Viaggi della speranza |
Scritto da R.Caracciolo | |
domenica, 17 gennaio 2010 17:39 | |
Disoccupazione intellettuale, sanità, trasporti: le peripezie del calabrese All’inizio del nuovo anno è opportuna una riflessione sulle condizioni di vita dei calabresi in cerca di occupazione , degli ammalati ospitati nelle strutture ospedaliere e di chi deve affrontare viaggi sulle lunghe tratte.... Il giovane calabrese(soprattutto quello intellettuale) è paragonabile agli immigrati: lascia la sua terra natìa in cerca di condizioni generose che consentano una vita dignitosa e libera dal bisogno. Oggi le mète non sono quelle dei nostri avi; ma le aree del nord Italia dove esistono spazi lavorativi, di solito, scartati dai residenti che ambiscono ad attività più prestigiose (disdegnano, infatti, l’insegnamento o l’impiego parastatale). La lontananza dai luoghi, che, custodiscono tutti gli affetti, provoca nostalgia e rimpianti nonché recriminazioni verso la classe politica che, dalla nascita della Repubblica, non ha saputo creare condizioni di sviluppo provocando, così, la desertificazione umana dei centri urbani dell’entroterra che diventano spettrali... Che dire dell’assistenza sanitaria? La realtà è sotto gli occhi di tutti; la sfiducia regna sovrana. I viaggi della speranza si perpetuano generando immani sacrifici. Non v’è dubbio che esistono anche in Calabria centri di eccellenza diretti da professionisti stimati. La loro attività, tuttavia, spesso è compromessa da strutture fatiscenti che non aiutano il degente. Fermiamo, ad esempio, l’attenzione sull’U.O. di Oncologia del “Mariano Santo” di Cosenza (catalogato “d’eccellenza” per l’alta qualità dei sanitari). Gli ammalati sono ospitati in ambienti che ricordano certi padiglioni del terzo mondo con sei lettini, delimitati da una tenda che dovrebbe garantire la privacy. D’estate si soffoca per la mancanza di condizionatori, mentre d’inverno si rimane esposti a gelidi spifferi che si infiltrano dagli infissi vetusti. Per non dire degli addetti alle pulizie che, senza criterio alcuno, prima dell’alba, invadono le camerate noncuranti dei degenti assopiti che hanno trascorso la notte insonne. L’oncologia è un reparto che suscita apprensione ed angoscia; se non si garantisce un minimo confort, la terapia può essere compromessa con conseguente danno per l’ammalato. La riforma sanitaria, varata 30 anni or sono, ha a base del suo principio attuatore l’ammalato, considerato soggetto cui riservare cura ed attenzione. Detta riforma, soprattutto in certe realtà calabresi, è stata disattesa perché sono prevalsi interessi vari a scapito del povero utente divenuto oggetto del sistema. Nella gran parte dei presidi del nord viene sempre rispettata la persona ricoverata e trattata con cortesia ed umanità. Raffaele Caracciolo |
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