospicua del proprio territorio, diventato centrale in seguito allo sviluppo edilizio verso S.Angelo, venga tenuto in abbandono e bloccato dalle Ferrovie"?
Nel corso del recente convegno, sui trasporti organizzato dalla Cisl e tenutosi a Rossano, il sindaco della Città Giuseppe Antoniotti, ha avuto parole di biasimo per lo stato delle infrastrutture del territorio. Di recente ha anche stigmatizzato l'atteggiamento delle Ferrovie dello Stato per avere chiuso le sale d'aspetto e per avere completamente disattivato i pannelli informativi e le strumentazioni di comunicazione sonore. Le lamentele del primo cittadino sono state rese anche per iscritto al Direttore territoriale e produzione di Rete Ferrovia Italiana e per conoscenza al Prefetto di Cosenza affinché venga riaperto l'ingresso della stazione e la sala d'aspetto e vengano effettuati gli interventi fondamentali di manutenzione del complesso.
A questo proposito vi è da segnalare che oltre agli spazi frequentati dai viaggiatori vi sono immensi luoghi completamente incolti e recintati che il personale ferroviario non utilizza più. Si tratta degli spazi ubicati a monte dei binari dove un tempo si svolgevano lavori di manutenzione dei vagoni e delle motrici e dove venivano depositate le attrezzature ed i materiali per lo svolgimento dei lavori al tronco ferroviario interessato.
Come si può notare dalla foto scattata ieri, i luoghi indicati sono completamente abbandonati. Una ipotesi di un loro utilizzo era stata avanzata da una società di trasporto pubblico del luogo per realizzarvi la stazione degli autobus attraverso la progettazione dei Contratti di quartiere. Si tratta di una esigenza per la città sprovvista di questa struttura ritenuta necessaria per gli arrivi e le partenze degli autobus che convergono in città dai paesi vicini e per regolamentare le partenze e gli arrivi dei numerosi autobus delle aziende di autolinee locali, diretti nelle diverse parti d'Italia e d'Europa. Sembra che la proposta non si sia concretizzata perché l'area sarebbe stata ritenuta insufficiente anche per l'indisponibilità delle Ferrovie a concedere lo spazio occupato da un capannone. Un inconveniente, quella dello spazio insufficiente, che potrebbe essere superato inglobando parte degli spazi pubblici attigui dove attualmente si svolge il mercato quindicinale.
In sintesi
Nel corso del recente convegno, sui trasporti organizzato dalla Cisl e tenutosi a Rossano, il sindaco della Città Giuseppe Antoniotti, ha avuto parole di biasimo per lo stato delle infrastrutture del territorio. Di recente ha anche stigmatizzato l'atteggiamento delle Ferrovie dello Stato per avere chiuso le sale d'aspetto e per avere completamente disattivato i pannelli informativi e le strumentazioni di comunicazione sonore. Le lamentele del primo cittadino sono state rese anche per iscritto al Direttore territoriale di Rete Ferrovia Italiana e per conoscenza al Prefetto di Cosenza affinché venga riaperto l'ingresso della stazione e la sala d'aspetto e vengano effettuati gli interventi fondamentali di manutenzione del complesso. A questo proposito vi è da segnalare che oltre agli spazi frequentati dai viaggiatori vi sono immensi luoghi completamente incolti e recintati che il personale ferroviario non utilizza più. Si tratta degli spazi ubicati a monte dei binari dove un tempo si svolgevano lavori di manutenzione dei vagoni e dove venivano depositate le attrezzature ed i materiali per lo svolgimento dei lavori al tronco interessato - 5 Aprile



«Utilizziamo i beni confiscati alla 'ndrangheta» Tempestoso: all'immagine della nostra città serve un colpo di reni che le ridia credibilità e dignità
Emilia Pisani
Corigliano

Il gruppo dei Giovani democratici accende i riflettori su una questione mai concretamente affrontata in città: i beni confiscati alla criminalità organizzata, di cui il Comune, diventa possessore e il loro riutilizzo ai fini sociali. A scrivere ai commissari prefettizi Rosalba Scialla, Eufemia Tarsia ed Emilio Saverio Buda è il segretario dei Gd Giorgio Tempestoso.
«E' di questi giorni la notizia, rilevabile sul sito istituzionale della Regione, che con decreto n. 3105 è stato approvato "l'invito a manifestare interesse per la partecipazione alla costituzione di un parco progetti di interventi di investimento su beni confiscati alla criminalità organizzata - Progetto integrato di sviluppo regionale Beni confiscati alla criminalità organizzata - Por Calabria Fesr 2007/2013. Nella pre-informativa pubblicata dall'ente si identificano come soggetti beneficiari tutti i Comuni delle 5 province calabresi inseriti negli ambiti territoriali corrispondenti ai comuni a più alto rischio di criminalità. Purtroppo per la nostra città, perché sarebbe sempre meglio non avere agevolazioni con questo tipo di finalità, Corigliano rientra di diritto nell'elenco dei 36 comuni della provincia di Cosenza che ha i "requisiti" necessari per concorrere al bando in questione: è inserito nell'ambito territoriale di ammissione al finanziamento, è destinataria di beni confiscati alla criminalità organizzata già consegnati alla data del presente invito e, ci auguriamo, sia in possesso anche del terzo requisito, la disponibilità a partecipare ad eventuali procedure negoziali per la definizione dell'intervento e del finanziamento ammissibile.
«Finanziamento, in base a quanto enunciato dalla prima pubblicazione - spiega il segretario dei Gd - per il quale è prevista la concessione di un contributo fino al 100% della spesa ritenuta ammissibile. Non più di qualche giorno fa, si è appreso con immenso piacere che a Desio, cittadina lombarda di poco più di 40 mila abitanti, è stato realizzato su una proprietà confiscata ad uno 'ndranghetista, un centro psichiatrico inaugurato da Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera. E le finalità stabilite dal bando regionale calabrese prospettano molteplici attività di realizzazione sui suddetti beni con propositi altrettanto importanti in termini sociali e civili».
Secondo Tempestoso, «in un progetto ben più ampio, che nasce dalla necessità forte di un colpo di reni che ridia a Corigliano credibilità e dignità, la possibilità per la nostra città di utilizzare gli strumenti del Por Calabria per rilanciare e ripulire l'immagine coriglianese sarebbe complementare al contesto di messa in sicurezza anche, e soprattutto, con l'installazione dell'impianto di videosorveglianza che il territorio ormai attende da tempo.
«Rivolgiamo alla vostra cortese attenzione - concludono i Giovani democratici - la richiesta di attuare i procedimenti e le procedure necessarie per concorrere alla riqualificazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata che solo ruderi e macerie ha portato a questo nostro già martoriato territorio». - 4 Aprile



Why Not, il pm chiede 28 rinvii a giudizio per il filone cosentino
Fabio Melia
cosenza

L'inchiesta "flipper" registra un nuovo passaggio della sua intricata storia. È stata infatti avanzata, da parte del pm Giuseppe Visconti, la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti delle 28 persone coinvolte a vario titolo nel filone cosentino (transitato prima da Catanzaro e poi da Paola) di Why Not. Molti di loro sono personaggi ben noti, appartenenti al mondo della politica, dell'imprenditoria e delle professioni. Si tratta di: Giuseppe Gentile (attuale assessore regionale ai Lavori pubblici), Nicola Adamo (ex vicepresidente della giunta regionale), Francesco Morelli (consigliere regionale detenuto da alcuni mesi perché accusato di aver favorito il clan 'ndranghetistico dei Valle-Lampada), Pier Luigi Leone, Vincenza Bruno Bossio, Filomeno Pometti, Luciano Vigna (attuale assessore comunale al Bilancio di Cosenza), Rinaldo Scopelliti, Pasquale Marafioti, Raffaele Giannetti, Michelangelo Spataro, Domenico Vizzone, Francesco Capocasale, Pasquale Citrigno, Fiorino e Mario Gimigliano, Michele Montagnese, Gianluca Bilotta, Luigi Vacca, Nicola Costantino, Renato Pastore (presidente di Confindustria Cosenza), Salvatore Perugini (ex sindaco di Cosenza), Saverio Fascì, Francesca Gaudenzi, Antonio Gargano, Pietro Macrì, Antonio Viapiana e Fabio Schettini.
Sono tutti accusati di aver agito in concorso, utilizzando una società d'informatica (la Tesi spa, oggi in fallimento, ente strumentale partecipato dalla finanziaria regionale Fincalabra) come schermo per ottenere illecitamente fondi europei e l'affidamento diretto degli appalti nel settore telematico, bypassando qualsiasi tipo di bando. La Tesi spa si trovava in un grave stato di difficoltà finanziaria, ma il dissesto (si sono stimati debiti pari a euro 4.826.437,89) sarebbe stato opportunamente occultato per permettere l'ingresso nella compagine societaria di un altro organismo, il Consorzio Clic. L'operazione sarebbe stata voluta proprio dai politici.
L'istanza del pm Visconti verrà valutata dal gup bruzio nel mese di giugno, quando si assisterà all'ennesima fase di quella che sembrava la "madre di tutte le inchieste" (condita da un pesante scontro tra Procure). Invece, come evidenziato dagli altri filoni d'indagine sui quali si sono già espressi i giudici, a dominare sono state le assoluzioni piuttosto che le condanne. - 4 Aprile




Terapia Di Bella, chiesto il rimborso all'Asp. Il paziente sollecita il pagamento dei costosi farmaci acquistati per sottoporsi al contestato trattamento
Arcangelo Badolati
cosenza

Una terapia discussa, bocciata dall'Istituto Superiore di Sanità. E un trentanovenne cosentino affetto da una grave patologia tumorale. La terapia è quella inventata dal prof. Luigi Di Bella; il paziente, invece, si chiama Andrea e l'ha sperimentata con successo. Il male, come indiscutibilmente certificano le cartelle cliniche, dal momento del ricorso alla contestata cura appare infatti in netta regressione. Un caso? Giuseppe Di Bella, figlio dello scomparso Luigi, è convinto di no. Così come Andrea che ha ripreso vigore e voglia di vivere. L'uomo dall'ottobre del 2011 si sta sottoponendo al cosiddetto "Metodo Di Bella" a base di somatostatina e ciclofosfamide. Per sottoporsi tuttavia alla terapia fuori dal protocollo del Ministero della Sanità, il trentanovenne deve sistematicamente sostenere notevoli spese per l'acquisto di costosissimi farmaci che non risultano autorizzati per l'uso richiesto dal Servizio Sanitario Nazionale. Il paziente sborsa quasi tremila euro ogni due mesi. Le sue sostanze economiche appaiono fortemente compromesse e, presto, non avrà la possibilità di affrontare spese ulteriori. Così sta tentando di ottenere dall'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, il rimborso dei costi sostenuti. Un'impresa impossibile? Chissà. Al di là delle valutazioni scientifiche sulla cura "Di Bella", la dottrina prevalente, soprattutto quella costituzionale e la più recente Giurisprudenza di merito e di legittimità, sembrano oramai concordi nel riconoscere l'erogabilità gratuita dei medicinali facenti parte della "Terapia Di Bella". Dottrina e Giurisprudenza riconoscono, infatti, il diritto alla cura gratuita nonostante l'esito negativo della sperimentazione avviata alla fine degli anni '90 posto che, nella formazione dei prontuari terapeutici dei farmaci per cui è prevista l'esenzione da parte dell'assistito, il criterio dell'economicità non può portare ad escludere l'esenzione dalla compartecipazione alla spesa per un farmaco che risulti indispensabile e insostituibile per il trattamento di gravi condizioni o sindromi che esigono terapie di lunga durata.
Questa valutazione in punto di riconoscimento dei propri diritti inviolabili ha portato Andrea a ricorrere all'ausilio di due legali per vedersi riconosciuto il diritto all'erogazione immediata e gratuita dei farmaci del trattamento "Di Bella". Lo assistono gli avvocati Massimiliano e Paolo Coppa che potranno contare sulla possibilità di porre in rilievo delle pronunce favorevoli emesse da Tribunali italiani. L'ultima, in ordine di tempo, è dei magistrati di Bari e risale al 14 febbraio scorso.
Ottimista l'avvocato Massimiliano Coppa, che spiega: «Le richieste avanzate da Andrea trovano la loro naturale ratio negli articoli 3 e 32 della Carta Costituzionale in riferimento a un Decreto legge del '96 nel quale si statuisce che "Qualora non esista valida alternativa terapeutica, sono erogabili a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale, i medicinali innovativi la cui commercializzazione è autorizzata in altri Stati ma non sul territorio nazionale; i medicinali non ancora autorizzati ma sottoposti a sperimentazione clinica e i medicinali da impiegare per un'indicazione terapeutica diversa da quella autorizzata, inseriti in apposito elenco predisposto e periodicamente aggiornato dalla Commissione unica del farmaco". Resistere alla richiesta di Andrea – conclude l'avvocato Coppa – costituirebbe un pervicace tentativo di riscrivere, senza titolo, la tutela di un diritto inviolabile come il diritto alla salute». Come finirà?
In sintesi
Un trentanovennecosentino affetto da una grave patologia tumorale ha fatto ricorso alla discussa "Terapia Di Bella" che, a quanto pare, avrebbe in pochi mesi portato a una sostanziale regressione del cancro. Il dato emergerebbe con assoluta evidenza dalle cartelle cliniche in possesso del paziente. Alla luce di questa non trascurabile circostzna e per via dei costi che, comunque, la terapia comporta, l'uomo ha chiesto all'Azienda sanitaria provinciale il rimborso delle spese farmaceutiche sostenute. E, per ottenerlo, ha dato mandato agli avvocati Massimiliano e Paolo Coppa, specialisti del settore, a promuovere una rituale azione legale. La "Terapia Di Bella" è stata bocciata, negli anni scorsi, dall'Istituto Superiore di Sanità. Andrea, questo il nome del paziente, la ritiene invece efficace, tanto da aver personalmente recuperato vitalità - 4 Aprile




Agenzie turistiche prese d'assalto Al viaggio di nozze non si rinuncia In Europa le più gettonate sono Parigi, Londra, Madrid e Barcellona
Igino Camerota

«Un luogo non è mai solo "quel" luogo: quel luogo siamo un po' anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati». Le parole di Antonio Tabucchi ben sintetizzano il concetto di viaggio; nel rileggerle, questo irripetibile scrittore già ci manca. La vista di nuovi posti, il suono di lingue straniere o sconosciute, sapori e odori mai provati, tramonti solo sognati: "partire" è la ricetta che ogni buon medico dovrebbe prescrivere ai pazienti bisognosi di staccare dalla routine quotidiana fatta di lavoro, casa e poco altro. Viaggiare fa bene e questo, forse, è anche scientificamente provato.
In questi giorni, le agenzie turistiche del centro città hanno iniziato a ricevere decine di giovani coppie prossime al matrimonio: gli Stati Uniti d'America restano una delle mete più richieste per promessi sposi pronti a tutto pur di raggiungere New York, San Francisco, Los Angeles, Miami o luoghi mitici come le cascate del Niagara e il Gran Canyon. Gli amanti del mare, invece, non badano a spese. E allora, visto che il viaggio di nozze si fa una volta nella vita, che vada per Seychelles, Sud Africa o Maldive per una vacanza da trascorrere in atolli stile Laguna Blu. Gli operatori turistici cosentini si dividono sulle valutazioni relative al segmento crocieristico: alcuni hanno notato, in seguito alla tragedia del Giglio, un notevole calo delle richieste; altri, invece, hanno voluto sottolineare che questo drammatico evento ha determinato un abbassamento medio dei costi dei pacchetti con relativo aumento delle vendite al nord Italia e una contemporanea diminuzione al sud.
Le mete europee più gettonate sono le classiche: giovani, anziani, coppie e comitive di amici - nella maggior parte dei casi - non resistono all'immortale appeal delle capitali Parigi, Londra e Madrid: l'unica città che riesce a stargli dietro in termini di preferenze è la catalana Barcellona. I vacanzieri cosentini vogliosi di mare e di conoscere meglio il nostro Paese continuano a scegliere la Sardegna e la Puglia. In particolare il Salento, dove la combinazione mare, musica, divertimento e tariffe contenute si è mostrata vincente e ha permesso a questa regione di affermarsi, nel giro di pochi anni, come polo di attrazione turistica giovanile tra i più importanti a livello europeo.
I cosentini che, invece, sono alla ricerca di tranquillità, contatto con la natura e buona tavola scelgono di partire in macchina alla volta di Umbria e Toscana: regioni che, grazie a un sistema agrituristico ben organizzato e rodato, riescono a intercettare e soddisfare le esigenti richieste di questo particolare target di pubblico. A livello regionale, invece, chi organizza il proprio viaggio in agenzia, quasi sempre, sceglie Tropea oppure Soverato. Senza voler cedere a prevedibili luoghi comuni, bisogna comunque considerare il forte impatto negativo della crisi economica sul settore turistico: i viaggi che prevedono un budget non superiore ai 1200-1300 euro, infatti, sono in netto calo. E questo è il dato più triste. - 4 Aprile

< Precedente   Prossimo >