le basi biologiche della felicità |
Scritto da A.della Ragione | |
giovedì, 25 novembre 2010 19:09 | |
Se non esistesse la felicità la vita non sarebbe degna di essere vissuta, anzi forse non esisterebbe affatto, almeno quella dell’uomo, che pare sia l’unico essere in grado di provarla, a differenza del dolore, che affligge tutti i viventi.Alla base esiste una differenza biologica fondamentale: gli animali posseggono come noi fibre nervose specializzate e zone cerebrali adibite a percepire la sofferenza fisica, mentre solo gli uomini hanno un complesso sistema di mediatori chimici, imperniato principalmente sulle endorfine e raffinate ramificazioni neurotiche in grado di elaborare la complessa sensazione della felicità.Da millenni poeti e scrittori ne hanno parlato, filosofi e fondatori di religioni hanno cercato e consigliato il modo per raggiungerla, migliaia di aforismi hanno tentato di definirla, ma l’essenza della felicità continua a sfuggire, soprattutto a quelli che non sono riusciti mai ad assaporarla pienamente. In gran parte il destino decide la quantità di felicità che ci spetta, infatti per goderne dobbiamo possedere un adeguato corredo genetico, che ci predisponga, con delicati equilibri tra recettori centrali e vettori periferici, ad una soddisfacente fruizione. Una parte secondaria rivestono poi l’ambiente, le relazioni sociali, gli incontri, soprattutto con l’altro sesso, le abitudini di vita, l’età, lo stato di salute. Anche un medico della mutua attento può constatare nei suoi pazienti affetti da ictus, che quelli colpiti nell’emisfero sinistro vanno incontro a disturbi di tipo depressivo, mentre gli altri spesso sono colpiti da uno stato perenne di euforia del tutto ingiustificata. Esperimenti eseguiti con la Pet, una moderna tecnica in grado di valutare i flussi sanguigni, hanno dimostrato che i soggetti esaminati in situazioni di allegria sono interessati da un aumentato afflusso di sangue verso il lobo frontale sinistro, mentre quando si prova tristezza e depressione è interessata la zona omologa di destra, come pure alcuni studi eseguiti sui monaci tibetani, mentre praticano la meditazione trascendentale, hanno dimostrato un iperafflusso verso il lobo frontale sinistro, in coincidenza con le loro dichiarazioni di essere felici. Achille della Ragione |
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