L'itanglese |
Scritto da A.Iannacone | |
martedì, 11 maggio 2010 07:15 | |
Ma dicendo “news” anziché “notizie”, “premier” anziché “presidente”, “welfare” per “stato sociale”, “slide” per “scheda” e “black list” al posto di “lista nera” davvero ci sprovincializziamo? Davvero provinciale è chi parla correttamente la propria lingua e non cede a tentazioni esterofile, che implicitamente riconoscerebbero una presunta superiorità di una lingua e di un popolo? Davvero è meno provinciale chi svende la propria cultura e la propria identità e si prostra ai piedi del potente – politico e economico che sia – di turno? È vero che c’è sempre stata la tentazione di scimmiottare i piú forti, i piú ricchi, i piú belli, ovvero i vincitori, militarmente una volta, economicamente ora. «Stive ’mmiez’a tre o quatte sciantose e parlave francese…» si cantava un secolo fa, quando i ricchi, i belli, i forti erano i francesi. Durante il ventennio diventò obbligatorio lo studio del tedesco. Poi è venuto «Tu vuo’ fa’ l’americano», forse domani dovremo studiare l’arabo o il cinese. Anzi qualcuno già si sta attrezzando in tal senso. C’è sempre stato questo modo di fare (o di essere), e due millenni fa a Roma ci si faceva belli parlando greco. Ma oggi c’è qualcosa in piú: ci sono mezzi di comunicazione tecnologici come gli elaboratori, la televisione, telefoni e telefonini, la rete e quant’altro, che fanno diventare sempre piú rapido il diffondersi anche dei vezzi. Solo dieci anni fa nessuno si sarebbe sognato di dire o di scrivere parole come “escort” o “gossip”, che nessun italiano o quasi avrebbe capito. Oggi se uno usa le corrispondenti parole italiane “prostituta” e “pettegolezzo”, vien da pensare «ma questo dove vive?» La corruzione e l’imbarbarimento della lingua sono oggi talmente diffusi, e la progressione talmente rapida, che l’italiano sta diventando – e in molti casi è diventato – lo zerbino dell’inglese. Non ho nulla contro l’inglese. Ritengo anzi che sia giusto e opportuno studiarlo (cosí come è giusto e opportuno studiare altre lingue). Ma non è accettabile che si sostituisca all’italiano, che corrompa oggi e fagociti domani la nostra lingua. Leggendo i giornali – e non parliamo del mondo dell’economia e della tecnologia – si ha sensazione di trovarsi di fronte a una lingua che non è piú italiano ma “itanglese”. E domani l’italiano sarà una lingua morta, morti saranno usi e costumi e noi saremo una mediocre, umiliata, colonia del piú forte. Amerigo Iannacone (dal "Foglio Volante") |
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