Calabria Infame |
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Scritto da Nicola Zitara | |
sabato, 30 maggio 2009 06:58 | |
![]() prof.Nicola Zitara Ma questo è il riquadro più o meno tardivo di un disonorevole evento di cronaca. Il servizio televisivo è invece centrato sui dipendenti licenziati, che rivendicano il lavoro. La scena ha messo in primo piano tre o quattro signore ben vestite e ben coperte che imprecano a gola spiegata contro un'entità non identificata (forse il governo, forse la Asl) che le ha lasciate senza lavoro e senza stipendio. Lavoro e stipendi. Circa il mancato pagamento degli stipendi non ho dubbi. Ho invece molti dubbi circa il lavoro. In generale, siamo di fronte, forse, al più grave fra i problemi che affliggono il Sud italiano. Un tema non ignoto alla saggistica corrente, ma scarsamente divulgato in conseguenza di una mal riposta carità di patria meridionale. La modernizzazione dei servizi pubblici nelle regioni meridionali (tutte) ha sbattuto il muso contro un esercito del lavoro culturalmente conforme all'arretratezza culturale complessiva e al generale sottosviluppo delle strutture produttive. Ora c'è da osservare che dove la modernizzazione è stata ed è guidata (pretesa) da un padrone privato, il lavoratore si adegua più o meno spontaneamente. Dove il padrone privato non c'è stato e non c'è, l'impegno a operare sarebbe dovuto arrivare dallo spirito di servizio degli operatori o quantomeno dalle capacità di chi dirigeva. Così è avvenuto e avviene nelle società precedentemente sviluppate, dove la cultura del servizio pubblico non è scesa dal cielo, come la pioggia, ma si è formata intorno alla produzione di fabbrica, alla disciplina del lavoro collettivo e al civismo delle associazioni sindacali. Cosa è successo (e succede) invece da noi? Dove non c'è il padrone, che prende lavoro da chi è pagato per farlo, cioè nell'impiego pubblico, il sistema normativo che effettivamente s'impone è quello dell'individualismo contadino e della rapacità del capraio. Esiste il cielo, amico o nemico, esiste la terra, amica o nemica, esistono anche gli altri, ma se non sono considerati espressamente dei nemici, sono comunque delle cose. Famiglia, amicizia, servilismo. Quel che occorrerebbe difetta, è mancato, mancherà. Chiunque abbia trascorso cinque minuti in una corsia dei nostri ospedali sa che la brutta bestia con cui è costretto ha incontrarsi senza l'intercessione di Dio e dei Santi, che s'invocano quando si è ammalati e che in un modo o nell'altro rispondono alle preghiere della carne debole, sono gli infermieri e in genere gli impiegati. Questo marciume è stato coperto dall'elettoralismo. Chi doveva parlare - amministratori, sindaci, deputati, e non solo loro - ha taciuto per comprare a costo altrui un gruzzolo di voti. Non so se il mio giudizio è giusto, ma debbo dire con franchezza che la scena dei dipendenti del Papa Giovanni che ottengono il supporto della televisione per essere riassunti al lavoro mi ha profondamente mortificato. Quella gente ha visto e ha taciuto. Forse è stata indifferente di fronte alle sofferenze o forse del tutto crudele. Quando Cristo era fermo a Eboli, bene o male e per quel che potevamo, eravamo un popolo cristiano. Adesso che il blocco civile è rimosso, l'idea del Cielo è completamente svanita. So bene che non spetta a me dire quel che si deve o non si deve fare. Tuttavia voglio essere arrogante. Due cose: - I procuratori della Repubblica facciano un passo indietro e i carabinieri un passo avanti. - Chi viene assunto in un pubblico servizio, a cominciare dai bidelli delle scuole e dai fattorini del Comune, è tenuto a fare il tirocinio di un anno in un paese di cultura germanica. |
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