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Vangelo di domenica 14 Febbraio PDF Stampa E-mail
Scritto da +V.Bertolone   
domenica, 14 febbraio 2010 09:56

ImageDal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 6,17.20-26.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.  Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete.
Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.  Ma guai a voi, ricchi, perché avete gia la vostra consolazione.  Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete.  Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti. (segue commento di mons. Bertolone)

VI Domenica del Tempo Ordinario

14 febbraio 2010

 

Sulle orme dell’uomo beato

 

Introduzione

 

                Subito dopo il Vangelo della “chiamata”, la Liturgia di questa VI domenica del tempo ordinario, ci invita a riflettere su una delle pagine più note, e forse meno capite, del Vangelo di Luca: la pagina delle Beatitudini.

E come se Gesù rivolgendosi ai suoi, e a noi, volesse dirci: io vi  ho chiamato, e vi chiamo, e le beatitudini sono il mio programma di vita, siete liberi di scegliere.

Un programma di vita è di per sé sempre impegnativo, quando poi si presenta apparentemente illogico, diventa non solo impegnativo, ma inattualizzabile. È infatti illogico dire, come ha fatto Gesù: che si è beati, se poveri; si è beati, se affamati; si è beati, se sofferenti; e si è beati, se perseguitati, scherniti.

                Si tratta di un vero e proprio ribaltamento del nostro modo di intendere e prendere la vita. Infatti, noi avremmo detto beati i ricchi, i saziati, i “gaudenti”, quanti, infine, ricevono il plauso degli uomini. Invece proprio di loro Gesù dice: “Guai a voi!”. Tutto è sottosopra. Tutto ciò che fino a ieri abbiamo creduto amaro, perché doloroso e faticoso, da oggi dovrebbe essere dolce; mentre tutto ciò che ci è apparso fino ad oggi dolce, perché sollecitava il nostro egoismo, dovrebbe diventare d’ora in poi amaro. E se non scegliessimo, o se decidessimo, di vivere nelle nostre convinzioni, secondo la logica che ci ha guidati fino a oggi? Il testo del Vangelo è chiaro: andremo incontro ad una sconfitta sonora!

                Allora “beati voi” e “guai a voi”, queste due frasi del Vangelo di oggi devono sempre risuonare dentro di noi e aiutarci  ad orientare la nostra vita verso la scelta evangelica. Il rischio, diversamente, sarà di finire aridi e infelici. Dunque capire lo spirito evangelico e farne una precisa scelta di vita deve diventare dentro di noi, sempre di più, una scelta primaria, se veramente amiamo Cristo.

 

L’Uomo delle beatitudini

 

                Cosa vuol dire essere “beato”? Se lo chiedessimo all’uomo di oggi, ci risponderebbe: beato è colui che ha tutto: una casa, un lavoro sicuro, un conto in banca, una macchina, la possibilità, insomma, di avere una vita senza privazioni, una vita fortunata!

Eppure Gesù ci mette in guardia da questa concezione di “beato”. Allora cosa vuol dire “beato”?

                Sfogliando le pagine della Scrittura ci rendiamo conto che il termine ha un altro significato: l’uomo beato è colui “di integra condotta che cammina nella legge del Signore”; beato è il fedele agli insegnamenti di Dio e Lo cerca con cuore puro. Quindi, “beato”, secondo le Scritture, è colui che ascolta la parola di Dio e cammina seguendo la via giusta, la via del bene, la via di Dio.

                Allora, fortunato, o meglio, “benedetto” non è chi ha “tutto del mondo”, ma chi confida solo in Dio, ovvero ha “tutto del Cielo”. Infatti, solo chi ripone la fiducia nel Signore si apre all’onnipotenza di Dio, sorgente della vita.

Un uomo, siffatto, sarà incapace di ricercare in se stesso o nei suoi averi la propria sicurezza, e la soluzione dei suoi problemi, ma sarà capace di accogliere i doni di Dio, anzi il dono di Dio, Cristo. Ma, “benedetto” è anche l’uomo che sa riconoscere i propri limiti, perché solo scoprendosi finito tenderà all’infinitezza di Dio.

                Sapendo questo, forse più chiaro si fa il messaggio evangelico di oggi. È beato chi è povero, solo perché nella povertà fiorisce il desiderio ardente di Dio. Solo un cuore libero, infatti, è disponibile ad aprirsi all’assoluto di Dio; e Dio provvederà a riempire il niente con il Suo tutto. Per questo quanti si lasceranno riempire da tale Pienezza, saranno doppiamente beati perché la loro fame sarà saziata e il loro pianto consolato. Solo a chi è povero e mendicante della misericordia di Dio, Dio gli concederà la sua salvezza.

                Finora abbiamo parlato in “astratto” dell’uomo “beato”, ma indirettamente abbiamo tracciato un identikit, ricostruito un volto: quello di Cristo. Cristo, dunque, è l’uomo delle Beatitudini, nella misura in cui si è reso povero per amore del primato del Padre e per la salvezza dell’uomo: “Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo…” (Fil 2, 6-7).

                 Ma è soprattutto beato perché ha avuto una sola ansia nella vita, ha cercato una sola sicurezza: quella di camminare nella luce del Padre e di compierne in tutto la volontà. Di conseguenza, quando Gesù proclama le Beatitudini parla di se stesso, presentandosi come modello da imitare, esempio realizzato di uomo veramente beato.

Eppure, le Beatitudini restano ancora un peso insopportabile da portare, una condizione impossibile da realizzare, tanto sono fuori ogni logica terrena, mondana! Ma ogni dubbio e indugio cade se guardiamo il volto di chi ha incarnato le Beatitudini. Infatti, a ben guardare, il volto di Cristo reca le tracce di una esistenza piena, completa, ma anche rigato da lacrime, dolori, sofferenze, e segnato persino dall’ombra della morte.

                In altre parole se Gesù è l’uomo delle Beatitudini, queste portano il segno indelebile di Cristo, cioè il segno della croce. Ma, al contempo, recano in sé anche il segno di una grande speranza: la resurrezione, anticipo per quanti, scegliendo Cristo, accolgono il messaggio delle Beatitudini.

 

Un Dio che ci vuole felici

 

                Ma ancora è difficile capire. E il chiedersi se Dio ami per noi la sofferenza è lecito. In realtà, Dio non si compiace delle sofferenze, della povertà, o delle lacrime, piuttosto Dio ha misericordia per quanti sanno vivere il cammino di fede anche in mezzo a prove difficili della vita, conservando sempre la fedeltà a quell’amore misterioso e incomprensibile che ne guida i passi.

In definitiva, le Beatitudini ci raccontano di un Dio che scommette su coloro sui quali la storia non scommette, sceglie i piccoli, gli affamati, i piangenti, i rifiutati, perché, come avvenne con Adamo, l’uomo nuovo va ricostruito solo partendo da un pugno di polvere. Il miracolo dell’uomo nuovo, infatti, si compie solo quando la ricchezza di Dio si fa incontro alla pochezza dell’uomo. Diversamente, non può esserci storia.

Infatti, quando si crede di avere tutto, si smette di avere bisogno di Dio e allora tutto inevitabilmente inizia a perire. Ecco il senso del “Guai a voi ricchi ”. Non una minaccia, ma una lamentazione. È il rimpianto di Gesù: il mondo non avanzerà per coloro che accumulano in terra, e la terra non fiorirà dalle mani di coloro che sono sazi. Chi è sazio, non crea, si difende. Dalle sue mani fiorirà solo altra fame, altra violenza.

È un appello accorato quello di Gesù, tra l’altro di una attualità disarmante: se si continua a vivere nell’ansia dell’avere, chiusi nell’egoismo del difendere ciò che si ha, la vita non darà alcun frutto. Perciò se vogliamo veramente possedere, impariamo a donare, solo così si può essere veramente felici, solo così potremo veramente essere presenti nel cuore di Dio. Alla fine della vita possiederemo solo ciò che avremo donato.

Ma non dimentichiamoci che la felicità del donare è la stessa felicità di Cristo, e la felicità di Cristo ha sede nella croce. Ne consegue che la beatitudine di chi segue Gesù sulle strade del mondo, sarà fare ciò che Lui fa e vuole, anche se costa fatica e a volte la vita. Perchè donare e sfamare, consolare e accogliere, smascherare l’idolo della ricchezza, porta ad una vita sempre povera, affamata, marginale, eppure, al contempo, sempre ricca, felice, ridente e consolata.

 

Conclusioni

 

                Penso che una frase attribuita a Sant’ Agostino possa sintetizzare al meglio la riflessione di questa domenica: “La gioia che dà il mondo è vanità. La aspettiamo con grande desiderio, ma quando arriva, non riusciamo a trattenerla. La tristezza di chi soffre ingiustamente è meglio della gioia di chi ha commesso iniquita”.

                Ancora un “non senso”, apparente, ma che ci invita a riflettere e a capire meglio. Innanzitutto, dobbiamo renderci conto che la gioia mondana, basata sulle cose, è felicità inconsistente, giacché la delusione che sopraggiunge dopo averla provata è più cocente dell’illusione che produce prima.

Quindi, rendiamoci conto che la felicità, offerta dal mondo, è una meteora: appena la si afferra, subito sfugge di mano. Anzi quanto più la si tiene stretta, tanto più scivola via. Ma la vera gioia non sfugge, essa è perfetta, è infinita e ci supera, per questo la vera gioia risiede in Dio. Infatti, solo in Dio la gioia è eterna, non cede alle barriere del tempo e dello spazio.

                E di questa gioia ne godono gli sconfitti, gli afflitti, i sopraffatti, che non sapranno godere come i vincitori, i prevaricatori, i superbi, ma conoscono bene la serenità lieta dell’anima generosa, onesta, buona che ripone  la coscienza in Dio.               

 

Serena domenica

 

                                                                                                                              Vincenzo Bertolone

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