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2009: se non qui, l’inferno dove? PDF Stampa E-mail
Scritto da C.Carnaglia   
venerdì, 08 gennaio 2010 17:41

Carlo Cornaglia
Carlo Cornaglia
Carlo Cornaglia, ingegnere  piemontese, dopo una vita da top manager, decide di sacrificare un po' di sabauda sobrietà per la sua passione: la satira in versi. In diverse pubblicazioni è citata una sua recente opera con la quale  ha messo alla berlina il presidente Berlusconi:   “Biografia satirico-storica di un esule”, che è tutta da leggere e da godere. Non conoscevamo questo arguto poeta, ce lo ha segnalato un assiduo frequentatore del nostro sito il dott. Francesco Doni di Cassano. Nella seconda parte pubblichiamo i versi satirici dal titolo :”2009:se non qui, l’inferno dove?”

2009: se non qui, l’inferno dove?

di Carlo Cornaglia

 

Il consuntivo del duemilanove,
sedicesimo con il Cavaliere,
il peggio fu…e qui ci son le prove.
Di peggio ancora cosa può accadere?

Gennaio. Hanno stuprato una pulzella:
“Non è question di scarsa sicurezza,
il fatto è ch’era forse troppo bella…
Ci vorrebbe un soldato per bellezza,

ma per questo di soldi non ce n’é.
Gli stupri, pur infame delinquenza,
non sono certo colpa del premier,
ma solo segno di troppa avvenenza!”

Febbraio. “Di vedute identità –
afferma il Cavaliere, faccia tosta –
esiste fra me e Vostra Santità!”,
il quale gli sorride per risposta,

senza smentir l’astuta affermazione.
Vedendo quanto il Cavalier lo arrapa,
si può trarre una sola conclusione:
“Berlusconi ha corrotto pure il Papa!”

E’ marzo. Ci propone il Cavaliere
che solo i capigruppo abbiano il voto.
Già in Parlamento le due opposte schiere
non sono state elette, come è noto,

ma scelte fra i fedeli servitori
di capi e segretari di partito.
Un passo ancora e ai poveri elettori
il falso voto pur sarà proibito…

Aprile. Finalmente un cataclisma
col qual si può far bello il Cavaliere:
su L’Aquila si abbatte un forte sisma.
“Aquilan, non c’è nulla da temere,

starete in tenda come in un campeggio
in un bel luogo di villeggiatura
e fra tre mesi verrò qui a passeggio
con tutta la mondial nomenklatura!”

Maggio. La Lario infine si è incazzata
e vuole divorziar dal Presidente…
“Da cronisti bugiardi fu ingannata
Veronica, piuttosto ingenuamente,

se vuol la verità si legga Chi.
Minorenni, per quanto io mi sforzi,
non ne conquisto con quel coso lì,
poiché son duro solo nei divorzi!”

E’ giugno. Ci proiettano un film porno:
a Palazzo Grazioli il Cavaliere
si può veder con tante gnocche attorno,
con poco trucco e gonne corte e nere,

ma dopo un poco, ahimé, ne manca una…
La candidata in Puglia è nel lettone
di Putin, col premier che la importuna:
“A Bari ti prometto l’erezione!”

Luglio. Si tiena a L’Aquila il G8,
il trionfo mondial del Cavaliere.
S’alza un coro di lodi ininterrotto:
“Sa fare lo statista, è il suo mestiere!

Non ha detto ad Obama ch’è un negretto,
non ha toccato il culo alle signore,
non si è portato prostitute a letto,
non si è esibito come cantautore…”

Agosto. Festa della Perdonanza,
la quale, all’improvviso si è dissolta…
Troppe le gnocche e arriva la doglianza
del Cardinal Bertone: “Questa volta

l’hai fatta troppo grossa e Benedetto,
offeso dal tuo fare libertino,
senza perdono, ahimé, ti manda a letto
e senza una battona a te vicino!”

Settembre. Il nostro capo del governo,
nuovamente caimano senza fren,
si crede diventato un Padreterno,
in versione terrena un superman:

“Come premier in centocinquanta anni
di certo il sottoscritto fu il migliore…”
D’accordo, per menzogne, per inganni,
per prese per il culo e per livore.

Ottobre. E’ successo un finimondo:
dicendo che la legge è ugual per tutti
il lodo la Consulta mandò a fondo:
“Son anche i presidenti farabutti!”

“Ognun sa di che pasta sono fatto,
la Consulta è una banda di imbroglioni
e di Napolitano me ne sbatto!
Viva l’Italia! Viva Berlusconi!”

Novembre. E’ l’ora del processo breve,
l’arma finale della gran battaglia
per dir che processare non si deve
un premier pur s’è stato una canaglia.

La legge ad hoc è ormai la diciannove,
Silvio la sfrutterà, verrà bocciata
poiché la Corte, ahimé, non si commuove.
Galera? No, ventesima porcata!

Dicembre, infin. Ferito con un duomo,
il Sire, dal suo letto di dolore,
dolente e incerottato, ma non domo,
critica l’odio e predica l’amore:

“Di questi dì ricordo sol due cose:
l’odio di pochi e l’amor di tanti.
Prometto agli uni e agli altri in grande dose
l’impegno di portare tutti quanti

verso un futuro con la libertà!”
Nasce così il partito dell’Amore,
chi dice “Sì”! è campione di bontà,
chi dice “No!” è un perfido aggressore.

Nel fare il consuntivo al presidente
mi ritorna alla mente la mia mamma:
“Figlio, tu stai studiando poco o niente
per spupazzarti qualche nuova fiamma,

da tempo non fai più la comunione,
alle elezioni vuoi votar Pci
in attesa che la rivoluzione
travolga l’amatissima Dc

ed alla festa a messa non ci vai…
Attenzione, ti aspetta il fuoco eterno,
poiché, se i miei principi tradirai,
andrai nel più profondo dell’inferno!”

Or che vivo nell’era Berlusconi
d’aver deluso mamma son pentito,
per non seguir le sue sante opinioni,
nel più profondo inferno son finito!
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