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Vangelo di domenica 17 luglio PDF Stampa E-mail
Scritto da +V.Bertolone   
sabato, 16 luglio 2011 22:50
ImageDal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 13,24-43.- Un'altra parabola espose loro così: «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio». Un'altra parabola espose loro: «Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami».

Un'altra parabola disse loro: «Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti». Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo. Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!

 

XVI Domenica del Tempo Ordinario

17 luglio 2011 

La Pazienza di Dio

Introduzione 

                Dio semina e lo fa con seme buono. Lo abbiamo ammirato domenica scorsa con la pagina del buon seminatore e indugiamo ancora su questo particolare del nostro Dio, anche in questa XVI Domenica del Tempo ordinario.

Infatti, Gesù continua a parlare con semplicità, e prendere esempio dalla vita umile della natura per manifestare il Regno di Dio. Molte sono le opportunità offerteci per leggere la presenza del Regno di Dio: ora è campo nel quale cresce grano buono e zizzania, ora è un piccolo seme di senape, ora un pizzico di lievito.

                Dunque largo alla fantasia, apriamo gli occhi del cuore e accostiamoci all’essenziale, che per me è invisibile a sguardi superficiali! E scopriamo che c’è un campo nel cuore in cui intrecciano le loro radici, spesso inestricabili, il bene e il male: nessuno è solo zizzania, nessuno puro grano. Perciò non possiamo giudicare male il mondo né la giustizia di Dio: i criteri di giudizio di Dio non sono i nostri, e il mondo, come ogni uomo, come le nostre parrocchie, reca in sé semi di vita buona, granelli di senape e piccole manciate di lievito.

                Ora si tratta di scegliere se vogliamo comportarci come il contadino della parabola: essere positivi, solari, capaci di intuire, ovunque, spighe, pane e mietiture fiduciose. Come Lui saper attendere con speranza, mitezza e amore che la zizzania si cambi in grano, che il granellino di senape diventi albero grande e rigoglioso, che il lievito mischiato alla farina faccia crescere la pasta. Bisogna poi saper condividere il Suo stesso sguardo lungimirante e la sua pazienza, bisogna soprattutto, saperne accogliere la speranza, perché come scriveva il poeta francese Charles Péguy: “è sperare la cosa difficile, a voce bassa e vergognosamente. La cosa facile è disperare ed è la grande tentazione”. 

Un giudice mite 

                “Si Deus est, cur, et unde malum ?”. Se Dio esiste, perché, e da dove viene il male? A porsi questa domanda, dando voce a tutti gli uomini e a noi stessi che da sempre ci poniamo lo stesso interrogativo, è stato sant’Agostino. Mutuando le sue parole, oggi potremmo chiederci: “Se Dio semina il seme buono, perché lascia che cresca anche la zizzania?”.

                Nella nostra esistenza questo è un contrasto stridente e drammatico: se Dio è bontà per essenza, se Dio può tutto, perché permette che accada il male? Perché lascia che la zizzania soffochi il grano buono? Perché ci sono tante cose che non vanno come dovrebbero? Perché sin dall’inizio l’uomo ha voltato le spalle a Dio? Perché ancora oggi, nonostante tutto il male che c’è in circolazione, Dio non interviene a mettere a posto tutte le cose? Perché il bene non fa notizia, mentre il male finisce nei giornali e nei telegiornali? Perché noi non facciamo nulla per sconfiggerlo? E, soprattutto perché Dio non fa nulla per sconfiggerlo?

                Eppure la Parola ci insegna da sempre che il nostro Dio è giusto, non ama le ingiustizie e punisce le iniquità. Certamente, è così, ma i criteri della giustizia di Dio non sono i nostri criteri, e ciò che ai nostri occhi sembra un agire ingiusto, sulla base dei criteri di Dio, costituisce la forza stessa del giudicare giustamente. In altri termini, come scrive il saggio del libro della Sapienza Dio è “Padrone della forza che giudica con mitezza”. La mitezza dunque è la forza del giudizio di Dio.

                Dio valuta con pazienza, ma non quella semplice che aspetta il giorno del giudizio per poi punire con più soddisfazione; quella di Dio è longanimità, è misericordia, è volontà di salvare. È “amare gli uomini”, “dare loro la buona speranza”, “concedere il pentimento dopo i peccati”. È agire nella speranza che fino all’ultimo la zizzania si possa convertire in grano e portare così il frutto desiderato.

                Tuttavia, per capire i parametri della giustizia divina, occorre guardare secondo lo sguardo di Dio. ai suoi occhi infatti il bene è più forte e più importante del male; il buon seme conta più della zizzania del campo, una spiga di buon grano vale più di tutte le erbacce della terra.

In definitiva, il Regno di Dio annunciato da Cristo è molto di più della colpa dell’uomo. Agli occhi del mondo sarà debole, fragile, piccolo, insignificante come un granello di senape o un pizzico di lievito mischiato alla farina. Ma una volta lievitata la pasta, essa diventa pane spezzato per tutti; una volta cresciuto il seme diventa albero grande e possente alla cui ombra si trova riparo e conforto.

Però né la massa di pasta né l’albero crescono all’istante, perciò bisogna esercitare l’arte della pazienza, sapendo attendere i tempi di Dio e come Lui accettare anche il male che è dentro di noi e attorno a noi, non per giustificarlo, ma per saperlo perdonare e trasformarlo dal di dentro. Ciò che per noi veramente conta è avere lo sguardo di Dio per riuscire a vedere solo il seme buono che è in ogni cosa e in ogni persona, lasciando così che il bene cresca senza paura, senza giudizio, senza condanna. 

C’è del buono

In ogni situazione di vita, allora, scegliamo la via di Dio, scegliamo di guardare al bene e non al male. Impariamo a coltivare in noi lo stile di approccio alla vita e alle persone di Cristo. non passiamo il tempo a lamentarci che il mondo è cambiato, che la società è ingiusta, che la Chiesa dovrebbe essere diversa, che la parrocchia ha un prete che non va bene, che la nostra comunità è fatta di pochi santi e molti peccatori, che il nostro datore di lavoro è un mostro o le nostre insegnanti cattive. Non lamentiamoci, infine, se i nostri genitori sono eccessivamente severi. È proprio così che cresce la zizzania, perché si lascia germogliare nel cuore il seme del rancore, dell’astio, del risentimento, dell’insofferenza: guardando troppo alla zizzania, essa cresce e soffoca le spighe buone.

Invece, bandiamo dalla nostra vita le lamentele, e impariamo piuttosto ad adottare verso noi stessi, gli altri e il mondo un ottica più gioiosa, vitale e fiduciosa. Tutto ciò è possibile, perché il nostro spirito è capace di cose grandi, di passioni positive, di grandi desideri. Impariamo preoccuparci dei buoni semi disseminati ovunque, amiamo i germi di vita che spuntano ovunque e nutriamone e custodiamone i germogli. Perché non tutto è solo debolezza e difetto, ma tutto è maturazione; non tutto coincide con il peccato, ma con la potenzialità di bene che ogni cosa é in grado di produrre.

Iniziamo col vedere ciò che di vitale, di bello, di promettente Dio ha seminato in noi, facciamo sì che porti frutto, che ogni granellino di senape cresca con il dono di attrarre e accogliere vite, che ogni pizzico di lievito abbia il tempo per sollevare e rialzare i giorni inerti.

Impariamo a vivere secondo l’Amore grande che ci ha creati e ci vuole tutti salvati, condividiamone i desideri e i forti ideali, ricerchiamo solo i semi della bontà che la mano di Dio non si stanca di seminare. Facciamo che essi erompano in tutta la loro bellezza, in tutta la loro potenza, e vedremo le tenebre ritirarsi e la zizzania senza più terreno. E tutto il nostro essere maturare al sole.

Mettiamoci dunque sulla strada di Dio, che per vincere il buio della notte accende ogni giorno il mattino; per far fiorire la steppa, anche solo per una stagione, sparge infiniti semi di vita; per far lievitare una massa immobile, immette il suo lievito.

 

Conclusioni

 

Grande lezione quella della pagina del Vangelo di oggi. Grande lezione che parla al cuore dell’uomo del nostro tempo così incline al disfattismo, alla disperazione, alla lamentela, a vedere tutto brutto e male, dentro di sé, accanto a sé e di fronte a sé.

Gesù, invece, ci insegna a vivere di fronte e accanto al male, senza pensare esclusiavamente all’attacco e alla distruzione, senza disperare che ormai non c’è più nulla da fare per questo “atomo opaco del male”. Gesù si è fatto seme e lievito: si è lasciato ingoiare dalla terra per germogliare a nuova vita, si è fatto “pizzico” di lievito per mischiarsi alla farina e diventare pane spezzato per tutti.

E quanto grande è questo nostro Padre celeste che concede a tutti, nessuno escluso, dopo i peccati la possibilità di pentirsi. Da questa grande lezione impariamo che agli occhi di Dio più grande dei nostri peccati è il suo amore per noi. E questa è davvero una grande speranza.

Serena Domenica

+ Vincenzo Bertolone

 

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