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Vangelo di domenica 7 giugno PDF Stampa E-mail
Scritto da +V.Bertolone   
sabato, 06 giugno 2009 12:35

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 28,16-20.
ImageGli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato.
Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano.
E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.
Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo,
insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». 

(Segue il commento di mons. Bertolone, vescovo di Cassano)

Santissima Trinità

7 giugno 2009 

Introduzione 

A coronamento del mistero pasquale, oggi la Chiesa ci fa meditare non su un evento della storia della salvezza, ma sul mistero della vita intima di Dio uno-trino per noi sorgente di grazia e di bene.Ci viene chiesto di aprire gli occhi e di rivolgerli alla contemplazione del mistero della SS. Trinità anziché tenerli bassi e socchiusi.Per quanto insondabile questo mistero Uno e Trino non è assolutamente lontano da noi. Infatti Dio è rivelato da Gesù con il volto di un Padre misericordioso, generatore di vita, che dà sicurezza, che porta nel cuore il volto dei propri figli, per i quali agisce e si sacrifica, riponendovi tutta la sua fiducia e tutte le sue speranze di futuro.                

Non è lontano da noi Dio, perché è Padre ed essendo noi suoi figli, è inevitabile che Egli viva in noi, sia presente in ogni cellula del nostro corpo. Come Lui è in noi, noi siamo in Lui, piantati nella sua divinità come un albero nella terra, che non teme venti e tempeste, e finché avrà radici salde godrà lunga vita.La fede nella SS. Trinità differenzia i cristiani dagli Ebrei e dai Musulmani. Essi credono - come noi - in un unico Dio, ma non credono che in Dio ci sono tre persone perché non riconoscono che Gesù è Dio, e non accettano il vangelo ove Gesù parla dello Spirito Santo. Noi crediamo in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo e nello stesso tempo crediamo che queste sono tre Persone di un solo Dio, unico nella natura e nell’essenza. Ma cosa più straordinaria, differenza senza paragoni, incredibile paradosso: la Trinità è dentro di noi e noi viviamo in Essa. In noi, infatti, non è presente solo il Figlio, ma con Lui è presente il Padre e lo Spirito Santo e il nostro parlare, agire è sempre nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. È in nome delle Tre Persone in Una che siamo stati battezzati, che abbiamo ricevuto la nostra identità, per cui la nostra essenza ha l’impronta di questo mistero trinitario. Nel senso della teologia cristiana, mistero non significa un enigma di difficile soluzione, bensì verità che supera la capacità conoscitiva dello spirito finito di cui siamo dotati noi esseri umani.E per questo motivo il mistero non rappresenta un insulto alla ragione: vi si accede con una immersione totale e costante nella verità di Dio, la cui profondità è intelligibile, tramite la costante ricerca. “Il mistero cristiano non è un muro ove la nostra intelligenza si infrange ma un mare ove la nostra intelligenza si perde” (G. Thibon). “Il mistero non è un muro, ma un orizzonte. Il mistero non è una mortificazione dell'intelligenza, ma uno spazio immenso, che Dio offre alla nostra sete di verità” (A. De Saint-Èxupery). E infine è il Mistero trinitario a spingerci alla comunione, alla condivisione, alla necessità di rendere partecipe altri dell’incredibile amore, della dolce fragilità, della possente forza che ciascuno racchiude dentro di sé e vive in pienezza. Vivere di Dio               

 Noi non potremmo mai “possedere”, “catturare”, “capire” Dio, in quanto il nostro intelletto è inadatto a contenerLo, a incasellarLo. Prima di “capirlo”, tuttavia, è nostro preciso compito “vivere” di Lui. Del resto è questo il senso delle ultime parole di Gesù: il battezzare nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo (cfr. Mt 28,19) non è altro che un immergersi nel mistero trinitario ad un tempo gioioso e sofferente in quanto Dio ci dà tutto per la nostra felicità attraverso la croce, il sacrificio di sé. Così noi riusciamo a immergerci completamente e quotidianamente in questo mistero. Siamo stati battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: perciò siamo immersi nelle Tre Persone divine. Nel nome del Padre, cuore che pulsa nel cuore del mondo; nel nome della fragilità del Figlio, morto nella carne; nel nome della forza dello Spirito, che lo risuscita. Allora la Trinità viene a significare che la vita di Dio non può essere estranea né alla fragilità della carne né alla forza della vita; né al dolore dell’uomo né alla sua felicità. La Trinità prende tutto di noi e diventa in noi e con noi storia concreta, affidata a vasi di creta che avvertono il peso della loro piccolezza e spesso dubitano, ma si lasciano anche invadere e abbracciare da questo profondo mistero d’Amore: “Tu vedi la Trinità se vedi la Carità: perché i Tre sono l'Amante, l'Amato e l'Amore” (Sant'Agostino).  

In questa spirale Dio ci attira e noi ci lasciamo catturare. Del resto non può avvenire diversamente: non si può opporre resistenza ad un Dio che è Padre misericordioso, eterno Amante, che non ha mai lasciato soli i suoi figli. Non si possono voltare le spalle a Cristo, Figlio amato dal Padre, che a sua volta ama la creatura fino a dare la propria vita per essa. E, infine, come rifiutare l’azione travolgente dello Spirito Santo, Amore in azione? È per la sua forza che le nostre menti e il nostro cuore colgono Dio e vivono di Lui.    In caso di dubbio, basterà riflettere a quel segno, spesso fatto distrattamente, che ci contraddistingue come credenti. Esso manifesta e testimonia il nostro appartenere al mistero trinitario, rivela la nostra identità: il segno della croce, con il quale ricordiamo i due misteri principali della fede: Unità e Trinità di Dio.A questo proposito mi piace citare Romano Guardini: “Quando fai il segno di croce, fallo bene. Non rattrappito, così affrettato[1], tale che nessuno capisce cosa debba significare. No, un ampio segno di croce[2] cioè lento, dalla fronte al petto, da una spalla all'altra. Senti come ti abbraccia tutto? Raccogliti dunque bene; raccogli in quel segno tutti i pensieri, tutto l'animo tuo... Ti avvolge interamente, corpo ed anima, ti consacra, ti santifica: pensiero e volontà, senso e sentimento; agire e patire, tutto ti viene irrobustito, segnato e consacrato nella forza di Cristo, nel nome di Dio Uno e Trino”.  Il segno trinitario nella quotidianità               

Ora che abbiamo riflettuto sull’effettivo significato del segno di croce, sono certo che d’ora in avanti lo ripeteremo con tutta la partecipazione e la profondità che gli si addice. Quel segno tracciato sulla fronte, sul petto e sulle scapole ci deve ricordare la nostra identità, la missione della nostra vita e la nostra prassi quotidiana.            

    La presenza della Santissima Trinità in noi non è una giacca da indossare o da sfilare, ma è la nostra essenza, il sigillo di appartenenza alla “grande famiglia di Dio”, che ci rende capaci di vedere nel volto di ogni uomo un fratello da amare e perciò da aiutare, da comprendere per crescere insieme nella lode e nella gloria di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.          Attraverso il segno della croce riusciamo anche a riscoprire la nostra vocazione di mandati: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”(Mt 28,19-20). Attenzione però, il nostro non è un semplice insegnamento: non insegniamo contenuti, ma insegniamo ad osservare, a vivere tutto ciò che Gesù ci comanda. In sintesi noi dobbiamo mostrare come il Vangelo si fa vita. Altro è trasmettere nozioni e ordini, altro è trasmettere vita, valori, energia, indicare strade per vivere in pienezza. Si deve in definitiva mostrare come si fa ad amare. Del resto tutto ciò che Gesù ci ha rivelato del Padre è amore. 

Conclusioni               

È meraviglioso accorgersi che in questo percorso scopriamo la prossimità di Dio – nella presenza del Figlio e nell’azione dello Spirito – senza condizioni, anche quando ci assale il dubbio di non essere in grado di insegnare nulla a nessuno. Coraggio! saremo consolati, rinvigoriti per proseguire il cammino. È una Presenza che cresce, inizio di eternità e anima di comunione.

                La Trinità intera è dunque dentro di noi fin dall’origine; in noi creati non semplicemente ad immagine di Dio, ma ad immagine della Trinità: di un Padre che è fonte di vita, di un Figlio che ci innamora, di uno Spirito Santo che riempie di presenze comunionali le nostre solitudini.



[1] Come le persone semplici che subito dopo il segno della croce si baciano con affettazione, l’indice della destra, come quinto movimento del segno di croce (del tutto arbitrario) e come se quel dito piegato ad uncino fosse improvvisamente diventato una immagine sacra o una reliquia.

[2] Come lo fanno i nostri fratelli Ortodossi.

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