L'uomo,questo squilibrato |
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Scritto da L.Niger | |
martedì, 03 gennaio 2012 20:55 | |
![]() Michele Federico Sciacca Tra i ricordi (si sa che il passato rappresenta una delle poche certezze, oltre l’incertezza), nei giorni precedenti, viaggiando in macchina da solo e accompagnato dalla musica, il pensiero si è fermato su Michele Federico Sciacca (1908-1975). E chi era costui? Si chiederanno, soprattutto i più giovani. Si tratta, in breve, di un pensatore, di un filosofo, nato in Sicilia e vissuto, soprattutto, a Genova e morto decenni fa. Noto docente universitario, autore di numerose opere, fondatore di riviste filosofiche, ispiratore di confronti filosofici di notevole livello. Il suo pensiero, tra S.Agostino, Rosmini e Gentile, viene definito spiritualista e cattolico. Tuttavia, percorrendo l’impervia e avventurosa autostrada(?) Salerno-Reggio Calabria, non pensavo al percorso filosofico di Sciacca, bensì a piccoli frammenti della mia tormentata e scontrosa prima adolescenza, vissuta in questa Calabria povera e arcaica, sfruttata ed emarginata dal banditismo locale e nazionale. In quel tempo, ma credo ancora oggi, tra i fortunati studenti, diciamo tra i più, vi era la buona abitudine di leggere più manuali scolastici, soprattutto, relativi all’area storico-filosofica e letteraria. Tale abitudine, che, forse, i ragazzi tecnologici e sempre connessi dovrebbero recuperare per la formazione del pensiero critico e probabilistico, rispondeva da una parte al bisogno di chiarire, ampliare, approfondire, mettere a confronto, dall’altra alla necessità di sopperire alla povertà culturale e didattica di alcuni insegnanti. Tra questi manuali, ad esempio nell’ambito della filosofia, spiccavano, tanto per citarne alcuni, Lamanna, Faggin, Abbagnano, Geymonat…e anche Sciacca. Al di là dei contenuti stimolanti e del linguaggio vertiginoso di Sciacca, mi avevano colpito e affascinato alcuni titoli dei libri del pensatore siciliano: Come si vince a Waterloo; Così mi parlano le cose mute; L’uomo, questo squilibrato. In particolare, quest’ultimo, da allora, ha rappresentato una delle tante spinte a prestare una particolare attenzione ai comportamenti equilibrati e squilibrati degli uomini, a studiarne cause,motivazioni e possibili soluzioni, individuali e collettive. Il tema è sempre di straordinaria e preoccupante attualità. Basti pensare, oggi, ai comportamenti famelici e delinquenziali di finanzieri e banchieri, che, spinti dall’avidità e dall’ingordigia, accecati dal possesso dei soldi e dal potere, con speculazioni e movimenti finanziari selvaggi, non solo mettono in crisi i sistemi democratici, ma si macchiano di veri e propri crimini contro l’umanità, nella misura in cui decidono della vita di milioni di individui: poveri, bambini, donne, anziani. Vite, già di per sé, precarie e anonime. E tutto questo accade,mentre la classe politica, in particolare quella italiana, sta a guardare impotente oppure esita, farfuglia sciocchezze, arranca, manifestando ancora una volta incompetenza, irresponsabilità, gaglioffaggine.
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