Riforma del lavoro e occupazione |
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Scritto da +V.Bertolone | |
domenica, 25 marzo 2012 19:42 | |
![]() Pure per questo le polemiche sull'ipotizzato nuovo assetto normativo ispirano una riflessione sulla figura di san Giuseppe, di cui s'è da poco celebrata la festa, e rimandano alla concezione del lavoro che dall'esempio del santo promana, che non è quella capitalistica che del lavoro dell'uomo ha fatto una merce, lo ha reso sempre più precario e frammentato, perché ne ha perso di vista lo scopo ultimo. Ne deriva la necessità di riportare il baricentro del lavoro dentro la persona del lavoratore, delle donne e degli uomini reali che ne fanno lo strumento della comune vocazione laica alla fecondità di opere buone, che non sono il mezzo attraverso cui realizzare un nuovo ordine economico e sociale, ma il fine cui tutta l'energia produttiva dovrebbe essere orientata, perché fiorisca e trovi dignità la vita, come da oltre un secolo insegna la dottrina sociale della Chiesa. Come sottolinea l'economista Luigino Bruni, allora, «non dobbiamo inseguire il sogno di costruire aziende abitate dalle sole virtù del merito, dell'efficienza e della flessibilità, espellendo fannulloni, fragilità ed inefficienze al di fuori della zona industriale per relegarle magari nelle famiglie o addossarle per intero allo Stato». È il modello che il capitalismo sta cercando di imporre nell'Occidente industrializzato, lasciando però dietro di sé una scia di emarginati e nuovi poveri. Per questo la riforma del lavoro, è importante, essenziale, vitale, purché crei nuovi, tanti posti di lavoro, che significheranno dignità umana e ripresa economica. + Vincenzo Bertolone |
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