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Vangelo di domenica 19 giugno PDF Stampa E-mail
Scritto da +A.Riboldi   
domenica, 19 giugno 2011 05:45

ImageDal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 3,16-18.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.

C'è chi ti cerca e ti ama
mons. Antonio Riboldi  
Santissima Trinità (Anno A) (19/06.2011)
Vangelo: Gv 3,16-18   

Non so se ancora oggi nelle nostre famiglie si usa quanto invece nella mia famiglia era il gesto che apriva la giornata, ossia il segno della Croce. La prima preoccupazione dei miei genitori, appena nato, è stata quella di farci entrare nella famiglia di Dio con il Battesimo. Ritenevano i nostri genitori che ben poco era il valore del dono della vita, se non le fosse restituita la vera paternità, quella di Dio, che i nostri progenitori avevano rifiutato con il peccato originale. Incuranti di tutto, in pieno inverno, vollero ammettermi al Battesimo il giorno dopo la mia nascita. Nato il 16 Gennaio, venni battezzato il 17 Gennaio. E fu gran festa, mi raccontava mamma, perché con il Battesimo ero diventato oltre che suo figlio - ed era per i miei genitori sempre una immensa gioia - figlio di Dio. "Che è tutta un'altra cosa, mi ripeteva sempre mamma". Ed era abitudine quotidiana accompagnare la nostra manina a farci il segno della croce; ossia "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Un "segno", un atto di fede, una fiducia, che ripetevamo ogni volta si apriva un gesto della vita. Per poi, appena divenuti capaci di capire e parlare, ripeterci ogni giorno, come il vero canto della vita che doveva illuminare i nostri passi: "Chi ti ha creato?" "Dio". "E perché ti ha creato?" "Per conoscerLo, amarLo, servirLo in questa vita e poi essere felice con Lui per sempre in Paradiso!. Così vita e senso della vita trovavano la loro verità nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Era abituarci a pensare ed indirizzare i nostri passi sui "passi di un Dio" che ci precedeva, ci seguiva, ci prendeva in braccio nei momenti di difficoltà. Era un aprirci il cuore al grande amore che il Padre ha per noi. Un amore che ha espresso nel donarci il Figlio Gesù, l'Emmanuele e poi il Consolatore, ossia lo Spirito Santo nella Pentecoste. E' incredibile per la ragione umana, che rivela in questo la sua piccolezza quando si chiude in se stessa, che ci sia Qualcuno che ci ami alla follia, di un amore che non ha confini, come è quello della SS. ma Trinità. Riesce a volte difficile per noi, abituati alle piccole cose che offre questo mondo e che sono vere meschinità, anche solo immaginare che ci sia un Bene così grande che ha la misura del Cuore di Dio. Ci perdiamo in piccolezze, che chiamiamo "beni" e sono piccole cose che a volte possono perderci. Nello stesso tempo sentiamo intensamente nel profondo del cuore il bisogno di un amore che non abbia limiti e che sia "il bene" sommo, cui non sappiamo neppure noi dare un nome. I Santi, che sono riusciti a passare il velo della povertà umana ed entrare nella visione dell'amore di Dio, non solo non avevano parole per descrivere l'immensità dell'amore che solo Dio è e ci ha comunicato nella creazione, ma non sapevano trattenersi dal farsi come rapire da quell'amore, fino a farsi coinvolgere totalmente, a volte dando la vita con il martirio, a volte accettando qui di conoscere la crocifissione del dolore, che per loro era un modo di rispondere all'amore. Lo scorso sabato ero con tanti giovani a S. Giovanni Rotondo, per un meeting in preparazione alla festa della santificazione di questo grande santo del nostro tempo. E confesso che venivo come "travolto" dalla commozione nel solo pensare fino a che punto Padre Pio abbia accolto di fare suo l'amore che Gesù ha per noi con le stigmate dolorosissime, un amore che poi sapeva riversare su tanti che, nel sacramento della Penitenza, ritrovavano la verità della vita, che è amare ed essere amati da Cristo Signore. In un mondo di scetticismo, come è il nostro in cui non crediamo più nell'amore, anche il più semplice - tranne poi a sentirci come in paradiso quando lo scopriamo nel sorriso di una persona che ti incontra e ti mostra la gioia del cuore, aprendo il tuo che si era chiuso - anche solo riflettere sull'amore della SS. ma Trinità che, con ogni mezzo, cogliendo ogni occasione, va in cerca di noi, cercando di farsi spazio nei nostri cuori, meraviglia. E' proprio il caso di dire che è l'amore che cerca. In questo caso è Dio che cerca noi. E l'amore del Padre non fa differenza tra buoni e cattivi. Per Lui tutti siamo figli da amare come un papà sa amare: e ama soprattutto quando sa che noi ci siamo allontanati da Lui. Commuove anche il solo pensiero che Dio si prenda cura di me, di te soprattutto quando crediamo di avere chiuso ogni rapporto con Lui...come se non esistesse per nulla o non ci interessasse se Lui ci ama o no. Noi crediamo di potere fare a meno del Suo amore...e abbiamo paura di dire noi stessi quanto invece Lo desideriamo. Quanta voglia abbiamo di gridare a Lui: "Papà!" ma ci trattengono tante vergogne, tante paure, tante diffidenze o tante tentazioni di affidarci ad altri che proprio "papà" non sono: tutt'al più sono patrigni, dei più terribili. Dice il Vangelo di oggi: In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in Lui non è condannato: ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'Unigenito Figlio di Dio" (Gv.3,16-18) Verrebbe la voglia di gridare a tutti la gioia della speranza. Nessuno, ma proprio nessuno, deve credere di essere indifferente al Cuore di Dio. Tutti ma proprio tutti Gli siamo cari...al punto che Lui è vicino a ciascuno di noi, curandosi di noi come solo uno che veramente ama sa fare. "Si vive una sola volta, scriveva Mons. Tonino Bello, grande Vescovo del nostro tempo, e non vogliamo essere giocati in nome di nessun piccolo interesse. Non c'importa della carriera, né del denaro, né delle donne... non ci importa di passare alla storia (abbiamo il cuore giovane e ci fa paura il freddo della carta e dei marmi): ci interessa la fedeltà a noi stessi. Ci interessa di perderci per Qualcuno che rimane anche dopo che noi siamo passati e che costituisce la ragione del nostro ritrovarci". Ci interessa di portare un destino eterno nel tempo, di sentirci responsabili di tutti e di tutto, di avviarci, sia pure attraverso lunghi errori, verso l'Altro che diffonde un sorriso di poesia su ogni creatura e ci fa pensosi davanti ad una culla e in attesa davanti ad una bara" (Tonino Bello) E' in fondo quanto ci raccomanda oggi, solennità della SS. ma Trinità S. Paolo: "Fratelli, siate lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi. Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo sia con voi sempre" (Cor.13,11-13) Diciamocelo con sincerità, cosa desideriamo di più per entrare nella felicità, quella vera, che l'Amore di Dio mette a portata di mano...se vogliamo?

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