Skip to content

Sibari

Narrow screen resolution Wide screen resolution Increase font size Decrease font size Default font size    Default color brown color green color red color blue color
Advertisement
Vi Trovate: Home arrow Letteratura arrow Spirito e Fede arrow Vangelo di domenica 22 agosto
Skip to content
Vangelo di domenica 22 agosto PDF Stampa E-mail
Scritto da +A.Riboldi   
domenica, 22 agosto 2010 11:11
 Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 13,22-30 - Passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme. ImageUn tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Rispose:«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi».

Sforzatevi di entrare per la porta stretta

di

mons. Antonio Riboldi  


Quante volte abbiamo sentito frasi come queste: «Sono un cristiano migliore di tanti altri che vanno in Chiesa e si battono il petto ogni mattina. Non frequento Chiese e preti, ma non mi tiro indietro dal fare l'elemosina al povero che me la chiede». Senza contare le pubbliche dichiarazioni di gente «famosa», che dopo aver seminato scandalo in abbondanza, non ha alcun pudore di mettersi in prima fila tra quelli che considerano la vita un «cammino verso Dio». Tutte dichiarazioni, ad essere buoni, da giudicare avventate e che vanno messe nel Cuore di Gesù pregando: «Padre, perdona loro, non sanno quello che dicono e fanno».
Una volta certe cose non si facevano e non erano permesse. Oggi si assiste ad un tale rosario di violazioni delle più elementari norme morali che non solo si è cancellata o resa invisibile la linea di demarcazione - che dovrebbe essere chiara - tra ciò che è lecito ed onora la coscienza e la fede di un cristiano e di ogni uomo e ciò che non lo è. Ma a volte l'immorale, l'illegale vengono proposti come «stile di vita», «esigenze di tempi», «essere alla moda», cercando di trovare una ragione a questo mettere il bavaglio alla coscienza.
Sono infiniti i racconti di vita quotidiana - tralasciando quelli che oramai sono sconfinati nello spettacolo della degradazione infinita dell'uomo con la sua dignità e che purtroppo sono cronaca - che danno la misura esatta di come troppi pretendono di arrivare al Regno di Dio percorrendo una «via larga» che non può giungere alla «porta stretta» di cui ci parla Gesù nel Vangelo di oggi. Un racconto per tutti. Una famiglia, papà e mamma, decidono di avere un figlio oltre i tre che già hanno: e prendono questa decisione facendosi illuminare dalla preghiera e dalla sapienza del cuore che dice loro come con un poco di sacrificio e tanta fiducia nella Provvidenza del Padre, la 1oro tavola, in tutti i sensi, poteva benissimo contenere un posto in più: in altre parole, «donare» a un altro essere umano 1a possibilità di conoscere la bellezza di essere «creato», «chiamato a questa vita come volontà di amore da parte di Dio e loro». Dal momento che si seppe che quella santa donna aveva deciso di dare alla luce il quarto figlio, fu un'autentica processione di «amiche», «vicine» che si alternavano a «farla ragionare» sulla non convenienza davanti agli occhi degli uomini, ai nostri tempi, di avere quattro figli. «E' un attentato alla propria serenità» dicevano, «non bastano già tre ad impegnare totalmente la vita di una coppia?». Oppure: «Troppi figli turbano l'equilibrio di voi genitori, costretti a fare tanti sacrifici. Già uno ti lascia poco spazio di libertà... immagina quattro». La povera donna non riusciva a capire nella semplicità della sua fede e della sua fedeltà all'amore di Dio tutte queste «attenzioni» che alla sua buona coscienza risultavano semplicemente scandalose. Decise di proseguire per la strada intrapresa con suo marito, ma si vide letteralmente emarginata come fosse una folle.
Ma cosa dice il Maestro, che è il solo metro su cui misurare la giustizia e la virtù dei nostri atti? Anche ai suoi tempi vi era troppa gente che per il semplice fatto di «essere figli di Abramo, Isacco e Giacobbe», ossia «stirpe di Israele, popolo che Dio si è scelto» credevano di avere risolto in questa semplice appartenenza ed elezione il rapporto con Dio. Eppure erano sotto gli occhi di tutti le loro arroganze verso la legge di Dio; arroganze che sconfinavano nei mali che Gesù conosceva, denunciava e condannava con parole di fuoco, come attentati all'amore del Padre; rifiuti della buona novella del Regno, soprattutto ipocrisie dell'uomo che crede di poter ingannare o corrompere Dio con i suoi atteggiamenti o le sue ragioni che non sono «ragioni dell'Amore». Qualcuno di chi Lo seguiva colse l'indignazione di Gesù e nello stesso tempo colse come era difficile ma tanto difficile far parte del Suo Regno, che conosceva «una porta stretta». Da qui la domanda preoccupata: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?», Alla quale Gesù risponde: «Sforzatevi di entrare per 1a porta stretta perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta dicendo; Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: non vi conosco, non so di dove siete. Allora direte: abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze Ed Egli: Vi dico che non so di dove siete» (Lc 13, 22-30).
Il guaio e quindi la condanna che Gesù emette in quel terribile «non vi conosco, non so di dove siete» sta nel fatto che i molti non riconosciuti e lasciati fuori, si sono costruiti una propria strada nella vita, un proprio cielo, si sono fabbricati un Dio cui mettere in bocca le parole che non erano Sue, ma nostre. Quando Gesù aveva avvertito ed avverte: «Ricordatevi: io sono 1a via, la verità e la vita. Chi segue me rinneghi se stesso, prenda la sua croce». Indicando la sola via possibile.
Seguire Gesù è duro e nulla concede alla frivolezza e alla mentalità del nostro mondo. Ma è la meravigliosa durezza dell'amore che giorno per giorno pare ti strappi la pelle e invece ti regala il Regno.

< Precedente   Prossimo >