Skip to content

Sibari

Narrow screen resolution Wide screen resolution Increase font size Decrease font size Default font size    Default color brown color green color red color blue color
Advertisement
Vi Trovate: Home arrow Spirito e Fede arrow Vangelo di Domenica 26 Luglio
Skip to content
Vangelo di Domenica 26 Luglio PDF Stampa E-mail
Scritto da +V.Bertolone   
domenica, 26 luglio 2009 06:23
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 6,1-15.
ImageDopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.  Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.
Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei..   Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».
Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.  Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».  Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere».

C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.  Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.  E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto».  Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.  Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!».  Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

 

Meditazione di mons. Vincenzo Bertolone Vescovo di Cassano:

mons Bertolone
mons. Bertolone

XVII Domenica del Tempo Ordinario

26 Luglio 2009

Ricevi, Ringrazia e Dona 

Introduzione

            Nel pieno dell’estate la liturgia della Chiesa sposta la nostra attenzione domenicale dalle pagine del Vangelo di Marco su quelle del Vangelo di Giovanni. Da questa domenica, la diciassettesima del tempo ordinario, e per altre quattro, infatti, ascolteremo il sesto capitolo del quarto Vangelo. È un lungo e vivace dibattito che porta alla ribalta diversi personaggi: la folla, i giudei, il gruppo dei discepoli e gli apostoli. Al centro sta l’identità di Gesù,infatti alla fine del  capitolo arriveremo anche noi a dire con Pietro: “ Tu solo hai parole di vita eterna 

Già domenica scorsa però abbiamo avuto modo di incontrare la folla, e soprattutto, un aspetto dell’identità di Gesù, quello della compassione, attiva: ovvero,  Gesù, commosso vedendo la folla, indifesa, sbandata e stordita, assetata della Parola di Dio, si mette a insegnare, instancabilmente, nella speranza di poter trasmettere le coordinate di un percorso, una chiave di lettura dell’esistenza.

La stessa premura incontriamo anche in questa domenica, in cui al di là del senso strettamente letterale del testo, Gesù si preoccupa della reale fame avvertita dalla folla e si attiva per trovare una soluzione. Ma  Gesù, attraverso il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, con cui inizia il brano del vangelo di Giovanni, intende comunicarci un messaggio   molto più profondo e spirituale. Prese i pani,  rese grazie e li  distribuì: tre verbi che richiamano l’eucaristia. “Segno” della fame dell’uomo che cerca Dio. Desiderio di Dio che accompagna l’uomo tutta la vita finché non riposerà in Lui.  La folla aveva individuato in Gesù Colui che rischiarava la loro esistenza. Noi cerchiamo la felicità nei piaceri, la gioia nei consumi, la tranquillità nei tranquillanti, l’amore nell’egoismo: sto con chi mi piace.

Dunque il brano parla: di dono ricevuto e preso, di benedizione e ringraziamento, di condivisione e donazione. Perfetta sintesi di ciò che fa della nostra vita un Vangelo.

Prendere e ricevere: un ragazzino ha preso con sé una bisaccia con dentro cinque pani e due pesci, è poco per poter sfamare tanta gente, basta a mala pena per lui. Eppure ciò che ha ricevutolo mette a disposizione di Gesù, glielo affida con un atto di fiducioso abbandono.

Benedizione e ringraziamento: è l’atto che compie Gesù quando riceve quel poco; Egli lascia che agisca la forza dell’amore la sola che possa moltiplicare il poco ricevuto. Condivisione e donazione: è quando il dono, ricevuto e trasformato nelle mani di Gesù, viene messo a disposizione di molti, viene condiviso. Allora la condivisione acquista il sapore cristiano della donazione gratuita; una donazione che coinvolge tutto, l’intera vita, la quale come respiro non si può trattenere, né accumulare, ma solo donare. Così il “dare”, cede il posto al “darsi”, e quando è stato dato tutto di sé, solo allora si ha diritto agli “avanzi”, ovvero a quella “abbondanza” che dà significato alla vita. Del resto “più siamo capaci di donarci, più la nostra vita si colma di senso” (H.Hesse). 

Il pane: dono da ricevere

Il miracolo ha inizio da cinque pani e due pesci racchiusi nella bisaccia di un ragazzo. Egli li mostra all’apostolo Andrea, Andrea lo dice a Gesù, e Gesù li prende. Il ragazzino con il suo gesto, spontaneo e libero da calcoli d’interesse (se do quel poco che ho rischio di restarne senza anche io), fornisce il lievito della moltiplicazione, è lui che compie per primo il miracolo, lancia un messaggio: dà tutto ciò che hai, rischia la tua fame, perché sai in Chi riponi la tua fiducia.

Qualcuno potrebbe accusarlo di ingenuità, di essere un sognatore, un inesperto della vita, di non farsi bene i conti in tasca, ma è proprio questo totale disinteresse nel curare i propri interessi, questa disarmante semplicità a renderlo fiducioso, a fargli seguire una intuizione del cuore, piuttosto che un calcolo razionale e premeditato: il “poco” ricevuto sarebbe niente se tenuto nascosto nella bisaccia, ma diventerà molto se messo nelle mani di Gesù. 

 Questa intuizione  innesca la spirale prodigiosa della condivisione: fermento di Dio capace di elevare la vita. E di fatto la vita si innalza, si libera dalla schiavitù dell’interesse e frantuma il nucleo del proprio egoismo, e nelle mani di Gesù accetta di farsi dono, diventando sacramento del Suo amore per tutti.

Si chiarisce così una parte del messaggio che il miracolo intende comunicarci: è necessario spezzarsi, non “dare”, ma “darsi”, perché sia vera condivisione cristiana, e solo chi dà via libera al cuore giunge a questa verità. I cristiani perciò devono imparare una sapienza che non ha nulla a che fare con la matematica, la statistica e l’economia, è la sapienza del cuore che fa diventare l’individuo lievito e frumento di un Pane che già è presente sulla terra. Gesù ha bisogno di persone così “formate” pronte a darsi totalmente, a spendersi senza riserve, a spogliarsi completamente. Dunque, non esperti che offrono soluzioni, ma di “ingenui” che si offrono come soluzioni. 

Il pane: quel dono da donare

Si è offerto come soluzione il ragazzino  con il suo “poco”, che nel donare ha creduto e seguito la logica di Cristo: il dono produce abbondanza. Ciò sembrerebbe inverosimile, sovverte la logica comune di “mercato”. Ma, il punto di partenza verso l’impossibile non è ciò che si ha, o che si riesce a possedere, ma ciò di cui ci si priva, ciò che si dona. Infatti, solo privandosi anche del poco che si possiede, alla fine ci saranno gli “avanzi”; e saranno “avanzi” speciali, di quelli che arricchiscono di senso la vita e sono inesauribili. L’amore moltiplica il poco che offriamo.

Perciò il miracolo operato da Gesù davanti a tanta gente è il miracolo della condivisone, non del superfluo, ma di quello che si ha, di quello che si è, di quello che si sa. È un mettere in gioco tutto di sé: risorse materiali, risorse intellettive, risorse affettive e spirituali.

Certo, questa totale espropriazione di sé fa paura, ma per superala non occorre il coraggio, piuttosto la fiducia e l’abbandono: ovvero, lasciare che tutto quanto c’è stato dato, passi nelle mani di Gesù, perché operi il miracolo. Saranno poi le Sue mani a spezzare, condividere, distribuire; saranno le Sue mani a moltiplicare l’amore fino all’avanzo, alla sovrabbondanza, all’eccesso.

Così formati alla scuola del Maestro, impariamo a ricevere e riconoscere i doni che ci sono stati dati, e ringraziamo e benediciamo Dio per questo; e ingraziamolo e benediciamolo, donando quanto da Lui abbiamo ricevuto, perché ciò che ci fa veramente ricchi è proprio ciò che abbiamo saputo donare: alla fine della vita possiederemo solo ciò che avremo donato generosamente e gratuitamente. 

Conclusioni

Questa logica del dono è il semplice segreto della saggezza di tutte le epoche: arricchisce ciò di cui ci si priva; mentre impoverisce e debilita ciò che si possiede e si acquista, morbosamente. In un aforisma sull’amore si legge  “…la suprema saggezza dice che non sono il potere né la proprietà né la conoscenza a rendere felici, ma esclusivamente l’amore. Ogni altruismo, ogni rinuncia dettata dall’amore, ogni compassione attiva, ogni donazione di sé sembra uno spreco, una privazione, e invece è un arricchimento e una crescita, ed è l’unica via che conduca in avanti e verso l’alto” (H. Hesse). Lasciamo che la Sapienza del Vangelo guidi i nostri passi nella vita e illumini le nostre scelte, solo così arriveremo veramente in alto. E non temiamo quando il mondo ci giudicherà degli ingenui e dei sognatori, perché sappiamo a Chi abbiamo affidato quanto abbiamo ricevuto; e benediciamo e ringraziamo Dio per tutto ciò che ci ha dato, sapendo che per essere felici non dobbiamo custodirlo o accumularlo, ma, amando, donarlo.   Signore dà il pane a chi ha fame e dona fame di cose grandi a chi è sazio di solo pane. Amen. 

Serena domenica 

+Vincenzo Bertolone

 

< Precedente   Prossimo >