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Diversamente abile PDF Stampa E-mail
Scritto da M.Miani   
giovedì, 03 febbraio 2011 16:08
Miani
Michele Miani
Questa poesia che vi propongo ha una certa attualità legata al problema sempre vivo delle persone diversamente abili e per il parlare che se ne fa oggi. Ho conosciuto molte persone che in famiglia hanno figli con questi deficit, e,  ho vissuto da ragazzo, con compagni i quali, non avevano problematiche down, ma  che erano diversamente abili, per le ferite lasciate loro dalla guerra. Con  loro sono stato anni e, non ho trovato difficoltà, a convivere la diversità  che  avevano: senza braccia, senza gambe, senza mani, ciechi: si viveva insieme, si  faceva fronte unico per alleggerire le difficoltà, che avevano, spesso chi era  nel pieno possesso delle proprie autonomie, si portava sulle proprie spalle,  coloro che non potevano muoversi autonomamente; si aiutava, chi era senza braccia o senza mani, nei piccoli servizi quotidiani. Devo dire che non avevo nè io, nè gli altri amici, problemi morali, o riflessivi data la differente condizione, forse perché ragazzo e ai tempi si rifletteva poco su certi temi.

Ho vissuto accanto anche a down, nella mia età  più matura (come progettista di  strutture per ospizi, Piccolo Cottolengo "don Orione che li accoglieva e che ancora oggi li accoglie). Spesso, sono stato preso, da qualcosa che mi  attanagliava il cuore, per le condizioni particolari di questi ragazzi, giovanotti ed anche adulti, e per i temi, che quello stato portavano a galla: il senso della vita; l’utilità  di quelle sofferenze; la fortunata mia vita, rispetto alla loro deficienza; il perchè della loro mutilazione, mentre io  potevo godere tranquillamente il tempo che passava; tanti altri interrogativi, quale, per esempio, la loro vita al momento del trapasso dei genitori, i quali nella loro gioventù si abbracciano la croce, e, soffrono quotidianamente  appresso a questi poveri figli malati.
Ho sempre considerato le varie problematiche, non dico con occhi distaccati, e la mente, che comunque correva lontano dai singoli casi, non per sminuire quanto era davanti a me, che era pesante a digerirsi, ma un ragazzo mi colpì  con la sua tenerezza, con i suoi occhi e la bontà  che ne sprizzava, anche se s’intravvedeva e si sentiva la sua sofferenza. L’ho rivisto giorni fa, mi ha fatto festa. mi ha abbracciato e baciato come sempre ripetendomi le solite frasi che mi facevano dolere il cuore.
Michele Miani

 

Diversamente abile

 

Sono all’interno,

nella casa,

via Donnalbina 14.

mia,… da quando decenne

vi entrai piangendo.

 

Nel cortile, sotto il portico

mi aspetta lui: Pietro.

Volto da ragazzo simpatico,

i capelli neri ricciuti,

occhi scuri profondi

a volte anche vispi,

un stazza pesante

sopra gli ottanta,

spesso per questa

lo chiamo Pietrone.

 

Una corsa.

A stento riesco a fermarlo

spingendo il mio corpo sul suo.

Mi abbraccia

mi stringe

assetato d’affetto.

mi preme, forte mi serra

non lascia la presa.

Mi bacia sul viso,

mi morde le guance,

aspetta un mio sorriso

in contraccambio del suo.

 

Accetta un mio bacio

mentre parlando

in ritornello ripete

“vuoi bene a me ?”

“vuoi bene a me ?“.

Non vuole risposta.

Di subito domanda

“e tieni i soldi ?”

“e tieni i soldi ?”.

Riprendendo

“voglio o’ canotto”

“voglio o’ canotto”.

 

Passano due minuti

soffocanti, affettuosi.

Sorride felice quasi cosciente.

 

Sorrido turbato dalla mia diversità.

In cuore ringrazio di un simile

atto innocente, d’amore

che mi distacca dai pensieri

oppressivi del giorno.

 

A volte però mi colpisce

forte nell’animo

dicendo distratto

“voglio morì” e ripete

“voglio morì” e poi tace.

Non capisco se parla

da inconscio, cosciente

o se scherza sull’arcano mistero

che attanaglia l’umano da sempre

con la paura del passo nel buio.

 

Io, mentre il cuore

va in aritmia crescente,

taccio non trovando parole

all’affermazione domanda

lontana dalla mia fortuna

o dal caso che mi ha voluto

normale animale privilegiato.


Michele Miani

 

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