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L'affare quote latte PDF Stampa E-mail
Scritto da N.Perrini   
venerdì, 23 luglio 2010 20:32
ImageLa Lega Nord si presenta come il partito del buon governo e dell’efficienza, ma i fatti contraddicono questo assunto. La questione delle quote latte, argomento all’ordine del giorno di questa estate 2010, con le polemiche tra Bossi , Galan, Fini, Ronchi ed altri, ne è la più palese dimostrazione. Ma veniamo ai fatti. L’unione europea impone precisi limiti alle produzioni dei singoli paesi, anche nel settore del latte. I produttori italiani, quasi esclusivamente padani, hanno consapevolmente sforato le quote consentite, contravvenendo così alle leggi comunitarie e nazionali, alla faccia della legalità, facendo si che il nostro paese incorresse prima nella censura e negli avvertimenti dell’unione europea, quindi successivamente, in pesanti sanzioni economiche.Infatti, nella storia, lunga oltre vent’anni, delle quote latte, l’Italia ha dovuto pagare all’Ue più di 4 miliardi di euro di multe, mentre ne ha recuperate presso i produttori 300 milioni circa. Il sistema europeo delle quote latte si è rivelato per l’Italia un vero e proprio fallimento dal punto di vista finanziario, in quanto il pagamento delle multe è ricaduto in gran parte sui contribuenti italiani.

Il ministro delle politiche comunitarie Andrea Ronchi dice sull’argomento: “Spiace davvero che per un interesse corporativo limitato e assolutamente marginale si possa screditare l’immagine dell’Italia …. adesso purtroppo si rischia l’infrazione, ma soprattutto la riproposizione della vecchia immagine di un paese di furbetti che si arrangiano e che non sanno rispettare i patti”.
Ma chi è che difende i furbetti trasgressori che sono costati ai contribuenti la bella somma di 4 miliardi di euro? Naturalmente la Lega Nord, che ha presentato un emendamento alla manovra economica che procrastina per l’ennesima volta il pagamento delle multe sulle quote latte da parte dei produttori.
Un emendamento promesso da Renzo Bossi agli allevatori all’epoca della campagna elettorale per le regionali, e che la Beccalossi, deputata lumbard del PDL ritiene inaccettabile: “Hanno strumentalizzato un gruppo sparuto di allevatori, chiedendo i loro voti in cambio di una difesa politica sulle quote latte. Parlano tanto di legalità e poi il risultato è una pessima figura, l’ennesima, con Bruxelles”.
Il ministro della Semplificazione, il leghista Roberto Calderoli, ha sostenuto la legittimità della decisione presa sull’emendamento per la proroga, in nome di quanto stabilito dal Parlamento.
A Bruxelles, negli ambienti comunitari, non si nasconde una certa irritazione in quanto si riteneva chiuso il dossier Italia sulle quote latte dopo che nel 2008, in occasione del bilancio di revisione della politica agricola comune, l’Italia – unica in Europa – anche grazie alla proposta della Commissione Ue ottenne un aumento del 5% della quota di produzione. E questo, nonostante i diversi tentativi – in primo luogo della Germania – di ostacolarne la decisione. Proprio quell’aumento del 5%, ormai pienamente in vigore, permetterà per la prima volta all’Italia nella campagna di produzione 2009-2010, di non superare la propria quota e quindi di non pagare nuove multe. Ora resta da sistemare il passato. Sulla questione delle quote latte l’Italia è già stata condannata una volta dalla Corte di giustizia dell’Ue, e l’avvio di una eventuale nuova procedura sarebbe accompagnato – come prevede la normativa europea – da ammende per lo Stato membro, che possono essere anche giornaliere, fino all’attuazione piena degli obblighi, ed estremamente salate.
Ma in realtà gli allevatori irriducibili che non vogliono pagare e risolvere la questione sono solo un piccolo gruppo, circa 70, mentre gli altri vorrebbero uscire dalla vicenda pagando quanto dovuto.
Ma perché Bossi e compagni combattono una battaglia così strenua, ricoprendosi di vergogna, per un gruppo così piccolo di persone, arrivando a dire “Siamo contro l’Udc, o noi o loro: l’Udc contraria alle quote latte” ?
Se lo chiede anche Enrico Morando, del Pd: “Cosa induce un partito serio come la Lega a sputtanarsi in questo modo per 76 persone? Dietro ci deve essere qualcosa di enorme. Qualcuno la sta ricattando, altrimenti non si spiega. E quel qualcuno ha a che fare con CrediEuroNord”.
E che cos’è CrediEuroNord? E’ la banca della Lega, fondata e morta nel giro di tre anni, lasciando a secco i 3000 contribuenti che ci erano cascati, ora riuniti in consorzio per chiedere i danni. Ma in ogni caso non è la prima volta che il problema delle quote latte viene affiancato all’istituto che doveva diventare la “Banca Popolare della Lega”. Secondo Il Corriere della Sera, il polo bancario della Lega sarebbe stato usato dalle cooperative “verdi” del latte leghista per riciclare i soldi provenienti dall’eccessiva produzione lattifera, vietata dall’Europa: “soldi in nero accumulati con intermediazioni, ritenute fittizie, tra gli allevatori-produttori e i distributori finali del latte. Un sistema complesso, ora ricostruito nei dettagli dalle indagini della Guardia di finanza, che avrebbe consentito di smerciare quantitativi di latte superiori alle quote limite fissate dalle leggi comunitarie“
Il Coltivatore Piemontese, organo della locale Coldiretti, in proposito riferisce:“su un conto della banca, intestato all’ex deputato leghista Giovanni Robusti sarebbero transitati i proventi di quantità di latte venduto «in nero»:i soldi, anziché essere versati alla Ue, tornavano ai produttori”.
Ancora, il Corriere della Sera riferisce che Giovanni Robusti già difensore in giudizio di molte delle società coinvolte in questo giro, e attualmente Europarlamentare della Lega, leader inoltre della protesta dei Cobas del latte, è stato imputato per “Associazione a delinquere finalizzata alle truffe ai danni dello Stato e dell’Unione europea, esercizio abusivo del credito, falso in bilancio e in scritture contabili”.  “Fu un’ispezione di Bankitalia a indicare Robusti come uno dei «soggetti in sofferenza» premiati dai «crediti facili» di Credieuronord. Un puzzle politico-economico che solo Fiorani, nei suoi interrogatori a San Vittore, potrà ricomporre”
 Da quanto sopra esposto, emerge un quadro desolante: Il partito sedicente del rigore e del buon governo si presenta in realtà come fautore di illegalità e di imbrogli, a favore di gruppi economici e di potere padani. Ciò rende ancora più amara la situazione, ormai sotto gli occhi di tutti, di un governo condizionato da un partito regionale che ha chiari intenti discriminatori e che tende solamente a favorire il Nord, dove si trovano i propri elettori ed i grossi interessi economici, a scapito del resto d’Italia. Finisce quindi miseramente una favola, quella della gente fattiva e disinteressata che avrebbe risolto i problemi dell’intera nazione, compresa la questione meridionale. No, qui si vede solo un gruppo di potere che non esista a commettere qualsiasi arbitrio, pur di trarre vantaggi politici ed economici per una sola parte del paese.
Qualcuno, di recente, in un’intervista, dalle pagine de “Il Mattino” ha auspicato l’elezione di Maroni a sindaco di Napoli per le sue capacità e la sua distanza dal malaffare che imperversa nelle nostre zone. Dopo questi ultimi eventi, siamo davvero convinti che questa sia la soluzione migliore?

Nicola Perrini - L'altro Sud

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