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Vangelo di domenica 3 Aprile PDF Stampa E-mail
Scritto da +A.Riboldi   
sabato, 02 aprile 2011 05:54
ImageDal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 9,1-41. - Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.  Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo».  Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Và a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.  Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: «Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?» Alcuni dicevano: «E' lui»; altri dicevano: «No, ma gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli chiesero: «Come dunque ti furono aperti gli occhi?».  Egli rispose: «Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Và a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov'è questo tale?». Rispose: «Non lo so». .

Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco: era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri dicevano: «Come può un peccatore compiere tali prodigi?». E c'era dissenso tra di loro.
Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «E' un profeta!».  Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista.
E li interrogarono: «E' questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori risposero: «Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco;
come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l'età, parlerà lui di se stesso».  Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano gia stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga.  Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età, chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Dà gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». Quegli rispose: «Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero di nuovo: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l'ho gia detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Allora lo insultarono e gli dissero: «Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè!  Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia».  Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi.  Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?». E lo cacciarono fuori.  Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: «Tu credi nel Figlio dell'uomo?».  Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?».  Gli disse Gesù: «Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui».  Ed egli disse: «Io credo, Signore!». E gli si prostrò innanzi.  Gesù allora disse: «Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi».  Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo forse ciechi anche noi?».
Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane».

 

Commento:

Andò, si lavò e tornò che ci vedeva
mons. Antonio Riboldi  
IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno A) (14/03/1999)
Vangelo: Gv 9,1-41   

mons. Riboldi
mons. Antonio Riboldi
Ha fatto molta impressione in tutta Italia, e non solo in Italia, la notizia della fede o della conversione del grande pittore Renato Guttuso. Molti si sono come scandalizzati, come se fosse un reato, una cosa brutta che squalifica l'uomo " entrare nella verità e nella luce". Altri si sono rallegrati. Ma i più si sono interrogati seriamente sulla presenza di Dio nella vita e nel mondo. E così, in un momento di "false religioni" e di cecità, chiamate visioni della vita, di illusioni definite e credute vere felicità o traguardi da proporsi, spunta prepotentemente ancora una volta e per fortuna di tutti, Cristo, luce del mondo. Leggendo i tanti commenti sulla fede di questo artista, ritrovata o sempre conservata, mi veniva in mente "il processo" che la sinagoga dei farisei fa al cieco nato che riceve la vista da Gesù. Non si vuole ammettere il miracolo anche se è sotto gli occhi di tutti. E il modo di testimoniare semplice, quasi sbalordito del cieco dalla nascita, assomiglia proprio alla sorpresa gioiosa di chi ritrova la fede. Avesse potuto dipingere un quadro Guttuso, nella pienezza della fede, certamente avrebbe dipinto questo quadro del Vangelo di oggi: e chissà con quale luce e colori!
La Quaresima provoca anche noi a ricordare il momento del Battesimo, in cui i nostri occhi sono stati come plasmati dal sacerdote perché si schiudessero alla luce che è Cristo.
Chi è un cieco nato? Uno che non sa cosa sia la bellezza delle creature illuminate; uno che vive senza poter dare volto alla persona che gli è accanto; al cielo, che gli splende sopra la testa, ai colori, che formano l'arcobaleno del creato, al fiore, che a volte sembra una nota del concerto dell'arte con cui Dio ha dipinto la sua opera; uno che soprattutto non sa cosa sia fissare negli occhi una persona cara e amarla. Deve essere di una tristezza profonda avere gli occhi e non vedere, affidandosi alla immaginazione, costretti a camminare per le vie con un bastone tra le mani, indovinando e non capendo gli ostacoli!
D'altra parte la persona che non ha la fede, che non conosce Gesù – la sola verità che illumina il mondo, dà senso ai fatti, spazio alla intelligenza, profondità all'amore, gusto a tutto ciò che siamo e facciamo, affetti compresi – che ne sa della luce? O meglio con quale luce cammina? O ancora meglio: alla luce di che cosa giudica le cose e vive?
Li conosciamo tutti questi "ciechi" che no "vedono" la bellezza del vivere, dando la loro vita perché gli altri siano felici; che non vedono la povertà dello spirito perché pieni della ricchezza del regno dei cieli e quindi annaspano tra mute ricchezze; che non vedono la felicità di essere amati da Dio, chiusi nel loro egoismo che è la perfetta cecità; che non vedono come la violenza sia la più tragica e grottesca potenza che si stagli su una montagna di morti e di gente che soffre; che non vedono neppure come il loro parlare sia un "bla-bla" destinato ad aumentare il già assordante rumore che è attorno; che non vedono, infine, che quella che loro chiamano civiltà è una tragica fiera delle vanità.
Chi rompe questa cecità è Gesù, la luce; come ha fatto con il cieco nato. Non sappiamo cosa, il cieco nato, abbia pensato della bellezza del creato che finalmente scopriva; immaginiamo la nausea di trovarsi di fronte alla ottusità dei farisei che, anziché glorificare Dio per quanto aveva fatto, lo scacciano dalla sinagoga come un bestemmiatore. Ma sappiamo che i suoi occhi finalmente si sono riempiti di luce quando hanno visto in faccia la sua salvezza: Gesù Cristo. "Tu credi nel Figlio dell'uomo?" gli chiede Gesù. "E chi è, Signore, perché io creda in lui?" Gli disse Gesù "Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui". Ed egli disse: "Io credo, Signore!". E gli si prostrò innanzi (Gv 4,35-39).
"Vedere" così la vita, noi stessi, illuminati dal volto di Dio, è "vedere la vita" in ben altro modo. Basta chiederlo a chi di noi ha la vera fede. "Vede" persone, fatti, avvenimenti, anche i più tristi, con una luce diversa, la luce della verità. E camminano nella vita, andando diritti per i sentieri del Signore, come seguendo un fascio di luce che non permette di perdersi.
Nel Battesimo abbiamo ricevuto questa luce. Ora, dovremmo poter dire: "Noi vediamo!" Ma è così? Basterebbe per un attimo considerare come ci comportiamo, cosa pensiamo, come amiamo, quale luce o non luce è dentro di noi. Chi siamo? Gente illuminata o gente che brancola nel buio? Veggenti o ciechi dalla nascita? Siamo qui, allora, a chiedere a Gesù che si compie il miracolo. "Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: "Va' a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa 'Inviato')". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva".
Quanta voglia, diciamolo francamente, di poter, finalmente, "vedere" con la luce della verità, di Cristo! Non ne possiamo più di brancolare o vedere alla maniera degli uomini. Chiediamo di vedere il volto di Dio.

 

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