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Vangelo di domenica 9 Gennaio PDF Stampa E-mail
Scritto da +V.Bertolone   
sabato, 08 gennaio 2011 07:13
battesimo di gesù
affresco nella Chiesa parrocchiale di Civita
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 3,13-17.
In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?».
Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Allora Giovanni acconsentì.
Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui.
Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». (Segue commento di mons. Bertolone)

 

 

Battesimo di Gesù

9 Gennaio 2011

Uomini secondo lo Spirito

 

Introduzione

 

                La festa di oggi chiude il ciclo delle festività natalizie e, come le altre di questo tempo liturgico, è una festa di rivelazione. Tutte e tre le letture, infatti, ci dicono chi è Gesù di Nazareth. Ci rivelano la sua identità di “Servo” e “Figlio” eterno di Dio, “eletto” e “prediletto”, fattosi uomo come noi perché noi potessimo essere come Lui.

                Così, a partire dalle parole del profeta Isaia, respiriamo questa epifania divina, che, come confermano le parole di Pietro e il racconto di Matteo, è molto di più di una semplice rivelazione di identità. Essa di fatto è manifestazione trinitaria, è epifania dell’uomo nuovo.

Inoltre, è rivelazione divina e umana: insieme due “nature”che si incrociano, l’una che dal cielo scende sulla terra e l’altra che dalla terra si diffonde e copre ogni cosa. Possiamo anche definirle due direzioni, che idealmente si incontrano come i legni della croce.

                In altri termini, la rivelazione messianica di Gesù è speranza di un cielo che si apre alla terra, è certezza sulla terra dell’inizio di un nuovo percorso per l’uomo e la sua storia. Perché nel battesimo di Gesù non solo è racchiuso il mistero d’amore trinitario di Dio, ma anche tutto il mistero del nostro battesimo: dal cielo squarciato risuona anche per noi la voce del Padre e discende il suo Spirito per “partorirci” a una vita nuova, disancorata dal sangue e dalla carne e connaturata allo Spirito e alla Fede.

                Così l’uomo battezzato nel segno del mistero trinitario e battezzato con l’acqua vivificante della Chiesa viene innalzato alle vette dell’eterno, mentre ricolmo della presenza dello Spirito rinnova in sé il miracolo di un Dio che si abbassa a fare nuove tutte le cose. Misterioso incontro è questo fra la divinità del Padre e l’umanità del figlio. Perciò questa è anche la nostra festa, perché in Cristo siamo stati rivestiti della dignità di figli eletti e, poiché siamo rigenerati nello Spirito, coeredi con Lui dell’incanto dell’eterno.

Viviamola, in profondità dunque, questa festa e mettiamoci in ascolto delle parole di vita che escono dalla bocca di Dio, preghiamo che mettano radici salde nel nostro cuore, giacché esse ci raccontano il più bel poema che sia stato mai scritto: quello di un Padre che si dona per amore dei figli suoi.

Le acque del Giordano

                Ci siamo appena lasciati alle spalle lo stupore del Natale ed  oggi si rinnova con maggiore vigore la meraviglia. Dinnanzi ai nostri occhi avanza l’uomo Gesù in modo inatteso: si mette in fila davanti al Battista, insieme all’umanità colpevole, per ricevere anche Lui il battesimo di conversione e adesione. Non c’è dubbio: questo uomo è davvero il Dio-con-noi. Infatti, Egli si abbassa sino a immergersi con noi nei nostri limiti, nella nostra solitudine, e nelle nostre contraddizione in una sola parola: nella natura umana, in tutti i suoi limiti, eccetto il peccato. Egli entra nella nostra umanità per santificarla dal di dentro. E va così in profondità e così lontano che nessuno, per quanto possa essere peccatore e possa essersi allontanato può negare l’evidenza di essere stato raggiunto.

                Le acque del Giordano accolgono il seme eterno di Dio e la sua forza rigenerante volta definitivamente le pagine della storia. Da quel fiume  tutto ha inizio con la missione per il quale il Padre lo ha inviato. E segno visibile e udibile di questo inizio è un riconoscimento che scende dal cielo su Gesù di Nazareth, nelle acque del Giordano. Si apre un orizzonte luminoso, c’è l’epifania divina, sotto forma di voce e di una colomba. Agli occhi dei pochi presenti (simbolo, comunque, di tutta l’umanità) si rivela il mistero dei misteri: la misericordia annunciata dal Battista è mistero di Amore. Infatti i simboli, i gesti e le parole del racconto di Matteo descrivono compiutamente la storia di questo amore indicibile che porta Dio all’uomo e l’uomo a Dio.

                Il Battesimo di Gesù si può leggere anche un altro modo:come rivelazione del mistero trinitario. Esso infatti è sì rivelazione della presenza reale tra gli uomini del Figlio eterno donato dal Padre, ma è anche rivelazione del mistero racchiuso in questo dono: Egli viene consegnato al mondo perché vi porti la stessa vita di Dio e comunichi, a quanti crederanno, lo Spirito di Dio, ovvero l’amore che unisce il Padre e il Figlio. Questo stesso amore, nutrito dallo Spirito del Padre e comunicato dal Cristo ai credenti e li unisce al Cristo stesso e, per suo tramite al Padre.

                Cristo stesso è in definitiva questo incedere dall’alto al basso e viceversa. Cristo è la via attraverso la quale l’uomo può ricongiungersi al cuore del Padre come “figlio” ritrovato e amato in eterno.

La portata inusitata di questa eccezionale figliolanza non lascia la terra senza portare frutto. L’uomo, rinnovato dallo Spirito di Dio mediante il dono del Figlio, è nel mondo epifania di Dio stesso. In altri termini spetta all’uomo nuovo creare quel movimento in “orizzontale” che rinnoverà il volto del mondo e della storia secondo il soffio dello Spirito. È, infine, all’uomo nuovo che spetta il compito di continuare oggi la missione del Padre e del Fratello, facendo della propria vita il più bel racconto di Dio.               

Sotto il segno della Trinità

                L’incipit di questo racconto è tutto contenuto in una sola parola: Battesimo. Il nostro Battesimo, infatti, si innesta nella storia di quello del Salvatore nel Giordano, le cui acque scorrono idealmente in tutti i battisteri delle chiese, dove tutti i credenti sono rigenerati secondo lo Spirito.

                La 2ª Persona trinitaria è forza vivificante e luce perenne, che prende l’uomo tutto e gli dà l’eternità. È voce di Dio che ripete ai nostri cuori: tu porti tutto il mio amore, tu sei il mio figlio.  E così, con il nostro Battesimo ha inizio il nostro abbraccio personale con il Padre, è comunione con Lui, è la nostra adozione a figli ottenutaci dal Figlio per eccellenza. L’intensità di questa ritrovata intimità modifica i termini dell’Antico legame che intercorre tra noi, creature,  e Dio, Creatore; tra il Signore glorioso e la fragile realtà mortale. Ora, invece, il legame si rinsalda al fuoco dello stesso amore che unisce il Padre al Figlio da sempre. Nel segno del Battesimo, quindi, ha piantato dentro di noi la Sua tenda e noi siamo diventati figli suoi. 

                Dice un vecchio adagio popolare  che “la mela non cade mai lontano dall’albero”. Se questo è vero per un frutto, tanto più lo sarà per un figlio: non possiamo essere tanto diversi dal Padre. Così, se il Padre decide di donarsi per i propri figli, i figli non possono che farsi dono per gli altri. L’amore verticale di Dio e per Dio genera amore orizzontale fra tutti coloro che si riconoscono figli suoi. Il rifiuto di tutto questo comporterebbe la rinuncia stessa all’identità filiale, ovvero la privazione di una vita pienamente compiuta e di quanto fa dell’uomo un uomo vero.

                Per chi, invece, accoglie questa identità si apre l’orizzonte nuovo dello Spirito che suggerisce ogni azione, parola e scelta alla luce di Cristo Signore. Ogni atto nella vita del battezzato convergerà a scrivere il racconto dell’amore infinito di Dio, soffuso di nostalgia, di passione e di desiderio di assomigliare a Chi ci ha donato e ridonato la vera vita. Un racconto carico di parole consolanti per l’uomo: non griderò, non spezzerò, non spegnerò (Is 42,23). È l’apoteosi della misericordia divina.

                Essa racchiude il mistero di un amore totale e gratuito che nella scena del Giordano si rivela con forti segni di speranza: un cielo squarciato, una colomba che scende e una voce che impone l’attenzione. Tutto converge nell’unica speranza: l’uomo non sarà più giudicato per il male che fa, causato da sua fragilità, ma sarà giudicato per il bene che è capace e vuole fare e per l’amore che ha saputo dare: saremo giudicati sull’amore.

Conclusione

                Lo scrittore francese Gustave Flaubert scrisse che “la mente umana è paragonabile ad una farfalla che assume il colore delle foglie sulle quali si posa…si diventa ciò che si contempla”.

Parole fortemente suggestive per chiederci se, come battezzati, lasciamo che lo Spirito di Dio  veramente ispiri ogni azione, pensiero, scelta sino ad imitazione di Cristo, nostro Signore e fratello. Se veramente con la nostra vita rendiamo visibile il mistero che abbiamo dentro di noi e infine, se crediamo alla forza della grazia riversata in noi nel giorno del nostro Battesimo, quando lo Spirito di Dio si è fatta presenza in noi. Chiediamoci se davvero come battezzati ci sforziamo ogni giorno di diventare ciò che siamo: figli di Dio.       

Serena domenica

                                                                                              + Vincenzo Bertolone

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