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A me non piace, anzi di più... PDF Stampa E-mail
Scritto da T.Cavallaro   
sabato, 11 giugno 2011 11:16
ImageLo spot televisivo per la campagna pubblicitaria lanciata dalla Regione Calabria per convincere i vacanzieri a venire nella nostra regione non mi piace,anzi è proprio una porcheria, lasciatemelo dire. Non so chi l'abbia pensata e non m'interessa, la domanda pregnante è  invece "chi ha deciso di utilizzarlo?" Se questo è il nuovo corso del turismo calabrese, stiamo freschi. Se la sono presa con Gianantonio Stella perchè ha criticato questo spot di bassissimo impatto e di livello veramente meschino, accusandolo, tra l'altro, di farneticazioni e offese alla Calabria che nel suo articolo non ravvisiamo. Al nostro sindaco, nonchè consigliere regionale, ma forse dovremmo dire al contrario: al consigliere regionale, nonchè nostro sindaco, Gianluca Gallo, invece è piaciuto, talmente tanto da divulgare addirittura un comunicato di plauso...brrrrrrr...brrrrrrrrr, mi viene la pelle d'oca solo a pensare al livello di servilismo cui è giunta la politica nostrana. Mi auguro solo che il suo plauso sia dovuto al suo gusto personale, che giustificherei comunque, e non alla solita sviolinata per compiacere il "padrone". Nella seconda parte pubblichiamo sia il comunicato di Gallo che l'articolo  di Gianantonio Stella.

ImageI Bronzi di Riace trasformati in bulli
«Ritirate quello spot: ci danneggia!». I bronzi di Riace in versione «giovanottoni volgarissimi e abbronzati» che nella pubblicità della Calabria fanno «pari montagna, dispari mare» mostrando chiappe e pudenda come due bulli di un club nudista, hanno lasciato molti calabresi a bocca aperta: «Ma è questo il modo di trattare due capolavori?».
Tutto è cominciato con un corsivo su il Quotidiano della Calabria che consigliava al presidente della Regione Giuseppe Scopelliti: «La Calabria è troppo bella per essere manipolata maldestramente al fine di farne uno spot. Poche immagini di questa terra straordinaria e delle sue opere valgono più di un brutto messaggio pubblicitario in cui si deturpano anche i Bronzi di Riace».

Lo spot
Ma era solo l'inizio. Il giorno dopo, il calabrese Salvatore Settis, che da anni difende l'onore dei calabresi nel mondo non con le chiacchiere o le ire funeste dettate da campanilismo permaloso ma dirigendo prima il Getty Center di Los Angeles e la Scuola Normale di Pisa, poi insegnando al Prado o presiedendo oggi il Consiglio scientifico del Louvre, ha fatto a pezzi ancora sul giornale diretto da Matteo Cosenza la scelta di «calabresizzare» i Bronzi. Spingendosi perfino, udite udite, a chiedersi: e se avesse ragione Galan?

Al grande archeologo, la campagna ideata da qualche genio della pubblicità non è piaciuta affatto: «Lo spot che arrossendo di vergogna ci toccherà vedere in tv nelle prossime settimane esibisce i due venerandi Bronzi trasformati in giovanottoni volgarissimi e abbronzati, degni del seguito di Cetto La Qualunque, che fanno a pari e dispari esibendo chiappe e quant'altro».
Lo dicesse un settentrionale come Vittorio Sgarbi (durissimo nello stroncare le rivendicazioni d'inamovibilità e «calabresità» delle statue: «I Bronzi sono dello Stato!») o Giancarlo Galan, reo di avere messo in dubbio il modo in cui i Bronzi sono valorizzati (un terzo dei visitatori a pagamento rispetto agli ippopotami dello zoo di Pistoia) apriti cielo! Basti ricordare la reazione dell'Ordine degli avvocati di Catanzaro alla denuncia dell'esame di abilitazione in cui 2.295 compiti su 2.301 (tutti meno sei) degli aspiranti avvocati erano stati copiati parola per parola: «La ferocia demolitrice con cui la stampa, la radio e la televisione hanno aggredito tutta la città di Catanzaro...». Guai, se un'obiezione arriva dal nord del Po. Fatta invece da un grande calabrese, chissà che la denuncia non faccia pensare...

Tanto più che Settis affondava il coltello ricordando la quantità di potenziali turisti che sarebbero stati (sgradevolmente) raggiunti: «Secondo la dichiarazione del presidente Scopelliti sarebbe "un segnale di cambiamento, per fare del turismo una fonte di ricchezza". E infatti, risulta dal sito della Regione, "questa prima parte di campagna utilizza risorse per 2,5 milioni di euro". Complimenti a chi li ha intascati: ma questo uso irrispettoso e volgare dei Bronzi rischia di dar ragione a chi, come il ministro Galan, dice che la Calabria non li merita».
Tanto più che, spiega Settis al Corriere, «la nave che portava i Bronzi, molto probabilmente attici o peloponnesiaci e strappati dalle loro basi durante una razzia, affondò casualmente davanti a Riace ma avrebbe potuto affondare da qualsiasi altra parte. Esattamente come l'«Apollo di Piombino», una scultura greca di Rodi trovata nel mare di Populonia che se fosse recuperata oggi non sarebbe al Louvre ma a Piombino. O come l'«Atleta di Fano» attribuito a Lisippo e trovato davanti alla costa delle Marche: mica è marchigiano! Allo stesso modo, del resto, l'«Auriga di Delfi» forse fu fatto da uno scultore reggino...».

Non bastasse, il giorno dopo ecco intervenire la Confindustria calabrese per bocca di Giuseppe Nucera. Letale: «L'anteprima dei Bronzi animati è stata presentata a febbraio alla Bit di Milano. Sono state più le critiche che gli apprezzamenti e ci aspettavamo che l'esperimento sarebbe stato archiviato, come tanti altri di scarso successo. Riproporre su vasta scala uno spot di pessimo gusto è alquanto discutibile». Titolo del pezzo: «Ritirate lo spot sui Bronzi. Ci danneggia». Appello sottoscritto dall'archeologo (lui pure calabrese) Battista Sangineto. Che dopo avere citato Antonio Albanese definendo lo spot «qualunquemente autodenigratorio» dice che in quel filmino i nobili bronzi sembrano dei «tamarri». Peggio: «Assomigliano molto, nel tratto grafico e nell'ispirazione vagamente omoerotica, ad alcuni fumetti pornografici che, negli anni 70, avevano come protagonisti proprio i due Bronzi, all'epoca più famosi della Gioconda del Louvre». Implorazione finale: «Presidente Scopelliti, ritiri questa grottesca pubblicità».

Non fatichiamo a immaginare le reazioni: «Uffa!». Il guaio è che, come denuncia nel libro Statale 18 il calabrese Mauro Minervino, le ruspe se ne infischiano di quanto trovano scavando e chissenefrega se sotto c'è una necropoli. Però i nomi antichi ed evocativi delle elleniche Terina e Temesa piacciono assai come «claim di lusso» ai vandali del cemento «tutti in vena di citazioni classiche». Ed è tutto un fiorire di «Residence Magna Grecia», «Costa degli dei», «Appartamenti Olimpo», «Hotel Talao», «Ristorante Poseidon» che spuntano da ogni dove lungo una costa che, dice uno studio della stessa Regione, ha una casa abusiva ogni 150 metri. La sintesi è in un rapporto di Legambiente: la Calabria occupa un ventesimo del territorio nazionale e vi risiede un ventottesimo della popolazione ma ospita un settimo di tutte le illegalità nel ciclo del cemento.
Una situazione disperante, che tuttavia non ha insegnato molto a un pezzo della società calabrese. Basti ricordare che, a sostegno del demenziale «Europaradiso», lo spropositato mega villaggio più grande del Mediterraneo che un faccendiere estero appoggiato da ambienti ambigui vorrebbe costruire alle foci del fiume Neto, uno dei pochi «eden» ancora intatti della (ex) magnifica costa calabrese, è nato un comitato («Europaradiso o rivolta!») che si è spinto a fare una locandina surreale. Dove un signore barbuto punta il dito come lo zio Sam nei notissimi manifesti americani: «Voglio te!» E chi è quel signore in tunica? Pitagora! Pi-ta-go-ra!!! Ma è così che si attirano i turisti? O difendendo piuttosto le coste dagli Attila del calcestruzzo?

Gian Antonio Stella
08 giugno 2011 - Corriere della Sera

 

 

COMUNICATO STAMPA

 

«Bene la campagna promozionale delle risorse turistiche calabresi varata dalla Regione».

Lo dice il vicecapogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluca Gallo.

 

 

I Bronzi di Riace che prendono vita e tentano la fuga dal museo per visitare la terra che li ospita ed a cui appartengono, giocandosi a pari e dispari la scelta dei luoghi da visitare.

È la trama della nuova campagna promozionale sulle risorse turistiche calabresi, promossa dalla giunta regionale guidata dal presidente Giuseppe Scopelliti, dal Dipartimento regionale turismo, diretto da Raffaele Rio, e dal Settore promozione, coordinato da Pasquale Anastasi. «Finalmente – commenta il vicecapogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluca Gallo – una campagna pubblicitaria degna di tal nome, avvincente e anche divertente, nella sua semplicità e nella ricchezza del messaggio lanciato: chi verrà in Calabria, come sarà per chi ad esempio sceglierà di visitare i territori racchiusi tra la piana di Sibari e la catena montuosa del Pollino, potrà cogliere l’opportunità di vivere la propria vacanza scegliendo con estrema facilità sia il mare sia la montagna, destinazioni turistiche diverse ma raggiungibili in pochi minuti. Il tutto nel segno dei colori mediterranei, di una comune identità culturale e di gusti piccanti che annullano l’antica dicotomia mare-monti, rendendo le risorse turistiche calabresi un unicum».

La campagna promozionale si svilupperà, a partire da oggi e fino al 12 agosto 2011, su tv, aerei, treni, infrastrutture urbane ed extraurbane, autobus ed internet. Lo spot televisivo, in tre versioni da 30, 15 e 10 secondi, andrà invece in onda sulle reti Rai, Mediaset e del gruppo La7 fino al 18giugno 2011. «L’auspicio – conclude Gallo – è che con una strategia, quale quella messa in campo dalla Regione, che privilegia la qualità, si riesca, come appare probabile, a migliorare l’immagine della nostra terra, facendone emergere e valorizzandone i pregi e le ricchezze».

Reggio Calabria, addì 31 maggio 2011

Segreteria politica

Consigliere regionale Gianluca Gallo

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