Alzare le vele della separazione |
Scritto da N.Zitara | |
giovedì, 01 luglio 2010 21:14 | |
Il Sud sta vivendo una situazione non sostenibile più a lungo. In effetti la demarcazione tra le due parti del paese italiano si fa sempre più pronunziata. Il reddito meridionale (quello effettivo, più di quello statistico) si è afflosciato al punto da far dire che il costo della vita al Sud è inferiore del 15% rispetto al Nord. Andando al reddito pro capite un lavoratore (eccezionalmente) occupato non riesce a realizzare più di ottocento euro al mese, il salario di una colf locale è appena sopra la metà del guadagno di un extracomunitario. Nonostante questa situazione permangono tariffe e prezzi pubblici settentrionali. Deve il mercato non opera le tariffe e i prezzi pubblici non si adeguano alla situazione meridionale. Un certificato del medico di base costa venticinque euro come a Milano, cioè un trentesimo di un salario mensile, mentre a Milano sarà pari a un sessantesimo. Guai poi ad imbattersi nella contravvenzione per un divieto di sosta o per un sorpasso irregolare. Se ne va la metà del reddito mensile. Le forniture di acqua, di elettricità, di gas subiscono tariffe più gravose di quelle comunemente correnti al Nord. La tassa sulla spazzatura toglie il fiato.
A fronte di questa situazione il vecchio personale politico sta in bilico se accettare o rifiutare la separazione in due Stati. Meglio sarebbe che si prodigasse a studiare le situazioni concrete per modificare l’unitarismo tariffario, portando la modificazione a livello di comuni, province, regioni e Stato. In altri tempi la Lombardia ottenne un trattamento tributario diverso da quello nazionale asserendo i maggiori costi di un diverso assetto agricolo. La stessa cosa bisogna fare oggi visto che leggi di quel tempo non sono state cambiate, ma rafforzate. Nicola Zitara |
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