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Sibari

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Il carbone della morte PDF Stampa E-mail
Scritto da A.Cavallaro   
martedì, 08 marzo 2011 12:58
ImageNon si capisce bene quali debbano essere gli elementi di novità sui quali ancora discutere  per la conversione a carbone della centrale  elettrica di Rossano. Sulla Gazzetta del Sud di oggi leggiamo un articolo di Benigno Lepera, dal quale apprendiamo che i comuni di Corigliano e Rossano dovrebbero mettersi attorno a un tavolo alla presenza del presidente Scopelliti per prendere una decisione definitiva. Praticamente della salute di tutti i cittadini della piana di Sibari devono decidere i maggiorenti dei soli due comuni confinanti, Rossano e Corigliano. Quando ho letto l’articolo non credevo ai miei occhi, quì si sta esagerando adesso, questi  scherzano con la pelle degli ignari abitanti della Sibaritide in funzione di un ipotetico incremento di posti di lavoro, addirittura i sindacati pare siano d’accordo. Già quando Rossano accettò di farla costruire sul suo territorio, a ridosso di quello di Corigliano,  si parlò di centinaia di posti di lavoro. Bufala pazzesca, alla quale gli allora amministratori di Rossano credettero, o finsero di credere, in cambio di qualche miliardo che sicuramente non ha arricchito nessuno.

 I comuni limitrofi stanno a guardare, ora come allora,  quasi  la cosa non fosse di loro interesse, il sindaco di Cassano, l’on.Gallo, ha ovviamente altro da pensare, di ben più importante, l’ufficio postale di Montegiordano, per esempio; che la mortalità per tumore sia aumentata terribilmente nell’area sibarita e ancor di più aumenterà con le polveri sottili della centrale a carbone, non è cosa di rilievo.  I cittadini, ormai abulici e indifferenti a tutto quel che succede attorno che non abbia a che fare con il loro sempre più misero portafogli, subiranno passivi le decisioni di quelli che forse hanno già la “mazzetta” in tasca per far sì che questo ulteriore tentativo di fare scempio del nostro territorio diventi realtà. L’agricoltura, il turismo, il benessere dell’intera popolazione è a rischio e i sindaci di Corigliano e Rossano  perdono ancora tempo in chiacchiere inutili, pressati da chi ha grossi interessi nella faccenda e cioè l’Enel. La Calabria non ha bisogno di siffatti impianti per il proprio fabbisogno di energia, sappiamo da sempre che queste centrali servono per le necessità di città lontane da noi, Roma, Firenze ecc ecc.. che si vadano a costruire lì le loro centrali, focolai di terribili malattie o la Calabria deve diventare definitivamente l’immondezzaio di tutta la nazione? E’ il momento di ribellarsi, se i nostri politici non sono in grado di difenderci dobbiamo farlo noi; ma quando avremo il coraggio e l’orgoglio di gridare in piazza e in faccia  a questa gentaglia, la nostra rabbia e il nostro dissenso? 

Abbiamo visto in televisione quale movimento di protesta è stato messo in piedi nel nord  contro l’alta velocità e, a pochi kilometri da noi, a Scanzano Ionico contro i depositi di scorie nucleari, siamo meno interessati di loro per la nostra salute o siamo più vigliacchi per reagire?
Leggete di seguito in formato PDF  il rapporto sulla salute in Liguria fatto per una zona dove è attiva una centrale a carbone e poi riflettiamo tutti insieme sul da farsi, non dormiamo sugli allori, gli altri non lo fanno e ci fottono sempre.

(cliccare quì per il rapporto sulla salute in Liguria)

 

Ecco cosa scrive Legambiente:

Come tutte le proposte fatte finora nel resto d’Italia, secondo Legambiente, anche i progetti che si vogliono attuare in Calabria, sono assolutamente dannosi visto che aumenteranno la produzione di elettricità dalla fonte fossile più dannosa per il clima, allontanandoci ulteriormente dagli obiettivi di riduzione delle nostre emissioni, senza portare rilevanti vantaggi al fabbisogno di energia. L’associazione ricorda, infatti, che nel 2009 le 12 centrali a carbone attive in Italia, a fronte di una produzione di solo il 13% di elettricità, hanno emesso il 30% dell’anidride carbonica prodotta complessivamente dal settore termoelettrico, circa 36 milioni di tonnellate (Mt) di CO2 sul totale di circa 122, risultando il settore industriale peggiore rispetto agli obblighi di riduzione previsti da Kyoto.

Anche nel 2009 il peggior impianto termoelettrico per emissioni di CO2 si conferma la centrale Enel di Brindisi Sud (13 Mt), a seguire l’impianto di Fusina (Ve) (4,3 Mt) e quello di Fiume Santo (Ss) di proprietà di E.On (4,1 Mt).  Secondo i calcoli di Legambiente se alla centrale riconvertita di Civitavecchia ormai in attività si affiancassero i nuovi gruppi o centrali proposti dalle aziende energetiche, le emissioni di CO2 degli impianti a carbone raddoppierebbero in pochi anni, passando dagli attuali 35,9 milioni di tonnellate a 74,8.

L'articolo della Gazzetta:

ImageUn tavolo tecnico per esaminare tutti gli aspetti, positivi o negativi, che potrebbero scaturire dalla trasformazione a carbone della centrale Enel di Rossano. È quanto è stato stabilito nella riunione di ieri a Catanzaro, presieduta dal governatore Giuseppe Scopelliti, dove si sono ritrovati i massimi vertici istituzionali regionali, della holding elettrica e del sindacato ed i rappresentanti istituzionali dei comuni di Rossano e Corigliano. Al cospetto del presidente Scopellitti, che, nonostante la decisione del governo e del consiglio regionale di non consentire l'uso del carbone nella trasformazione della centrale di Rossano, di fronte alle pressioni dei sindacati e della Confindustria, aveva assunto impegno di indire un incontro tra le parti, i responsabili dell'Enel hanno avuto modo di ribadire il loro pensiero sul futuro del sito elettrico rossanese. Hanno fatto presente che nei programmi della Holding non vi sono altre soluzioni per tenere in vita la centrale, se non quella di trasformazione a carbone. Ciò attraverso l'utilizzo di tutti gli accorgimenti moderni e tecnologici avanzati per contenere le emissioni e per avere un impatto ambientale adeguato alle potenzialità e caratteristiche del territorio com'è avvenuto in molte altre realtà dove convivono produzioni di alta qualità con i siti elettrici di quei luoghi. Un concetto, questo, su cui ha insistito molto, nei giorni scorsi, il sindacato Uilcem regionale che, assieme allo slogan «Non molliamo» ha prodotto l'elenco e l'esempio di tantissime aziende agricole, turistiche che convivono con le centrali elettriche funzionanti a carbone. L'Enel, inoltre, avrebbe ribadito che presenterà il nuovo progetto di trasformazione del sito rossanese al Ministero dell'ambiente per la valutazione di impatto ambientale contenente i nuovi ritrovati tecnici. I responsabili Enel avrebbero anche fatto menzione che nel progetto di trasformazione potrebbe essere prevista l'applicazione del moderno metodo di abbattimento, cattura e stoccaggio della CO2 sperimentato di recente al sito industriale di Brindisi. Da parte loro, i sindaci di Rossano e Corigliano avevano sottolineato l'esigenza che la trasformazione della centrale avvenisse attraverso l'utilizzo di fonti energetiche pulite. Hanno anche ribadito che su questa posizione si sono espressi i consigli comunali, i comuni del comprensorio e la Provincia. Da parte loro, sia la triplice sindacale di categoria sia gli altri sindacati, si erano espressi per la trasformazione a carbone previo le opportune verifiche scientifiche e tecniche. Di fronte alle posizioni variegate emerse, il presidente Scopelliti ha ritenuto opportuno indire un tavolo tecnico scientifico con tutte le parti per un esame approfondito e complessivo della problematica. «Confermo», ha fatto presente Scopelliti, «la posizione della Regione, che si è espressa anche tramite il Consiglio, ribadendo di essere contraria alla riconversione della centrale di Rossano a carbone, ma credo si debba avviare un dialogo tra le varie parti per individuare nuovi percorsi da intraprendere. Abbiamo il compito di ascoltare e penso che il tema debba comunque essere approfondito attraverso un tavolo convocato appositamente per trattare questa tematica. Vedremo cosa emergerà», ha concluso Scopelliti, «e se dovessero esserci elementi di novità saremo pronti a discuterne. Il tavolo sarà convocato dall'assessorato regionale all'ambiente con le istituzioni territoriali, l'Enel, i sindacati e il mondo imprenditoriale».

Benigno Lepera – Gazzetta del Sud dell’8 marzo 2011

 

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