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Laureato e disoccupato, perchè..? PDF Stampa E-mail
Scritto da L.Marino   
lunedì, 21 settembre 2009 17:59

SFOGO DI UN GIOVANE STANCO DI CERCARE 

disoccupati
Disoccupati a zonzo
La crisi economica ha messo molte nazioni in ginocchio e portato i tassi di disoccupazione a livelli altissimi. Le piccole e medie imprese si sono viste negare prestiti a breve termine da parte degli istituti di credito, rendendo così difficile il proseguimento delle attività. Un fenomeno incalzante, che non poteva evitare di colpire anche l’Italia, una nazione da sempre in precario equilibrio, dovuto anche alla disparità geografica ed alla ricerca costante dei politici che la governano di fare l’interesse proprio e non quello comune. Di certo, non voglio fare polemica sulla classe politica italiana, anche perché ci sono già molti professionisti del settore che ne analizzano con cura le problematiche, ma vorrei parlare di uno dei problemi più antichi del mondo che colpisce giovani e meno giovani: la disoccupazione.
Nell’ultimo semestre, secondo i dati dell’Istat, c’è stato un incremento del tasso di disoccupazione dello 0,9%, con un aumento maggiore nei settori che prevedono contratti a tempo indeterminato. Messi da parte dati e statistiche, seppur per alcuni meno catastrofici del previsto, dobbiamo affermare che in Italia questo fenomeno conserva dentro di sè un’altra problematica, ossia quella delle ”raccomandazioni”.Tempo fa, uno dei giovani politici calabresi, si fece promotore di una campagna contro la “fuga dei cervelli”, sì perché i giovani calabresi che sono andati all’estero per trovar fortuna, sono risultati essere i migliori. Non è un caso che i migliori “chef” siano italiani o che i ricercatori del nostro paese siano i più rinomati e richiesti dalle altre nazioni della comunità europea. Stiamo vivendo un fenomeno dilagante, che porta giovani italiani ad emigrare verso Inghilterra, Spagna o Germania, che sono nazioni che di certo più di noi soffrono la crisi economica, mentre i politici ed i maggiori esponenti delle aziende più grosse d’Italia, si precoccuppano solo di accusarsi e ingiuriarsi a vicenda.Fatto questo, seppur lungo, preambolo, voglio arrivare al nocciolo del problema. Dopo una breve esperienza di lavoro fuori dalla Calabria, mi sono trovato a dover ricercare una nuova posizione lavorativa che mi permettesse di crearmi un futuro migliore, anche fuori dal mio paese natale. Il risultato è davvero incredibile. Pur avendo un curriculum con buone esperienze lavorative ed una laurea, ho viste respinte le mie proposte senza una motivazione. Questo fenomeno, purtroppo, non colpisce solo me, ma anche altri milioni di laureati e non, del centro sud che cercano di farsi strada per avere una prospettiva accettabile. Molte società italiane adottano un principio di assunzione molto strano, quello che personalmente definisco del “passaparola”. Un termine camuffato che in pratica si spiega con la consapevolezza di alcuni giovani di poter lavorare solo se raccomandati da qualcuno interno all’azienda, che si fa garante del futuro assunto. Così, mentre le aziende si sbizzarriscono a mettere su internet annunci di proposte di lavoro e noi giovani ci illudiamo di poter lavorare avere delle possibilità, si scopre che molte aziende di quei curricula cosi pieni di speranza non ne fanno proprio nulla. Per molte di loro conta quanto sei raccomandato e da chi. Un fenomeno vergognoso che tutti cercano di nascondere, ma che ora con la crisi economica si fa ancora più evidente. Sarebbe un bene se le società non dessero ai loro dipendenti il “codice etico”, dove si parla di uguaglianza di diritti e parità di trattamenti, così solo per mostrare un’onestà legislativa, ma bisognerebbe che questi applicassero tali norme, facendo un vero screening dei curricula che ogni giorno arrivano, assumendo chi lo merita.  Credo che il principio su cui si debba basare un’azienda che intenda assumere persone per lavorare sia l’incontro tra chi domanda lavoro e chi lo offre, e che questo debba avvenire non con una ricerca forzata, ma con la consapevolezza che chi offre la propria disponibilità è una persona che vuole lavorare e farsi strada, senza aiuti di comodo e senza presentarsi come il parente di chissà chi..
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