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Spigolature letterarie PDF Stampa E-mail
Scritto da da "Il foglio volante"   
lunedì, 29 giugno 2009 07:06
Gabriele D’Annunzio e i cammelli  - Gabriele D’Annunzio(1863-1938), durante il suo soggiorno in terra toscana – in cui trovò, nel 1903, ispirazione Imageper le poesie di “Alcyone”, nello splendore della «grande Estate, delizia grande tra l’alpe e il mare» – aveva riguardato, non senza stupore, alcuni cammelli che vivevano lungo il litorale pisano, portati lí per «qual mai novo caso», dalle loro zone bruciate dal sole («dall’immensa Asia o dall’Africa usta»).Come bestie da soma, facevano continuamente la spola tra le boscaglie estese lungo il corso dell’Arno, e la marina.Il poeta li rappresenta mentre, carichi delle fascine di rami tagliati, vanno lenti e silenziosi nell’afa soffocante dei sentieri, dove fanno scricchiolare le pigne e le foglie risecchite.«Passano per la macchia / ...sí gravi e tristi e muti!» Non li conduce un bèrbero, ma un bifolco toscano, che rivolge loro le stesse voci di stimolo, usate da sempre, nei campi, verso i tardi buoi.

Appena giunti sul lido, i caramelli si accasciano, quasi stessero per esalare l’ultimo respiro. Per far deporre le fascine, si piegano sui ginocchi, con un grido soffocato. Poi sbadigliano e, nello spalancare la bocca, lasciano vedere l’aspra dentatura giallastra – e il palato violaceo; dalla gola vien su un borbottío discontinuo. Hanno le molli labbra che tremolano; i bruni occhi, che paiono come spenti, lacrimano; quegli occhi che avevano già rispecchiato il deserto e i palmizi.Poi i cammelli si rialzano e vanno per un altro carico; trascinano lunghe corde, che pendono da un fianco.D’Annunzio ha provato – e ce lo ha trasmesso – un senso di pena, mista a pietà, nell’osservare i gibbosi animali, «grandi esuli» dal loro ambiente.Il poeta ha visto nei «deformi somieri», l’immagine dolorosa, antica, quanto il mondo, d’ogni essere vivente, oppresso e affranto sulla faccia della Terra. Franco Orlandini

Il menu e i determinativi - Un menu che mi è capitato di recente fra le mani, in un ristorante raffinato: “Il Composé di Salumi”, “Il Soffritto D’Agnello”, “Le Lasagnette all’Affumicata di Bufala”, “Le Fettuccine”, “Il Filetto”, ecc. ecc. fino a “Le Fragole con Gelato” e “Il Dolce”; poi: “Lo Spumante”, “Il Vino Rosso Aglianico”, Il Vino Bianco Falanghina”, “L’Acqua Lete e Prata”, ecc. Non parliamo delle maiuscole usate senza risparmio. Ma perché tutte le vivande e tutte le bevande sono precedute dall’articolo determinativo?Non hanno servito “fettuccine”, ma “Le Fettuccine”, cioè fettuccine uniche e irripetibili. Ma allora quelle che avevo mangiano qualche giorno prima che cos’erano? Non sono state servite fragole con gelato, ma “Le Fragole con gelato”, per cui al di fuori di quelle non ce ne sono altre. Non è stato servito spumante, ma “Lo Spumante”: solo quello è spumante, tutti gli altri si possono buttare.  Ma a che serve quest’enfatizzazione? Forse a far sembrare piú di lusso il ristorante e piú importante l’avventore? Magari bastassero le parole!  Amerigo Iannaccone

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