Vangelo di domenica 8 gennaio |
Scritto da +V.Bertolone | |
sabato, 07 gennaio 2012 19:45 | |
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 1,7-11. E predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo». In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto». Battesimo di Gesù 8 Gennaio 2012 Tra cielo e terra Introduzione In questa seconda domenica dopo Natale, la Liturgia ci propone un secondo episodio di rivelazione divina: il Battesimo del Signore. Si tratta di un fatto sorprendente: nella “biografia” di Gesù esso si colloca a trentanni circa dopo la sua nascita. Ciò significa che c’è un vuoto nel racconto biografico dei Vangeli: nella festa dell’Epifania abbiamo lasciato Gesù in braccio a sua madre, ancora bambino di poche settimane; oggi, ci ritroviamo di fronte ad un uomo, confuso tra la folla sulla riva del Giordano, dove Giovanni il Battista sta battezzando con l’acqua.Tutto ciò che accade in questo passo evangelico, e anche quello che non è raccontato, è mistero umano e divino, è mistero di fede. Di umano è il silenzio di quei lunghi trentanni, nei quali Gesù si è calato fino in fondo nella nostra situazione. Egli ha vissuto il vangelo del silenzio e del nascondimento, il vangelo degli uomini e basta. In altri termini, quel vuoto è scandito dal ritmo della normale quotidianità di vita. Di umano, però, c’è anche quel mettersi in fila in mezzo agli altri per ricevere il battesimo di acqua e di conversione dalle mani del Battista. Esso è il simbolo del Figlio che si fa fratello, che si immerge solidale nel fiume dell’umanità per ridarle nuova vita.Di divino, invece, è quel cielo squarciato dal quale si sente la voce del Padre realizzando un’antica profezia: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi” (Is 63, 19). Di divino è ancora quell’eloquente simbolo trinitario che si vede in azione: la voce del Padre, l’obbedienza del Figlio e la novità vivificante e liberante dello Spirito Santo, raffigurato dalla colomba. Il brano, dunque, è molto di più di un episodio conosciuto della biografia di Gesù: è una miniatura di Vangelo, è il racconto sintetico di quelle alte verità che ci hanno fatto rinascere alla vera vita. Un cielo aperto L’ultimo tassello della meraviglia che ha accompagnato le due settimane di Natale, lo aggiungiamo oggi con questa seconda rivelazione dell’amore di Dio: Egli in Gesù non solo ci ama, ma ci ha ben-amato, siamo amati, cioè ci ha resi suoi figli prediletti, nei quali si è compiaciuto di abitare. Questa è l’assoluta novità del cristianesimo: l’essere ben-amati dal Padre a priori, a prescindere, prima, gratis. Perciò la festa di oggi è anche la nostra festa. Nel battesimo di Gesù celebriamo il nostro battesimo, sacramento che innesta noi nel Corpo di Cristo e il Corpo di Cristo in noi. Così il racconto del Vangelo odierno è anche il nostro racconto: parla di noi e di ogni uomo, parla di ogni fratello che diventa figlio. Tu sei il figlio prediletto: in Gesù noi tutti siamo figli prediletti. Sono queste parole che rivelano la sostanza profonda del nostro stesso battesimo: diventare figli amati avendo doppie radici, nel profondo della terra e nella vastità del cielo. Ovvero, al contempo immersi nelle acque di una umanità fragile e debole, sempre in bilico tra aspirazioni di poco conto e desideri d’infinito, tra l’essere docili alla volontà del Padre e il ribellarsi ad essa, tra la necessità di amare e la volontà di restare nell’indifferenza, e spinti oltre a scrutare orizzonti nei quali le speranze si fanno certezze.L’epifania celeste che celebriamo oggi dà una risposta e un senso a questo continuo altalenare umano: il cielo si lacera, si squarcia, si spezza e il divino fa la sua irruzione nell’anima delle cose, nella storia dell’umanità. Vita ne esce e vita ne entra: esce la vita del Figlio sotto l’urgenza pressante dell’amore del Padre; entra la vita dei figli riscattata dalla stessa urgenza d’amore. Questa è la grande svolta di ogni credente la grande occasione dell’intera umanità. In questo meraviglioso scambio fra la terra e il cielo Dio spezza il suo silenzio e il suo trascendente isolamento e rivela lo Spirito che discende sul Cristo e dal Cristo su di noi. È una spirale d’amore: la voce di Dio riconosce la sua stessa Parola, Cristo è rivelazione incarnata della Parola, e lo Spirito Santo è la Parola che ispira la mente e il cuore di ogni uomo affinché esso stesso diventi l’opera d’arte rivelatrice di Dio. Tutto ciò si sarebbe realizzato senza l’incarnazione di Cristo. Egli è il Dio entrato nel nostro orizzonte perché noi potessimo entrare nel Suo, come dice una bella preghiera orientale: “Nonostante tu viva nei cieli, o Dio, noi possiamo venire da te, perché i tuoi piedi stanno sulla terra e su questa stessa terra noi viviamo. Il tuo figlio, nostro Signore, era uomo. Io tutto il mondo, fa che i nostri anni, i nostri giorni e le nostre cose ci mostrino come noi apparteniamo solo a te e come solo tu ci appartieni”. Prendere consapevolezza di questa appartenenza, significa prendere coscienza del proprio battesimo e della responsabilità di essere cristiani. Infatti, nel giorno del nostro battesimo si è ripetuta la scena evangelica che oggi meditiamo: il cielo si è aperto, la voce del Padre ci ha consacrati figli prediletti, e in Cristo si è compiaciuto di donarci il suo Spirito. E siamo diventati così creature nuove: pietre vive del tempio di Dio. Nel battesimo di Gesù il nostro battesimo A questo punto sarebbe inutile chiederci quale valore abbia per noi oggi celebrare questa solennità. Invece, dobbiamo chiederci quanti fratelli vivono il loro battesimo ? Prima di tutto è innegabile lo stretto rapporto che intercorre fra il battesimo di Gesù nel Giordano e il nostro battesimo. Infatti, nel battesimo di Gesù, che non aveva bisogno di essere battezzato, sono presenti le realtà costitutive del nostro battesimo: la remissione dei peccati, il conferimento dello Spirito Santo, la filiazione divina e la chiamata profetica a essere strumento di salvezza per altri. Allora il nostro battesimo va considerato come una continuazione di quello di Gesù. Perciò aprire il cielo resta anche la nostra vocazione; come sarà anche nostra la vocazione abitare la terra con quella parte di cielo che la compone. In altri termini, in quanto battezzati, nostra sarà la responsabilità di “mescolare in giuste proporzioni finito e infinito” (Platone). Questo è il segreto della vita bella di tutti noi battezzati in Cristo.Volendo tradurre concretamente quanto detto finora: vivere da battezzati significa saper aprire spazi di cielo sereno su una terra troppo spesso coperta di nubi dense e scure; significa saper aprire la speranza come si apre una porta chiusa; significa, come i profeti, farci guidare dalle vie di Dio e dai suoi pensieri; e, infine, forzare il cielo perché si affacci dall’alto la giustizia, forzare la terra perché, almeno in noi e attorno a noi, giustizia e pace camminino insieme.Queste non sono imprese impossibili, non sono fuori dalle nostre portate giacché a compierle non siamo noi, ma è Cristo che vive in noi. È il suo Spirito che ci pervade, donandoci la vita stessa di Dio, il suo respiro. Esso si posa su di noi, entra dentro di noi, ci avvolge, e, a poco a poco, ci modella, ci trasforma, fortificando pensieri, affetti, progetti, speranze e orientandoli verso la legge dolce, esigente, rasserenante del vero amore. Conclusione Viviamo dunque questa solennità nel ricordo del nostro battesimo, lodando e ringraziando il Padre perché nel Figlio ci ha resi figli suoi prediletti, e pregando il Signore affinché, animati dal suo Santo Spirito, possiamo noi stessi essere per gli altri epifania di Dio: spazi di cielo sereno aperti per tutti i fratelli. Serena domenica +Vincenzo Bertolone |
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