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Vangelo di Domenica 25 Dicembre - Natale PDF Stampa E-mail
Scritto da +V.Bertolone   
domenica, 25 dicembre 2011 11:59
ImageIn principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.  Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la via era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.  Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

Natale

25 Dicembre 2011

La pienezza del tempo

Introduzione 

A Natale pensieri e riflessioni affollano la mente tanto che riesce difficile dare loro un ordine. Le Letture del Vangelo nelle tre liturgie eucaristiche: mezzanotte, alba e giorno, vertono tutte sul grande mistero dell'Incarnazione. Mistero che si rende manifesto agli uomini nell'umiltà di una grotta, visitato da povera gente anche se annunziato dagli angeli. Ma questa generazione nel tempo è preceduta, per così dire, dalla generazione eterna del Verbo di Dio: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio!Il fatto dell'Incarnazione sta proprio al centro, o meglio al colmo della nostra vicenda umana: qui il tempo attinge all'eterno, l'umano è toccato dal divino, inizia un mondo nuovo che ormai va definito solo come umano-divino. Ed è questo il fatto che invera aspettative umane e promesse divine, ma non così incombente e vistoso da non richiedere da parte dell'uomo una sua apertura e una sua scelta, come occhi che si devono aprire alla Luce.È difficile però tenere occhi aperti di fronte ad un Sole così abbagliante, come difficile è aprire la mente ad un mistero così grande. Difficile, ma non impossibile. Infatti, Dio incarnandosi ci ha fatti figli suoi, portatori attivi del suo Spirito ed è attraverso di Esso che riceviamo quella sapienza del cuore che ci fa cantare, oggi, giorno di Natale, con le parole del Cantico di Salomone: “Il suo amore per me ha umiliato la sua grandezza. Si è fatto simile a me perché io lo accolga. Si è fatto simile a me perché io lo rivesta”.

 Il nostro tempo                

Il Verbo si è fatto carne: parole alle quali le nostre orecchie sono abituate in questo particolare giorno dell’anno, eppure continuano a suscitare un certo brivido giacché ci rendono protagonisti, testimoni e destinatari di un miracolo. Il miracolo è quest’uomo di donna che nasce e ci rifà da capo.               

Dunque, questo è il tempo del nostro natale. Cristo nasce perché noi nasciamo. La natività di Gesù chiama la nostra natività: la nostra capacità di vivere in modo diverso e nuovo, il nostro saper nascere dallo Spirito di Dio, il nostro farci così piccoli e liberi da essere incapaci di aggredire, di odiare, di minacciare. Con occhi così puri da saper vedere tracce di Dio dovunque; con parole così buone da saper solo benedire e mai maledire.                

A questa novità Padre e Figlio si preparano e ci preparano da tempo immemorabile: Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna (Epist.). Siamo cioè al vertice di un progetto di Dio sognato da lontano: specchiarsi nell’uomo e l’uomo in Dio. E così la Parola si è fatta vita: di questa nostra vita, di questa vita minacciata e fragile, di questa vita irruente e torbida. Questa vita viene  santificata e di essa con il Figlio si è dichiarato innamorato. Gesù di Nazaret è, di fatto, la dichiarazione e la manifestazione d’amore più bella che Dio abbia fatto all’uomo: in Lui è svelata in pienezza l'infinita follia d'amore di Dio.Con Gesù, infatti, Dio Padre ha definitivamente fissato la sua dimora in mezzo agli uomini. Oggi è il giorno: Dio è entrato nella storia, l'Eterno abita il tempo. Non esiste più la storia degli uomini e quella di Dio, non esistono più due traiettorie intangibili. Ora esiste una sola storia: quella dell'amore di Dio per l'uomo, quella abitata dalla sua fedeltà.Dio si è impastato in tutto e per tutto alla nostra carne, l'ha assunta, l'ha trasfigurata, l'ha abitata come la dimora più preziosa.Non più nel tempio, non più nel santo dei santi, non solo nella bellezza del creato, ma in un bimbo paffuto e infreddolito possiamo trovare la rivelazione più disarmante, inattesa e compiuta del volto di Dio.Per questo, ancora oggi il Natale segna lo spartiacque della storia, prima e dopo Cristo, come da tenebre a luce: Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. La vicenda umana trova qui il tornante che inverte la rotta da un destino di morte a quello di una salvezza e di una vita piena.E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Carne qui significa non solo che ha assunto la nostra vera e concreta umanità, ma che ha condiviso in pieno con noi la stessa vicenda di fatica, di sofferenza e di morte. Dice il Concilio: "Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in un certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con mente d'uomo, ha agito con volontà d'uomo, ha amato con cuore d'uomo: s'è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché il peccato" (GS 22).Da questo momento, dal momento che Dio è qui, nessuna condizione umana è disperata, nessuna è senza via d’uscita, anzi tutto acquista un sapore nuovo: si impara ad amare la vita là dove essa germina,  s’impara a vedere negli altri solo il bene, scegliendo tra due significati sempre il migliore, e si inizia a vedere il sole ovunque, anche nelle ombre che esso crea. Questo significa imparare a vivere come uomini di speranza e fede, uomini nutriti alle promesse di Dio e rinati con la sua Presenza.

Nati per essere figli di speranza               

Tutti conosciamo il momento difficile che stiamo attraversando, ed è facile abbandonarsi più alla tristezza che alla gioia. Ma se accogliamo con fiducia il bambino Gesù, nulla potrà turbarci perché Dio è con noi. E se Dio è con noi possiamo acclamare con gioia che oggi è davvero il giorno dello stupore, della gratitudine e della una nuova speranza.È il giorno in cui possiamo nascere e rinascere, possiamo permettere che le nostre nudità siano rivestite, che le nostre ferite siano medicate, che le nostre solitudini siano riempite dalla Sua presenza. Se noi lo vogliamo, se noi lo scegliamo, è il giorno in cui Dio prende dimora in noi, nella nostra carne, nella nostra storia; è il giorno in cui Dio abita tutti gli angoli più bui della nostra persona e li riempie con la sua luce; è il giorno in cui deporre le armi e avere mani vuote e libere per accogliere il dono di Dio: niente di meno di se stesso. È il giorno in cui lasciare che la speranza ci attraversi e ci lascia intravedere un mondo migliore e un futuro diverso.Alla speranza di diventare figli della vita e della luce, figli suoi, Dio ci chiama da sempre. questo è l’altro grande mistero del Natale, accogliendo il Figlio, diventiamo anche noi suoi figli: A quanti l’hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio. Ci troviamo proiettati nel centro incandescente di tutto ciò che è accaduto, di tutto ciò che avverrà. C’è un potere in noi, non una semplice possibilità o un diritto, una energia, una forza: diventare figli di Dio.E questo grande dono non è tassato, non è esclusiva di pochi, e nessuno può togliercelo, però va accolto e costruito: ci viene fatto un dono e va usato perché porti i suoi frutti, bisogna che si diventi veri  figli di Dio. Ma come?I segni del Natale ce lo insegnano: una grotta dove nascere, della paglia per riscaldarsi e umili pastori che danno per primi il benvenuto a Dio. Dunque, essere figli significa diventare come Gesù umili, obbedienti, semplici e innamorato di Dio e della vita dell’uomo. Come Gesù perché il cielo si apra e un nuovo orizzonte si apra davanti a noi. Tuttavia, dobbiamo fare i conti anche con le nostre fragilità quando mettiamo in pratica quel come, ma questo non dovrebbe fermarci perché c’è in noi un potere, donatoci a Natale, e prima ancora in principio: il Verbo è da sempre, sostanza di tutto il creato, segreto di ogni parola; nulla è stato fatto senza di Lui, la luce è nell’uscio d’argilla. Per la sua incarnazione abbiamo il potere di contenere e custodire questa luce, anche nell’argilla, anche nel frammento.   

Conclusione

                Cosa augurarvi in questo giorno di Natale se non riscoprire in voi questa luce e quell’energia che ci proviene da quella mangiatoia. Spalancate i cuori alla novità e alla bellezza di quel Dio cucciolo d’uomo, perché sovverta le nostre logiche, ci svegli dalle nostre freddezze, impasti nei nostri giorni un abbondante lievito di speranza e fiducioso abbandono a Lui e ci faccia luce e benedizione per tutti.

Buon Natale, carissimi amici.                                                                                              

+Vincenzo Bertolone

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