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CRISI....di idee PDF Stampa E-mail
Scritto da R.Caracciolo   
sabato, 04 febbraio 2012 15:11
ImageNon c’è persona che non si compiaccia di ripetere la parola di moda: crisi. C’è la crisi; non tutti si interrogano sulla sua nascita né su come potrebbe essere sanata. Noi meridionali spesso  giustifichiamo le nostre colpe attribuendole alle difficoltà che si sono accumulate dall’inizio della proclamata unità d’Italia e non  indugiamo a ricercarne le cause. Solo un’analisi scrupolosa può aiutarci a scoprire le responsabilità che, a mio avviso, risalgono alla mancata presa di coscienza della classe illuminata intellettuale che non ha ritenuto di mettere in campo le iniziative necessarie per favorire lo sviluppo culturale delle masse popolari. La crisi attuale è figlia non solo di politiche interne discutibili, ma è conseguenza del sistema Europa che non riesce a governare l’ economia dei singoli stati. Torniamo al Meridione e, in modo specifico, alla nostra Calabria. Qui le classi dirigenti sia intellettuali che politiche non hanno saputo promuovere la necessaria autonomia dai poteri che hanno dominato incontrastati nel resto del Paese.

Gli intellettuali, coscienza critica della società, cosa hanno fatto per destare l’attenzione del popolo? I politici, spesso, si sono adagiati sulla leadership di coloro che si trovavano in sella pro tempore, preoccupandosi soprattutto del proprio orticello. Posiamo lo sguardo all’oggi: lo spettacolo è desolante. Non ascoltiamo alcuna voce che provenga dai centri culturali; i partiti cercano la sopravvivenza inseguendo condizioni finalizzate alla conservazione di posizioni di potere, sia pure residuo. Si tenta, ad esempio, di promuovere il cosiddetto modello Reggio che oggi è contraddittorio rispetto agli eventi della geografia politica. Il Pd è ancora in stato confusionale e continua a dare la sensazione di una perenne fucina di guerra tra bande. Le riunioni avvengono negli appartenenti tra ristrette cerchie di addetti ai lavori; è uno spettacolo che suscita perplessità e rammarico anche in chi è lontano dagli stessi schieramenti. Siffatto stato di cose ha generato l’isolamento della Regione rispetto al resto d’Italia che ancora si attarda a capire che le difficoltà del Meridione rappresentano uno dei più seri ostacoli alla crescita della Nazione. Abbiamo perduto circa vent’anni nei quali la presenza di un raggruppamento “politico”, qual è la Lega, ha rappresentato i sentimenti negativi di gran parte del Nord suscitando egoismi e non stimolando situazioni positive capaci di concretizzare la vera unità del Paese.
    E allora? Non bastano le proteste, sia pure manifestate in maniera forte, ma è necessaria la nascita di una classe dirigente capace di affrancarsi dalle soggezioni secolari,   pronta a rendersi interprete autentica dei bisogni delle popolazioni rappresentate. La Calabria deve conquistare, con propri mezzi ed autorevolezza, il posto dignitoso che le compete nel consesso nazionale. Ciò avverrà solo se la classe illuminata (gli intellettuali, le professioni, gli Atenei) si metterà in tesa alla rivoluzione matrice del cambiamento.  
                                                                 

Raffaele Caracciolo

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