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Tributo a Pietro Negroni PDF Stampa E-mail
Scritto da T.Cavallaro   
domenica, 01 maggio 2011 10:34
ImageIeri sera presso il teatro Comunale di Cassano ha avuto luogo la presentazione di un interessante opera artistico-letteraria dedicata al pittore calabrese del ‘500 Pietro Negroni. Autore dell’interessante monografia il prof. Mario Vicino, insegnante di Storia dell’arte nei licei di Corigliano Calabro. La serata ottimamente organizzata dal preside della scuola coriglianese, il cassanese Pietro Maradei è stata condotta dalla prof.ssa Isabella Petrone, insegnante di lettere nello stesso istituto scolastico, che ha introdotto e presentato di volta in volta i relatori e le ottime esibizioni musicali di un gruppo di studenti venuti appositamente da Corigliano. Una serata piacevole, assolutamente non tediosa, con interventi ricchi di contenuti ma ben calibrati nei tempi. (in coda le relazioni di Francesco Fusca e di Enzo Palazzo)

L’opera del prof. Vicino riempie un vuoto nel panorama librario dedicato al pittore calabrese, originario di San Marco Argentano

prof.Vicino
prof.Vicino
le cui opere sono presenti in molte chiese della nostra provincia e una è addirittura esposta nel museo dell’Hermitage di San Pietroburgo, come lo stesso prof. Vicino ci ha svelato. Il prof. Maradei, prima, l’ispettore scolastico Fusca e l’artista di Lauropoli Enzo Palazzo poi, hanno relazionato brillantemente mettendo in evidenza il frutto della meticolosa ricerca effettuata dal prof. Vicino per poter portare a compimento il progetto editoriale.

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da sin. Maradei,Fusca,Petroni,Vicino,Palazzo
Alla fine è intervenuto lo stesso autore, che ha tenuto un’autentica lezione sulla vita e l’opera pittorica del Negroni, una delle cui opere più interessanti - l’Annunciazione - era conservata nella nostra chiesa di San Francesco di Paola (oggi chiusa perché pericolante) e che si trova da più di dieci anni per il restauro in qualche magazzino della sovrintendenza dei Beni Culturali di Cosenza.

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Negroni,l'Assunzione
Altre opere dello stesso artista sono nella pinacoteca di palazzo Arnone a Cosenza ed in altri luoghi di culto. Negroni, vissuto nel ‘500 faceva parte della scuola pittorica detta dei “manieristi”, artisti che si ispiravano alla tecnica di Raffello scomparso nel 1520 e degli altri grandi artisti del rinascimento, ma era anche musico, ottimo suonatore di liuto e compositore. Una figura insomma poliedrica, magari non uno dei massimi rappresentanti dei “manieristi”, ma certamente un calabrese che ha portato lustro e onore alla sua e nostra terra di Calabria.

ImageUna citazione a parte meritano i ragazzi che si sono esibiti sul palcoscenico negli intermezzi musicali, in particolare una ragazza che ha cantato con voce molto ben impostata un difficile brano di Andrea Bocelli e un giovane trombettista  che ha eseguito il notissimo “Carnevale di Venezia” con ardite variazioni, bravi anche gli altri  ragazzi e ragazze che hanno suonato pianoforte, chitarra, violino e non ultimo il coro ben amalgamato, il tutto ottimamente diretto dalla prof.ssa Maria Teresa Miceli, insegnante dello stesso liceo, appassionata di musica. Una bella pagina di storia dell’arte calabrese.

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Negroni,l'Annunciazione
studentesse
Un gruppetto di studentesse coriglianesi all'uscita dal Teatro
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Relazione dell'artista Enzo Palazzo:

In questo mio intervento cercherò di far comprendere che l’avanguardia non è detto che è sempre in conflitto con l’arte preesistente in quanto avvertita come reazionaria e legata ai poteri dominanti interessati ad uno utilizzo dell’arte e degli artisti quel tanto che basta per mantenere in vita se stessi.

E' il 1550, e Giorgio Vasari, nelle sue “vite” consacra il 1500 a secolo classico per eccellenza, con un apogeo che vede al suo vertice la figura di Michelangelo e una decadenza, con quegli artisti che ne ripetono le forme. Questa considerazione si perpetuò fino alla fine del XX secolo, configurando un’immagine complessiva di grande decadenza della pittura di fine 500. Il pensiero critico contemporaneo ha successivamente ampiamente rivalutato il Manierismo, fornendo una rivalutazione degli aspetti artistici del Rinascimento che in precedenza erano stati considerati effetti disastrosi di corruzione della vera arte rinascimentale.

Nel 1508, Raffaello si trasferisce a Roma dove ha inizio una delle sue più importanti opere: la decorazione della “Stanza della Segnatura” nell'appartamento di Giulio II in Vaticano, in cui esprime magistralmente il tema della continuità ideale tra il pensiero antico e quello cristiano. La “Scuola d'Atene”  presenta tutti i filosofi riuniti, fra i quali spiccano al centro Platone e Aristotele: uno indicante con un dito verso l'alto il mondo delle idee, l'altro a sua volta con la mano verso il basso, lo studio della natura. Come per Raffaello fonte di ispirazione fu il ritrovamento della Domus Aurea, così per molti altri artisti del tempo, fattore non trascurabile fu la scoperta nel 1506 del gruppo scultoreo del Laocoonte a Roma. Questo rinvenimento archeologico, alimentò infatti un vero e proprio culto per le antichità classiche, che vennero prese a riferimento per la successiva produzione artistica. In sintesi si può affermare che l'arte del 1500 si divide in due periodi principali: uno che ricopre il primo trentennio, nel quale si raggiunge l'apice dell'arte rinascimentale anche se in esso si possono cogliere già i primi segnali del futuro sviluppo del Manierismo; e uno che comprende i successivi decenni caratterizzati, non dalla mera imitazione dei grandi maestri come spesso si tende ad affermare, bensì dalla nascita ed evoluzione di un particolare linguaggio denominato Manierismo. Il Manierismo è una corrente artistica sviluppatasi tra la fine del rinascimento e l’età barocca. Lo stesso Vasari con il termine maniera, la indicò come un’arte svincolata dalla fedele rappresentazione della natura in nome del costante riferimento alle opere dei maestri rinascimentali. Caratterizzato da una programmatica ricerca di virtuosismo stilistico ed eleganza formale, il manierismo si allontana dall’equilibrio dell’arte rinascimentale prediligendo piuttosto la complessità, la drammaticità, il movimento,  fu espressione del gusto d’élite delle corti cinquecentesche, affermando la sua astratta e raffinata concezione di bellezza soprattutto a Roma, Mantova, Firenze, Genova, nel Veneto, nell’Italia meridionale e anche in alcuni prestigiosi centri culturali europei. Il manierismo non si sviluppò, a differenza di altri movimenti, come reazione e rifiuto totale ai canoni del Rinascimento ma fu florido dal suo interno, esasperando alcuni elementi già presenti nell’opera di maestri come Raffaello e Michelangelo. La Calabria che è stata sempre crocevia di culture e civiltà diverse ha avuto un ruolo storico importante nel prosieguo di questi eventi che hanno arricchito il territorio di capolavori annullando Il pregiudizio di una storiografia che la considerava una regione in ritardo nelle sue espressioni artistiche rispetto alle aree di elaborazione delle idee e alle novità introdotte dal Rinascimento. Le difficoltà di reperire sia i documenti che le opere avevano portato ad escludere la Calabria, dal periodo rinascimentale. Niente di più falso, infatti diverse sono le testimonianze calabresi prima e dopo il rinascimento, durante il rinascimento stesso. Voglio fare due esempi il primo riguarda la facciata di S. Rufino in Assisi, vi sono le figure del libro “Tractatus super quatuor Evangelia” di Gioacchino da Fiore, per come dimostra Franco Prosperi nel libro “Gioacchino da Fiore e le sculture del Duomo di Assisi”, scolpite nel 1190, e come nella Cappella Sistina dipinta da Michelangelo, per come afferma e dimostra il prof. H.W.Pfeiffer, nel recente Libro “La Sistina Svelata” vi sono tutte le sequenze, le immagini e le icone bibliche tratte dal libro di Gioacchino da Fiore “Concordia novi  ac  veteris Testamenti”.

Se prendiamo il Rinascimento come apertura di un’epoca nuova nell’arte, notiamo che in questa epoca avviene un certo passaggio, da un’estetica che coincide con la teologia e la liturgia a un’estetica basata sul ragionamento umano, dunque su una visione umana. Questa si nutre prevalentemente del recupero di un’intelligenza praticamente precristiana, greca e, in certi ambiti, anche latina. L’affermazione della prospettiva esprime anche un radicale cambiamento nell’impostazione globale. Il mondo è dipinto così come lo vede l’uomo e l’occhio dell’artista è la sua mente, l’intelletto. Anche se si raffigura qualcosa di religioso, a ispirare non è più semplicemente ciò che dice la Scrittura o la liturgia, ma prevale la comprensione che l’uomo ha di questi fatti. In un certo senso, la prospettiva fa vedere il mondo – anche quello religioso – secondo l’uomo. Il Rinascimento presenta anche un’apertura a tutto ciò che è stata la creatività umana classica precristiana, sia dell’antica Grecia che di Roma. La pittura nel Rinascimento rappresenta ciò che la scultura rappresentò per l’antica Grecia. Malgrado l’indubbio sviluppo di tutte le arti e la già menzionata unitarietà delle diverse discipline artistiche, è certo che la pittura ha avuto un ruolo preminente nella cultura rinascimentale. Solo da pochi anni la conoscenza più certa e stabile della produzione artistica nell’Italia Meridionale del Cinquecento ha consentito realmente una chiara definizione delle maggiori personalità di pittori attivi nella capitale e nei centri del Viceregno Spagnolo,  di conseguenza anche dei caratteri distintivi di queste stesse personalità di artisti.

L’Arte è sempre stata contemporanea”. Una scritta al neon risplendeva come un quarzo blu sulla facciata degli Uffizi per l’occasione di una mostra di artisti contemporanei, dimostrando che il presente si misura con il passato. La scritta luminosa si accende tutte le sere sulla Gam di Torino: “Tutta l’arte è stata contemporanea”. L’opera di Maurizio Nannucci sottolinea il fatto che anche i grandi maestri del passato, da Giotto a Cézanne, sono stati un tempo artisti contemporanei.  “Alla maniera d’oggi”: così scriveva il Vasari nelle sue celeberrime Vite. E’ noto a questo proposito quante analogie negli ultimi decenni abbia fatto rilevare la critica artistica tra il manierismo storico e i manierismi moderni e, più in generale, tra quell’epoca artistica e l’arte contemporanea.

La tensione verso l’innovazione formale; la volontà di violare la regola data come limite oppressivo; la ricerca di modalità espressive mai sperimentate; l’immedesimazione empatica col sentire dei personaggi, col dramma che si narra; la volontà soprattutto di portare avanti un’arte che basta a se stessa, che vive e si nutre di leggi proprie: questi alcuni dei parallelismi più evidenti tra le due epoche. Trattando del rapporto tra artista e riproduzione del reale, esso trova un evidente parallelo ad esempio nella cultura e nell’arte del 900.  Il novecento, profeticamente annunciato dalla rivoluzione delle avanguardie, il secolo delle grandi tragedie storiche, anzi della tragedia del fallimento della civiltà occidentale, il secolo delle guerre mondiali e dell’annullamento di massa di intere nazioni, il secolo che ha per la prima volta posto la questione dell’olocausto universale, pone l’intellettuale in una condizione di spirito paragonabile a quella dell’uomo di cultura del primo trentennio del ‘500. L’impulso a esprimere con la propria arte emozioni intense collega, al di là del tempo, pittori diversi vissuti nel Cinquecento e gli espressionisti del Novecento; oppure in tentativi espressionistici di far emergere la realtà interiore, ci sono sempre stati pittori il cui fine era rappresentare con precisione ed esattezza le apparenze esteriori. Realismo e simbolismo, rigore classico e passione romantica si sono spesso alternati durante la storia della pittura, rivelando affinità e influenze significative.

Ecco l’importanza dell’opera su Pietro Negroni del prof. Mario Vicino storico e critico d’arte. Puntuale e attento nel tracciare un percorso storico artistico della vicenda umana e professionale del pittore calabrese. In questa pubblicazione di storia dell’arte, unica per gli argomenti trattati, lo studio del prof. Vicino raggiunge la massima esaltazione fornendoci quegli elementi di riflessione e approfondimento per comprendere al meglio il ruolo degli artisti e nello specifico di questo artista calabrese che operò ai massimi livelli nel periodo Manierista, che con il suo stile ha impresso nella pittura un sistema di forme dotato di una qualità e di un’espressione portatrice di significati, permettendo di conoscerne la personalità  e la sua visione del mondo. Altro concetto che il Prof. Vicino analizza in Negroni  pittore  Manierista è che imitando apparentemente i modelli della bellezza classica, ne dissolve le regole. A questa bellezza i manieristi oppongono una spiritualizzazione  apologetica che, per fuggire al vuoto, si lancia verso il fantastico: le loro figure si muovono all’interno di uno spazio irrazionale, e lasciano emergere una dimensione onirica o, in termini contemporanei, “surreale”.  La storia dell’arte, scrisse Ranuccio Bianchi Bandinelli, “a proposito della lettura delle opere d’arte, gli elementi trattati dalla lettura adeguata dell’opera d’arte, rimangono pure e semplici costruzioni, se non li poniamo in stretto contatto con la società umana del tempo, vista nella complessità delle sue componenti”. Quello che a mio parere il Prof. Vicino non solo ha percorso nel suo studio su Negroni ma è andato oltre, dimostrando che la storia dell’arte pone in relazione diretta le opere di artisti a volte anche assai distanti tra loro, non solo per generazione o per geografia. Che la pittura ha bisogno di meditazione, di cultura e di contemplazione perché è infatti più impegnativa e necessita di una lettura più approfondita, analizza circostanze quotidiane, di cultura e di tecnica ma anche psicologiche e politiche, dell’ambiente di cui si è formato  l’artistica P. Negroni. L’arte da sempre racconta le paure, i sogni, i capricci, le speranze, gli umori della razza umana. Graffiata sulle grotte paleolitiche, monumentale nel vento del deserto, dea Madre nella culla del Mediterraneo, sacra nelle cattedrali, segreta nei monasteri medievali, meravigliosa nelle sue scoperte, iniqua sotto le dittature, combattente contro la violenza, oltraggiosa nelle avanguardie, ridotta in schiavitù dal potere, libera nei movimenti di rivolta. Commissionata o massificata, risorge orgogliosa e intelligente. Finchè ci saranno uomini curiosi, studiosi, e materiali su cui disegnare, dipingere, strappare, incollare o scolpire. Perché l’arte dice il nostro desiderio di raggiungere la bellezza. 

Enzo Palazzo

 

LA ‘PIETAS’ IN PIETRO NEGRONI

  di Francesco FUSCA*

Quel sentimento com-prensivo che induce l’Uomo a rispettare il prossimo e ad amarlo; quella virtù esplicitamente dalla parte degli altri, per ‘servirli’ (nell’accezione di ‘servizio’ come sinonimo di ‘nobiltà’); quel sentire verso, a favore…, ebbene, tutto questo è quel che si intuisce e si comprende guardando l’opera di Pietro NEGRONI, la sua pietas, in particolare, «nella grande Madonna con angeli su nuvole» che Jacob Burckhardt elogia alla metà circa dell’Ottocento.

            Non pietas dunque nel senso ‘odierno’, che significa sostanzialmente ‘misericordia’; ma, nel senso ‘antico’ quale ‘sentimento’, devozione verso la Religione, a mo’ d’esempio, o verso la Famiglia, la Patria, … 

            In effetti, la pittura religiosa di Negroni si caratterizza come lo ‘sguardo’ compassionevole bonario consapevole verso ciò che è mortale e cadùco, fragile e passeggero, che passa e se ne va…

            I ‘personaggi’ e le ‘comparse’ dei quadri di Negroni hanno gli occhi abbassati e indicano, teneramente, la grandezza di Dio da cui promana  la grandezza dell’Uomo. C’è in ciò, sottostante, tutto il discorso dei Valori. Sotto questo riguardo l’autore del Cinquecento è attualissimo, perché il rapporto tra il noùmeno e il fenomeno lo ‘spiega’ (lo può ‘spiegare’), forse, solo la dimensione umana della Pietas.   

***

Mario VICINO scrive la sua monografia su PIETRO NEGRONI Pittore e Musico del Cinquecento (Aurora editrice, Corigliano Calabro [CS] 2.011, pp. 117, € 20,00) con una ricerca che possiamo definire minuziosa meticolosa bizantina. Sotto questo profilo, dunque, lo studio di Vicino è “per addetti ai lavori” e cioè per quelle Persone, colte o meno colte, che vogliono ‘tuffarsi’ (e lì restare) nel grande mare dell’Umanesimo e del Rinascimento, con ‘aperture’ sia verso il Medioevo sia verso l’Età moderna, e riflettere sulla vita e l’opera di Negroni e dintorni.

            Corredano e recensiscono PIETRO NEGRONI Pittore e Musico del Cinquecento la Presentazione di Pietro A. MARADEI e la Prefazione di Giovanni SAPİA; mentre l’abbeliscono, doverosamente, da una parte una ricca Bibliografia essenziale, dall’altra le immagini fotografiche dell’opera di Negroni che vengono chiosate ‘tecnicamente’ dall’autore.

            In questo contesto di idee si può dire che il libro si snoda sostanzialmente in due parti: la prima, esplora e indaga a tuttotondo la vita e l’opera di Negroni nella prima metà del secolo XVI: cercando di com-prendere e di ri-creare la tempèrie e le influenze, i contatti e le relazioni, i movimenti, …; la seconda, invece, insiste nella/sulla lettura ‘tecnica’ dell’arte pittorica del Negroni e che, dunque, si configura come ‘lettura’ critica, esegetica, storica e letteraria, filosofica, teologica (soprattutto),

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Il capitolo che affascina maggiormente, a nostro parere, è quello dedicato a Pietro Negroni e Jacob BURCKHARDT ; esso difatti è più completo rispetto agli altri i quali, tutti insieme, sono il corpus della ricerca giornalistica che Mario Vicino compie da anni.

È proprio in questo capitolo che Vicino fornisce al lettore il Senso e le finalità del suo lavoro di ricercatore. Difatti sostiene: «Il mio studio ha l’obiettivo di concorrere a far cogliere cause e avvenimenti dell’arte tenendo a mente che il nostro punto di vista oggi ci fa esaminare il passato attraverso un’angolazione critica specifica, in grado di dare significato ad avvenimenti apparentemente disarticolati e vari, come una luce radente dà spicco a dettagli altrimenti poco riconoscibili. La conoscenza più veridica dell’arte di una regione sarà quella che valuti quel territorio in rapporto con la storia complessiva dell’arte, come tratto nell’ampia totalità della cultura. Solo così un’opera dell’ingegno umano otterrà un significato e una realtà storicamente identificata attraverso il suo rapporto con compimenti antecedenti e successivi, come pezzo di una persistenza ininterrotta a volte fatta anche di attribuzioni che, seppur temporanee, meglio fanno conoscere possibilità e strategie che riconducono alle dovute appartenenze» (pp. 21-22).

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Essendo un volume che raccoglie gli articoli giornalistici (le relazioni in seminari, convegni, …) la ridondanza è legittima. Pertanto, i cenni alla Storia dell’Arte, i riferimenti, i paralleli, …, tutti fanno pendant con gli intrecci e gli approfondimenti.

            Quel che resta è il ‘taglio’ dello studioso, del ricercatore (e solo Dio sa quanto abbiamo bisogno in Italia di ricercatori!).

Probabilmente  -con Friedrich W. NIETZSCHE-   questo di Vicino è un libro per tutti e per nessuno. Di certo, è uno strumento didattico utile e interessante per conoscere e capire sotto il profilo della Storia della Cultura; per crescere e maturare sotto il profilo delle personalità armoniche democratiche interdisciplinari.

            L’esposizione è, al contempo, complessa e lineare. Sono opportune, dunque, attenzione e concentrazione: ci vuole voglia di approfondire “passaggi culturali” accennati, citazioni o rimandi o sottintesi…

            Lo stile è sobrio, ammiccante, discorsivo.

La profondità delle conoscenze della Storia dell’Arte e dintorni di Mario Vicino è evidente, così come sono chiare la sua passione e la sua partecipazione al processo di emancipazione della nostra amata Terra, la Calabria e il Meridione d’Italia, dai vari ‘gioghi’ delle ignoranze (e arroganze) e delle mafie, attraverso la Cultura e la formazione di giovani, Uomini e Donne, che vogliono fondare il nuovo Umanesimo delle Persone libere e dei Diritti umani, della Solidarietà civile nel Lavoro. E nella Costituzione repubblicana.  

*F. Fusca, Poeta di Spezzano Albanese (Cosenza) – Poèt ka Spixana

   www.fuscapoesia.it

 

 

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